JOHANN PAUL FRIEDRICH RICHTER
I VECCHI
Mettete pure i vecchi in
un letto soffice e caldo,
e lasciateli ben godere,
perché non possono altro;
e donate loro
nel dicembre
della vita e nelle loro
lunghe notti feste natalizie
e
alberi di Natale:
sono anch’essi fanciulli,
fanciulli che crescono all’indietro.
Johann Paul Friedrich Richter
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È un circoloo, che si chiude con il ritorno ai bisogni semplici e fondamentali delle prime luci della vita. Un pensiero che nel mio piccolo ho tentato anch’io di tradurre. Qui lo riporto in questo sonetto:
I vecchi
Sulle facce dei vecchi sta scolpita
d’ogni giorno la traccia e la memoria,
traspare più serena e affievolita
la giovinezza antica e la sua gloria.
Sono volti segnati dalla vita
che v’ha inciso per sempre la sua storia:
su ogni ruga, ogni macchia, ogni ferita,
un segno di sconfitta o di vittoria.
Nel silenzio ristanno le parole
che risvegliano i sogni nel profondo
pria che, geloso, non li rubi il sole.
Hanno per mano un bambinello biondo
che ancor si nutre di novelle e fole,
sconosciuto alle lacrime del mondo.
Bella poesia ma scritta, presumo, dall’Autore da giovane. I vecchi non amano poltrire a letto, non amano alberi di Natale e feste natalizie, che anzi tutto ciò li intristisce sempre di più, ma sono davvero “fanciulli che crescono all’indietro”.