LIDO PACCIARDI
Per le notizie biobibliografiche si veda il post del 17 novembre 2022.
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La musica del mare
Quando parlano i morti all’imbrunire
ai tremanti cipressi sulla via
e il tempo va, e par non mai finire,
ed una scheggia di malinconia
tutto ferisce e copre di passato,
rimane solo un tacito morire,
stupore d’esser nato.
Pastore un dì di nuvole e di sogni
d’un giovanile evaporato incanto,
senza progetti mai, senza bisogni,
allo specchio compiuto della sera
una gran quiete mi posava accanto
dopo un’ansia di vivere più vera:
ora mi resta il pianto.
Là stanno mute le mie tante storie:
uno scorrere d’acque ombrate d’oro,
indistinte sembianze di memorie
a una lontana foce. Questo sento
ancora un poco, e tutto l’altro ignoro:
foglie disperse, e l’anima del vento.
Nascosto ho il mio tesoro.
Nel balenio del sole sopra i fieni
così quel tempo, qualche volta, appare
men crudi i giorni a rendere e sereni.
E l’animo rinato è una conchiglia
ove, se ascolto, quel fragore ondare
odo sfuggente. Un battito di ciglia,
la musica del mare.
*
Rondini
Rondini in volo segnano di croci
il cielo a primavera.
Son monachelle garrule, veloci,
in saettante schiera.
Un balenio di guizzi nell’azzurro
la gioia dell’ultim’ora.
Poi tutto svanirà dentro un sussurro
d’un altro sogno ancora.
Ruotano stelle per ignote strade
fuggenti dall’inverno;
tremanti a terra l’immature biade
nel lor pregare eterno.
Un nuovo sole sorgerà domani,
un sole visto mai;
un nuovo giorno avrò tra le mie mani,
per te, se lo vorrai.
E torneranno in volo ali instancate
di questa primavera;
memorie di carezze mai scordate,
a consolar la sera.
*
Il gabbiano
Alto nel cielo azzurro, nel mattino,
con l’ali bianche, vidi
un gabbiano disperso, pellegrino:
riconobbi i suoi gridi.
Su per l’aria sospeso era il lamento
per la perduta via,
un accorato pianto dentro il vento,
la sua malinconia.
Ed io salii con lui sopra l’abisso
frugando nel passato,
per ritrovar certezze, un punto fisso
di ciò ch’era già stato.
Ma tutto era fuggito; era deserto
il volo al mio migrare.
Tutto mi fu negato, nell’incerto
andare verso il mare.
*
Si sciolgono pensieri…
Si sciolgono pensieri
nel tardo risostare
lungo l’antica riva;
ed era solo ieri.
Un garrulo giocare
entro cerchi di sole
di un’età fresca e viva:
rimpianto che non duole.
L’aria, là, rifioriva
al bianco della neve;
silente si vestiva
d’una allegrezza lieve.
Furono i primi moti
che aprirono il mio cuore:
ancor, da là, remoti,
mi parlano d’amore.
Perduto senza meta in un sussurro,
di rosa e di celeste,
il tuo sorriso era un tremore d’acque,
mentre brilli cadevano d’azzurro
sulla distesa agreste,
dove il tuo corpo giacque
sull’erba che fu solo la tua veste.
E gocciolava l’alba in mezzo ai rami;
il gemito di greggi era d’avviso
sulle rughe dei piani, a piè del monte.
Brillavano ricami
di rugiadose perle alla tua fronte,
lacrime sul tuo viso.
S’accendevano lampi di rossori
tra il profumo dei prati in mezzo ai fiori.
Da me lontana sei dolce compagna,
ma la malinconia
dei tuoi begli occhi ancora m’accompagna,
mi invita sulla via
in un fiorire fragile di pianto.
Dentro il silenzio ubiquo dei colori
noi sognavamo l’uno all’altra accanto.
Taceva già assopita la campagna
nel vaporare lento delle sere.
Ancor fiorisce il canto
di remote appassite primavere.
Lido Pacciardi
10 risposte
Tutta immersa nell’incanto dei ritmi e delle rime la poesia di Lido, tutta protesa a una narrazione palmare, esposta, lampante, del tutto immune a elucubrazioni criptiche, a ermetismi nebulosi.
Tutta sospinta da un possente, traboccante anelito affettivo.
I mezzi del linguaggio poetico sono ragguardevoli e non di rado fanno riferimento a modelli illustri: Pascoli in primis, e poi Leopardi.
Nella quarta lirica proposta da Pasquale ci si imbatte anche in una semicitazione foscoliana (” dove il tuo corpo giacque”).
Caro Luciano, ringraziarti… è poco. Lo sai. Ma la tua stima è per me importante, poiché reciprocamente e sinceramente ricambiata. Un caro saluto. Il libro è in stampa.
