“Glosse alla vita” augura un felice Natale
a collaboratori, amici e lettori.
Anchise Picchi (1911-2007) “Sera di Natale sul Ponte Mediceo a Collesalvetti” – pastelli colorati su cartone.
SCRITTI NATALIZI
*
Cantata di Natale
(due sestine di senari a rime baciate )
Restare lontano
è legge di Urano.
Cospicue distanze,
deluse speranze,
l’acerrimo viatico
dell’animo erratico.
Un’umile culla,
di poco o di nulla,
sarà ricettacolo
d’un cuore bambino.
Il vero miracolo
è stare vicino.
Luciano Domenighini
*
Natale
Tutti se nasce ignudi, e pe un momento
nun ce sta diferenza fra un porello
che je toccherà un bove e un somarello
e chi ciavrà pelliccia e paravento.
Tutti se nasce santi, e già ‘sto evento
me basta a dì che ogn’omo m’è fratello
tanto più che ciavemo ‘sto fardello:
de campà sotto ar segno der “Memento”.*
Nun ce stamo in eterno su ‘sta tera,
ma ognuno quer che pianta lo raccoje.
E pe Natale che je frega ar Fio
che oggi t’impimpi e preghi infino a sera,
se tutto l’anno fai ‘ndo coje coje!
Natale ha da esse sempre, amico mio!
Lidia Guerrieri
*
Vigilia di Natale
Vigilia di Natale, il pettirosso
fa il bagno dentro l’acqua della gronda
ed i colombi saziano la fame
con i semi caduti giù dagli olmi.
Sembran felici con i frulli d’ali
e il becchettare avido ed ingordo.
Io sono invece assorta a preparare
il cenone ed il pranzo di Natale:
taglio verdure, carni, a rosolare
metto il soffritto, aggiungo la conserva
allo stracotto che da ieri bolle.
Assaggio ancora, mescolo, trituro,
d’ogni pietanza ne correggo il sale
come conviene ad una cuoca esperta.
Ma quanti gli invitanti, quanti, quanti?
Ho preparato tutto, son contenta
ma non ho voglia poi di apparecchiare.
Davanti alla TV or mi riposo
e presa da stanchezza mi addormento.
Mi sveglio che è passata mezzanotte:
scaldar la cena adesso non conviene
e vado a letto come sempre sola
ma anche senza aver mangiato niente.
Carla Baroni
*
Natale
Crepita e ondeggia il fuoco nel camino,
il fumo fugge avvolto verso il cielo,
svanire è stato sempre il suo destino,
lasciare in basso i mesti sassi e il gelo.
Nel caldo buono della grande stanza
aria di festa antica ritrovata,
un via vai di regali, un’abbondanza
che non guarisce l’anima malata.
Brindisi e abbracci, sí, ma torme d’ombre
si aggirano tra i suoni della festa,
sostano mute, dolorose, ingombre
d’una tristezza che si fa più mesta.
È Natale di sangue in Terrasanta,
mentre nasce Gesù nella capanna.
Dell’odio sale su la malapianta
e tanti bimbi avvinghia e li condanna.
Ed in Ucraina ancora, a noi vicino,
la neve è rossa per l’infame guerra:
la maledetta furia di un Caino
tornata truce a insanguinar la terra.
O povero Natale lacerato,
persi ricordi di un’età migliore,
ti abbiamo ormai corrotto e avvelenato,
coperto di regali… e di dolore.
Lido Pacciardi
*
Fanciullezza
Poi fu penombra in un luogo leggero
con grandi candidi vecchi, le lunghe
barbe che nel carminio delle labbra
muovevano parole. In scuri scranni
quiete parole di fuoco parlavano,
scolpivano l’aria redenta.
Le raccoglievano volte absidali
cui s’appendevano musiche e incensi.
Sono patriarchi, disse
una voce planata sulle teste
dei presenti, venuti dalla Bibbia.
E giacquero silenzi tra vertigini
di nuvole intraviste dal rosone.
Veniva poi la neve di dicembre
che arrossava ginocchi con geloni
e allora nunzi gloriosi soffiavano
fulgidi in trombe d’oro ( e già fuggiva
il portatore ribelle di luce
davanti a un tenue bimbo appena nato)
e testardi fin su greppi deserti
intorno alla capanna pur sonavano;
e talvolta per cambiare agguantavano
comete per la coda, le donavano
a fanciulli curiosi, trepidanti
ed infine felici.
