GIUSEPPE TOMASI
DI LAMPEDUSA
da “Il Gattopardo”: La morte del Principe
“Doveva aver avuto un’altra sincope perché si accorse a un tratto di esser disteso sul letto: qualcuno gli teneva il polso: dalla finestra il riflesso spietato del mare lo accecava; nella camera si udiva un sibilo: era il suo rantolo ma non lo sapeva; attorno vi era una piccola folla, un gruppo di persone estranee che lo guardavano fisso con un’espressione impaurita: via via li riconobbe: Tancredi, Concetta, Angelica, Francesco-Paolo, Carolina, Fabrizietto; chi gli teneva il polso era il dottor Cataliotti; credette di sorridere a questo per dargli il benvenuto ma nessuno poté accorgersene: tutti, tranne Concetta, piangevano; anche Tancredi che diceva: “Zio, zione caro!”
Fra il gruppetto ad un tratto si fece largo una giovane signora: snella, con un vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, con un cappellino di paglia ornato da un velo a pallottoline che non riusciva a nascondere la maliosa avvenenza del volto. Insinuava una manina inguantata di camoscio fra un gomito e l’altro dei piangenti, si scusava, si avvicinava. Era lei, la creatura bramata da sempre che veniva a prenderlo: strano che così giovane com’era si fosse arresa a lui; l’ora della partenza del treno doveva esser vicina. Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad esser posseduta, gli apparve più bella di come mai l’avesse intravista negli spazi stellari.
Il fragore del mare si placò del tutto.”
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
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Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Palermo 1896 – Roma 1957) fu narratore e saggista. Cugino del poeta Lucio Piccolo (presente in questo blog con alcuni componimenti), partecipò come volontario alla prima guerra mondiale, interrompendo gli studi di giurisprudenza. Il suo capolavoro -Il Gattopardo-, rifiutato da vari editori fu pubblicato postumo, nel 1958, presso Feltrinelli, ottenendo nel 1959 il Premio Strega.
3 risposte
Caro il mio amico necrofilo, non potresti postare qualcosa di più allegro, anche se in questo caso la morte è trattata con molta leggerezza e non è particolarmente rattristante?
Il Gattopardo mi fa ricordare Giorgio Bassani che fu colui che, come consulente editoriale della Feltrinelli, fece pubblicare il romanzo rifiutato da molte case editrici. Ed è un merito grandissimo.
Bassani era persona che non si dava arie, salutava sempre gentilmente anche se non ci eravamo mai parlati, seguito a breve distanza dalla sua Portia, altra persona che voleva passare inosservata. Ritornava puntualmente a Ferrara ogni anno per il Premio Estense, si sedeva a Teatro non nelle primissime file quasi ignorato dalla “fauna circense” che popola la manifestazione: tutte persone che sgomitano per un po’ di notorietà. E ce l’ho molto con i figli dello scrittore che adesso non perdono occasione per farsi belli di cotanto padre quando invece poi l’hanno fatto immensamente soffrire nell’ultimo periodo della sua vita tentando di farlo interdire.
Per alcuni la morte è un’accompagnatrice discreta, per molti una furia scatenata, per tutti la signora che ci prenderà per mano e ci accompagnerà oltre confine. Questa descritta da Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo celebre romanzo è una fanciulla avvenente e leggera che porta la pace. Completamente diversa da quella che in questi tristi tempi opera nei vari mattatoi del mondo. Una descrizione come quella di questo romanzo, oggi, non sarebbe appropriata. Non viene nel silenzio ed in punta di piedi, non vista e con la sua lampada accesa – per ricordare Pascoli – ma con l’urlo osceno delle sirene e delle bombe
In poche trasognate righe, l’autore narra la morte del Principe come una sorta di convocazione galante. La personificazione dell’evento conclusivo della vita avviene tramite una donna fascinosa, giovane, elegante, avvenente. La morte è rappresentata come un’atto seduttivo. Vengono in mente le Sirene di Ulisse. Ma qui non c’è ricordo né futuro, non c’è dolore né astuzia,tutto accade in un clima sospeso, magico, ineluttabile. Direi fatale. Inutile impaurirsi, vano rammaricarsi. Le cose accadono perché devono accadere.
Ecco, è forse proprio la fatalità, in questo episodio così ben rappresentata, il motivo conduttore e la chiave di lettura di questo fortunato romanzo.