LUCIANO DOMENIGHINI
Per le notizie biobibliografiche si veda il post del 24 novembre 2022
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AMORE E ASTRONOMIA
Lucenti gli occhi azzurri tuoi profondi
accolgono lo sguardo mio d’amore
intanto che miriadi di mondi
vanno infrenati a un infinito albore.
E mentre esplode tutto l’universo
e il bel pianeta va dove chissà,
io qui mi trovo nei tuoi occhi perso
sognando un soldo di felicità.
(Metro: due quartine di endecasillabi a rime alternate.)
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INCOMUNICABILITÀ
Porgermi scampo dalla solitudine
acerba non potrà la moltitudine:
metà di quella ha un’altra cognizione
e l’altra mezza m’è in competizione.
Perciò il mio ciglio lungo tempo pianse,
per questo invoco amor che un dì mi tanse.
(Metro: sestina di endecasillabi a rime baciate.)
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EPIGRAMMA COLLETTIVO
Fede, ragione, senso ed ideale
mandano l’uomo ai Settimi Cieli
malgrado il proprio stato di animale
spaurito e ignaro dietro tali veli.
(Metro: quartina di endecasillabi a rima alternata.)
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LASCITO
Lascerò mille e mille domande
come un cielo notturno stellato,
come anela un bambino insaziato
presso un desco di fresche vivande.
(Metro: quartina di decasillabi a rima incrociata.)
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I CINQUE MOTORI DEL MONDO
Cinque peccati guidano il mondo,
in lungo e in largo, da cima a fondo:
Amore fonte d’ogni delizia,
Invidia specchio della giustizia,
bianca Paura che tutto fugge,
Odio tenace che tutto strugge
e infine l’empito che in capo sta:
l’irriducibile Curiosità.
(Metro: ottava di doppi quinari a rime baciate.)
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UMANITA’
Liberi spiriti, cuori in catene,
numeri d’opera di risa e pianti,
tacita recita di controscene,
musica comica di controcanti.
(Metro: quartina di doppi quinari a rima alternata.)
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DISTANZE
Me presso è il mondo che mi seduce,
piccola cosa ciò che è disperso.
M’appare il borgo come universo,
le stelle fisse grani di luce.
(Metro: quartina di doppi quinari a rime incrociate.)
Luciano Domenighini
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9 risposte
Luciano ha la capacità di presentare e far vivere tutta una scena, spesso tutto un spazio di esperieze, sentimenti e cose, con la sapida e sintetica rapidità dell’aforisma e della gnome. Ma lungi dal presentarsi come la riduzione a semplice sentenza o massima, queste perfette perle lucidissime, prodotte dalla fantasia, dalla inventiva e dalla grande capacità compositiva della penna di Luciano rifulgono della loro intensità poetica, nella unitarietà e nella profondità di un indiscusso, particolarissimo, personale lirismo. Poche suggestive parole, pochi versi, che descrivono e costruiscono un intero mondo.
La poesia di Domenighini ha tutti i requisiti che io cerco in un poeta: è limpida nel messaggio, accurata nel lessico, armoniosa nel ritmo. Per dire molto in pochi versi il poeta sceglie con cura le parole più dense di significato, più precise e più chiare…basti per tutte ” Umanità”…spiriti liberi, cuori in catene”.. e così via…. ogni parola ha il suo motivo di essere, è scelta per la sua funzione e non poteva essere che quella. C’è un lavoro più lungo in questo che in certe poesie di varie stanze costellate di termini banali, di infiniti e di altre rime di primo livello. In pochi versi Domenighini ti parla d’amore, di solitudine, di incomunicabilità, dell’ uomo con le sue paure, le sue aspirazioni, le sue pecche. Non a tutti riesce farlo in una manciata di parole e ci sta che ci sia chi lo invidia per questo. Non io ; sarebbe impossibile per me perché l’ammirazione supera lo stadio di ogni invidia. C’è, in questi versi, un’anima che, pur vedendo le colpe del mondo, ha pietà per questo essere ” spaurito e ignaro” di fronte alla vita e ai suoi misteri, combattuto tra fede e ragione, sostanzialmente monade, una creatura che, nonostante tutte le sue mancanze, è comunque sempre in cerca di affetto per scaldarsi il cuore e di conoscenza per nutrire la mente. Versi, quelli di Domenighini, che sempre ci arricchiscono senza stancarci ed annoiarci.
