Johann Paul Friedrich Richter, I vecchi

JOHANN PAUL FRIEDRICH RICHTER

I VECCHI

Mettete pure i vecchi in
un letto soffice e caldo,
e lasciateli ben godere,
perché non possono altro;
e donate loro
nel dicembre
della vita e nelle loro
lunghe notti feste natalizie
e
alberi di Natale:
sono anch’essi fanciulli,
fanciulli che crescono all’indietro.

Johann Paul Friedrich Richter

***

 

 

 

 

 

 

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2 risposte

  1. È un circoloo, che si chiude con il ritorno ai bisogni semplici e fondamentali delle prime luci della vita. Un pensiero che nel mio piccolo ho tentato anch’io di tradurre. Qui lo riporto in questo sonetto:

    I vecchi

    Sulle facce dei vecchi sta scolpita
    d’ogni giorno la traccia e la memoria,
    traspare più serena e affievolita
    la giovinezza antica e la sua gloria.

    Sono volti segnati dalla vita
    che v’ha inciso per sempre la sua storia:
    su ogni ruga, ogni macchia, ogni ferita,
    un segno di sconfitta o di vittoria.

    Nel silenzio ristanno le parole
    che risvegliano i sogni nel profondo
    pria che, geloso, non li rubi il sole.

    Hanno per mano un bambinello biondo
    che ancor si nutre di novelle e fole,
    sconosciuto alle lacrime del mondo.

  2. Bella poesia ma scritta, presumo, dall’Autore da giovane. I vecchi non amano poltrire a letto, non amano alberi di Natale e feste natalizie, che anzi tutto ciò li intristisce sempre di più, ma sono davvero “fanciulli che crescono all’indietro”.

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