Pasquale Balestriere
(da Il luogo, il tempo- Epifania di un viaggio)
*
Nell’orbita dei sogni
Miei cari,
vi scrivo per comunicarvi che presto tornerò a farvi visita. Confesso di non aver mai dimenticato l’emozione del nostro primo incontro, la magia dei paesaggi e delle passeggiate al chiaro di luna, l’interesse dimostratomi e l’importanza attribuita alle mie evoluzioni.
Stanotte ho fatto un sogno. Non meravigliatevi! Accade anche a me di dover strofinare i desideri sulla superficie ruvida della realtà. In fondo, se ci pensate, i sogni possono essere paragonati a dei fiammiferi: alcuni bruciano in fretta rischiando di provocare ustioni, altri sono così fragili da spezzarsi al primo tentativo di accensione, ce ne sono altri invece che si rivelano scintille, luminosi a tal punto da avviare il motore di tutti i viaggi.
Ed eccomi qui, infatti, sulla scia del sogno che ora vado a raccontarvi, decisa a dare un nuovo impulso al mio vagare e a ripercorrere il viaggio che per voi, allora, segnò l’inizio di una nuova era.
Transitavo tranquilla all’interno della Via Lattea, quando ho avvertito una forza misteriosa esercitare su di me un’incredibile attrazione. Ho cercato invano di resistergli, di rallentare l’imprevista accelerazione e di recuperare la normale velocità di crociera, ma la corrente gravitazionale era fortissima e ben presto mi ha risucchiata.
Ero in orbita intorno al Sole e cominciavo già ad ambientarmi, quando, in prossimità dell’ultimo anello di Saturno, sono stata investita da una pioggia di meteoriti che ha deviato la mia traiettoria e anticipato di diversi anni il mio passaggio accanto alla Terra.
Giunta in prossimità dell’atmosfera, ho visto la mia chioma crescere e riflettersi luminosa nell’azzurro del mare. Una miriade di raggi argentei rimbalzava sullo specchio d’acqua, illuminando il cielo a giorno.
Guardandomi intorno ho intravisto sagome di angeli confondersi con il candore delle nubi, sembravano sentinelle appostate intorno al pianeta. Per un attimo ho perso l’orientamento. E mentre cercavo un punto di riferimento per riprendere il cammino nel senso giusto, ho rivolto lo sguardo verso la terra, tra le case e la gente, ed è stato allora che ho compreso il perché della presenza degli angeli.
Dall’alto scoprivo un paesaggio incantato: luci e calore, suoni ed emozione. Era evidente la gioia per l’attesa. In ogni casa, nelle piazze, e persino nelle vetrine dei negozi, ovunque insomma, c’era una capanna di pastori, un rifugio di fortuna per Giuseppe, Maria e il Bambinello. Sembrava un’immagine riflessa in mille specchi, un caleidoscopio che combinava colori, dimensioni e paesaggi. Persino le comparse si cambiavano d’abito e di posto, ruotando intorno al nucleo delle case. La scena, invece, era la stessa, incisa tra le mura di pietra, sulla terra battuta, tra i fili di paglia e le povere cose; una Natività impressa nei ricordi che si manifestava nel desiderio di interpretarla, ognuno a suo modo, senza alterarne il senso.
Mi è bastato poco per comprendere quanto fosse divenuto importante il messaggio consegnato a suo tempo: gli esseri viventi esprimevano l’urgenza di un cambiamento, la necessità di una guida, l’avvento di una luce che contrastasse l’oscurità.
Allo scoccare della mezzanotte si è levato un canto, saliva come la marea per raggiungere le vette più alte.
Investita da quell’onda emozionale, ho pensato di far crescere la meraviglia e di premiare la fede inviando un segno che fosse di buon auspicio per tutta l’umanità. Così ho disciolto la chioma in tanti filamenti sottili che il vento ha disseminato leggeri tutt’intorno come fossero fiocchi di neve. Posandosi, ciascuno di quei filamenti, lasciava scoccare delle scintille che avevano il potere di rianimare i personaggi dei presepi, quasi avessero sincronizzato gli orologi per svegliarsi e intraprendere tutti insieme il viaggio di ritorno attraverso il tempo.