Non voglio diffondermi – lo hanno fatto, e bene, Lido e Lidia- in riflessioni critiche sulla poesia di Domenighini, della quale apprezzo, le illuminazioni, la brevitas, la sostanza e la sapienza metrico-ritmica. Voglio invece, a proposito di quest’ultima dote, richiamare l’attenzione del lettore sul componimento “I cinque motori del mondo” che si propone in doppi quinari, con ritmo piano nei primi sei versi e in entrambi gli elementi di ogni verso. Il tocco magistrale, la pointe metrica sta negli ultimi due versi (7° e 8°) , dove i primi emistichi (quinari) sono sdruccioli, i secondi, invece, tronchi. Questa variatio, a mio parere, è una vera e propria pointe ritmica che potenzia e scolpisce l’effetto gnomico di per sé già evidente nei versi precedenti e sortisce un explicit che -con il linguaggio della musica- potrebbe definirsi “in levare”.
Ringrazio Lidia e Lido per i commenti generosissimi e te Pasquale per l’acuta osservazione metrica.
L’impiego delle sdrucciole spesso mi intriga: nella quartina “Umanità” il primo emistichio di ogni verso è addirittura firmato da due sdrucciole.
Sì, è vero…Luciano ha un notevole senso del ritmo e anche qui dimostra di saperlo gestire più che bene. In questa poesia in particolare”, la musicalità si basa su un alternarsi di dattili e giambi. Hai giustamente evidenziato lo “ scivolare diverso” della voce negli ultimi due col primo emistichio sdrucciolo e il secondo tronco. Il ritmo dattilico è praticamente presente ovunque ( tranne nel secondo verso che è tutto giambico) di solito sotto forma di dipodia catalettica e a volte la sillaba in catalessi del verso di sopra forma con la prima sillaba del giambo del verso seguente un altro dattilo e questo rende la lettura più continua e fluida.
Ma il “ colpo di ala”, come hai ben notato, è proprio in fondo
e infine l’empito che in capo sta
l’irriducibile Curiosità
ecco…in questi due ultimi versi c’è un ritmo particolare, molto piacevole : Un “ allungarsi” all’orecchio del primo emistichio grazie proprio alla sdrucciola e poi, a fine verso, quella tronca “ a sorpresa”…il tutto produce un effetto sonoro che dà proprio il senso della “ conclusione”.
Caro Luciano, già in passato ti ho espresso la mia grande ammirazione per la forma rapida, scherzosa, incisiva di porti. Fare sorridere è molto più difficile di far piangere o perlomeno commuovere, esprimere un concetto in modo sintetico è molto più difficile che usando un profluvio di parole. Complimenti!
È bello, Carla, che tu abbia colto e apprezzato l’aspetto giocoso delle mie strofe e te ne ringrazio di cuore.
Una sorte singolare mi ha portato a scrivere in questo modo e forse sarà quella stessa sorte che un domani mi porterà a non scrivere più. Sarà come sarà.
Un tempo non scrivevo così ma cercavo di enfatizzare, di ampliare, di caricare, di accumulare, di complicare il verso, credendo in tal modo di avvicinarmi alla vera poesia.
Poi ho capito che tutti questi erano errori e che è meglio imparare a togliere se si vuole che resti quello che vale la pena di esser detto.
Ecco un magnifico esempio di come ci si possa divertire con la poesia, anzi, con la metrica. E senza trascurare il significato. Ho trovato molto interessanti i componimenti proposti, li ho letti più volte divertendomi anch’io a seguire col dito trama e ordito. C’è sempre qualcosa da imparare, e di ciò ringrazio l’autore.
Proprio così Assunta. Per me la poesia è un passatempo, un gioco verbale. Cercando il più possibile di rispettare e di risparmiare la parola.
Insomma, quello che dico è un pretesto, un’occasione per come dirlo.