UMBERTO SABA
Una poesia “sportiva”. Notevole il gioco di asso-consonanze e rime.
GOAL
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro terra cela
la faccia, a non veder l’amara luce.
Il compagno in ginocchio che l’induce
con parole e con mano, a rilevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La folla- unita ebrezza – par trabocchi
nel campo. Intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti come questo belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è dato, sotto il cielo, di vedere.
Presso la rete inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la persona vi è rimasta sola.
La sua gioia si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della festa – egli dice – anch’io son parte.
6 risposte
Bellissima poesia oltretutto molto originale. Saba è stato uno dei miei grandi amori della maturità quando cioè sono riuscita a leggere di questo autore poesie diverse da quelle proposte dalle antologie scolastiche, poesie che essendo brutte non ritrovo più in internet. Non so adesso, ma ai miei tempi, questi libri erano tutti uguali qualunque fosse chi li aveva curati proponendo sempre gli stessi autori e di questi gli stessi testi, insomma sembravano – nessuno escluso – fatti con lo stampino del batik.
Né aiutavano i professori mai impegnati a sottolineare la bellezza di un verso, la sua musicalità o altro inerente la vera poesia, ma soltanto qualche inesattezza del testo come la famosa upupa del Foscolo. Insomma chi scrive poesie si è inoltrato su questa strada da autodidatta. Non lamentiamoci quindi se le canzoni di Sanremo sono lo zero assoluto, sono frutto non solo dei tempi attuali ma anche passati.
Ah, questa è fantastica…!!è una delle poesie dei tempi della scuola che ricordo davvero con piacere. A livello personale non mi interesso del ” pallone”, so riconoscere solo quando uno fa goal…e lì finisce tutta la mia ” cultura” sul calcio, ma per quel poco che posso vedere, mi pare che il calcio di oggi sia lontano dalla purezza di questo quadro. Non so se anche allora girassero tanti quattrini come oggi o no, comunque mi pare che ora sui campi di calcio ci sia gente che non guarda tanto per il sottile e a far male agli altri ci spende quanto sputar per terra. In questa poesia c’è lo spirito dello sport vero, così come lo vive l’anima dei giovani quando è tutta impeto e passione “pulita”, non sporcata dall’interesse; l’atmosfera è senza violenza, arde di una passione che è gioia da condividere come fratelli , nell’aria volano baci mandati da lontano che scaldano il cuore anche a noi lettori. Credo che anche oggi ci sia in fondo al cuore dei ragazzi questa passione sincera…i giovani sono giovani in tutte le epoche e quando cominciano sui campetti della loro cittadina, lo fanno solo per passione, sognano un posto in una grande squadra solo per l’onore di indossare quella maglia in un campo grande, un campo “vero” e con tanta gente. E’ un sogno innocente e pulito. E’ quando li adocchia qualche esperto ” volpone” che l’interesse dei ” grandi” li contamina, li trascina, e appena entrano nel giro e sentono l’odore dei quattrini, subito sotto la pelle serpeggia il veleno dell’interesse. Bellissima poesia, che ti trascina nell’atmosfera, che ti fa partecipe e fa intuire cosa sia la passione per lo sport, quello vero, anche ad una come me che dello sport non sa proprio che farsene.
Saba è stato uno dei miei preferiti. Qui riporto una breve composizione, dai suoi versi ispirata. Mi scuso del breve commento ma non sto troppo bene. Un caro saluto a tutti
Il bimbo solo
(Quasi un ricalco da: La capra, di Umberto Saba)
Ho parlato ad un bimbo.
Era solo per via, era affamato.
Per il freddo tremava.
Quel brivido ho sentito come mio,
ed ho tremato anch’io.
Al suo piccolo cuore una carezza.
Un po’ di pane,
alla sua eterna fame.
Una goccia d’amore
nel mare del dolore.
Un bel testo poetico. Nudo e vero.
Quattro i protagonisti di questa poetica cronaca sportiva: la folla in delirio, il goleador festeggiato dai compagni e i due portieri, uno costernato e l’altro al settimo cielo.
Il tutto in tre strofe di endecasillabi sciolti, di grande valenza rappresentativa.
Ma, lo sappiamo, Saba è un maestro di narrazione poetica.
La poesia che ci ha offerto Lido è anch’essa una di quelle che davvero mi sono rimaste nel cuore. E’ un po’ come La capra, sì…il senso dell’universalità del dolore che nulla risparmia. In definitiva è uguale anche il ” soggetto” nel senso che sia la capra che il bimbo sono creature indifese e tutti quelli che sono deboli e indifesi vanno protetti, sempre, finché ci è possibile. L’uomo è fin troppo impegnato a fare del male ai suoi simili ed a se stesso…perlomeno gli innocenti, che già la vita colpisce con certe malattie, non debbano soffrire anche per colpa nostra. Si muore senza pane e si muore senza affetto e questo vale per tutti, e soprattutto per le creature più fragili. Mi viene in mente quella mamma che ha lasciato morire di stenti la sua bambina per andarsene sei giorni in giro con il ” fidanzato”…mi cheto ché è meglio…