Mai sogno fu più bello!
Al risveglio ho ritrovato in me il desiderio di riannunciare alla Terra l’evento atteso.
Ora sono in viaggio, e a breve sfiorerò l’atmosfera terrestre. So bene quanto sia improbabile che il sogno fatto stanotte si realizzi. È passato tanto tempo e temo che laggiù mi abbiano dimenticata. Ma non importa. A me basta sapervi in attesa, ansiosi tutti e tre, come allora, di seguire la traiettoria e la formazione della mia coda.
A voi lascerò il compito di individuare il punto di sosta e di rendere omaggio al Nascituro. A voi, miei cari Magi, il piacere d’interpretare la scia, affinché sia dato un significato nuovo al mio prossimo passaggio.
Per sempre vostra,
la Cometa di Betlemme.
Assunta Spedicato
4 risposte
Questa silloge sul Natale di diversi autori mostra come possa essere sentito, vissuto e trasmesso il messaggio che la ricorrenza di questo giorno porta con sé. Non si sfugge alla magia del Natale – o almeno non si sfuggiva in passato quando la sua venuta non era legata quasi esclusivamente ad una furia consumistica che oggi ne oscura e ne altera il più autentico significato. Per quanto mi riguarda lo ritrovo nei miei ricordi lontani, nei miei desideri di bimbo per un trastullo tanto desiderato; lo ritrovo in una intimità familiare – quando ancora c’erano tutti… – che riscaldava il cuore, nel suono festoso delle campane a mezzanotte, in tante altre piccole cose che, almeno per un breve tempo, mitigavano e addolcivano le difficoltà della vita. E l’aria natalizia restava allora intorno per un discreto lasso di tempo, fino alla Befana, a colorare un sogno. Auguri di Buon Natale a tutti noi del Blog e a tutti coloro che hanno la bontà di leggerci.
Una più bella dell’altra queste poesie 🙂 Abbracci a tutti voi, amici 🙂 In quante maniere viene visto e cantato, quante emozioni suscita ancora il Natale! Anche se sappiamo che Natale è “l’adattamento ” della festa pagana in cui si celebrava il Sole invitto e si accendevano luci e si stava allegri per non pensare al buio e al freddo dell’Inverno , anche se sappiamo che fissare a questo giorno la nascita di Cristo fu una delle scelte compiute dalla nascente chiesa cristiana per attirare i pagani, anche se Natale oggi è soprattutto la festa dei commercianti e delle ” tavolate”… avvertiamo lo stesso il suo incanto. E’ umano, ed è bello ritrovarsi con la famiglia, sorridere della gioia dei nostri bambini e ricordare quando eravamo piccoli noi e non vedevamo l’ora di scartare i regali e di vedere l’albero che allora di solito era “vero ” . C’è tutto un patrimonio di memorie dolci e dolenti che ogni anno si riscopre: la nostalgia per i familiari che non ci sono più, l’eco dell’atmosfera di allora, quando di tutto eravamo contenti e avevamo davanti una vita intera, lunghissima, infinita … e Natale era davvero il giorno dei ” miracoli” : il miracolo di una tavola ricca nella miseria che di solito circolava, dell’arrivo di parenti che a volte vedevamo una sola volta l’anno…Natale è la nostra ingenuità perduta, è il passato che torna, con le sue promesse, con le sue speranze, …e per questo sarà sempre un gran giorno 🙂
La ricorrenza del Natale non è evento che passa inosservato. Per nessuno, credente, agnostico, ateo; perché Natale è storia, oltre che elemento fondante, principio e causa del cristianesimo.
E muove sentimenti in tutti. Diversi, certo, come mostrano gli scritti di questa pagina.
Questo mio Natale è stato quieto
senza un suono, una scritta, un alberello
pieno di luci a celebrare il lieto
ritorno in terra del Santo Bambinello.
E poi, come Ungaretti, sono stata
“con le quattro capriole di fumo”
di una buccia d’arancia ch’è bruciata
lasciando tutt’intorno un buon profumo.