Caro Lido, prima di tutto buon compleanno: cento di questi giorni in buona salute e con tanta serenità. Per il resto lo sai che sono una tua ammiratrice incondizionata sia per la forma delle tue poesie così fluide nella metrica perfetta, sia per i contenuti pervasi sempre da uno struggente filo di malinconia stemperato, però, dall’accettazione cristiana di ciò che il destino ti ha riservato. Il tutto, infine, accompagnato da immagini suggestive mai banali. Non ti dico neanche “bravo” perché il tuo talento è un dono di Dio.
Carissima Carla, ti ringrazio di cuore per gli auguri. Gli anni corrono e le troppe primavere pesano sempre di più. Vorrei respirare ancora l’aria di un tempo, ma devo limitarmi a guardare …il cielo. Ed è già molto. Non posso non sperimentare una traccia di pessimismo, poiché le condizioni possono solo peggiorare. Tu puoi bene capirmi. Il tuo apprezzamento per i miei versi è un regalo che completa ed arricchisce i sinceri auguri che mi hai fatto. Te ne sono grato. Un sincero abbraccio…
Se non ha ritmo e armonia la poesia di Pacciardi …non ce l’ha nessuno. Nei suoi versi si fondono cultura, saggezza, contemplazione della natura, memorie. Versi che vibrano di emozioni genuine, di dolcezza, di rimpianto, di tristezza, di speranza. E nulla è posa, ma tutto nasce dal cuore. Voglio dire una cosa che potrebbe attirarmi l’ira di qualcuno e premetto che ” francamente me ne infischio”; io dico quel che penso. M’è venuta in mente ora la famosa ” La pioggia nel pineto” …ma quanto sarà stata lodata questa poesia!! Fino alla nausea…è bella? E non mi si chieda di definire il concetto di bellezza perché non lo so fare e non lo sa fare nessuno anche se di chiacchieroni ce ne sono tanti…diciamo che è scritta bene. Questo nessuno lo nega. Però non c’è nemmeno l’ombra della semplice, immediata, spontanea , sincera, genuina, vibrante contemplazione che si trova nei versi di Pacciardi…dove là c’è artificio qui c’è verità, c’è la reale emozione di chi è stato davvero a contatto con la natura e ha ascoltato il vibrare dei rami e il canto degli uccelli e non le chiacchiere dei salotti. Interessanti certe formule rimiche che nascono dall’inventiva e dal senso musicale di questo poeta che ha, fra l’altro, il gran dono di non annoiare mai.
Mi ero dimenticata…tanti auguriiiii!!!
Immerso in impegni agricoli, arrivo in ritardo per gli auguri che, comunque, erompono ex imo corde: Buon compleanno, caro Lido, e che la poesia -compagna gentile- continui ad offrirsi a te e, attraverso di te, a noi come canto sincero e armonioso.
Come Pasquale che ci ospita, come Luciano e Carla, anche tu, cara Lidia, sei una sincera amica “virtuale”: da tempo ormai.
Non mi stupisce, perciò, la tua benevolenza nei confronti di questi miei versi. Mi lascia perplesso e mi spiazza il confronto con il Vate della parola, del prestigiatore infaticabile del lessema, dell’inventore di assonanze e allitterazioni: insomma di un forgiatore e cesellatore dello scrivere, che ha praticamente stregato il Novecento.
Non credo di volare così alto, ma naturalmente sarei un ipocrita se non ammettessi il mio piacere nel leggerti.
I miei versi derivano – come hai ben detto – da una lunghissima, costante frequentazione della natura, a diretto contatto con il bosco (anche di notte. Con la luna tutto rivive, si trasforma, muta…), il fiume, il mare. Chi non ha sentito il canto d’amore di un usignolo nel silenzio solenne della campagna, il bubolare lontano di un gufo, il fruscio misterioso del vento che vibra tra le foglie o il tap-tap di una lepre in amore o il richiamo dolente di una volpe che cerca i piccoli nati, non può capire pienamente. E chi, nei giorni dorati d’estate non ha inalato il profumo delle spighe mature, o non ha ascoltato e visto il canto altissimo dei gruccioni e osservato i loro colori smaglianti folgorati da un raggio di sole… non può capire. Potrei continuare… ma io ho vissuto di questo, mi sono deliziato coi profumi e gli odori della terra bagnata dalla pioggia, dell’aspro sentore della molletta del fiume in piena, mi sono sorpreso e immedesimato nell’ascesa altissima dell’allodola nell’alba o sono rimasto estasiato, letteralmente, ad ascoltare il coro dei ritmi delle foglie gocciolanti dopo una burrasca improvvisa… Non sono e non sono mai stato un San Francesco, neppure in miniatura, ma certe sensazioni si sono impresse dentro di me, con me si sono legate, come un marchio di fabbrica. Ecco perché – forse ricorsivamente – ritorno sempre a quella splendente giovinezza, a quella voglia di vita, a quell’infanzia libera e felice che mi ha segnato per sempre. È il mio tesoro che ora, in questa mia condizione di infermità, mi consola e mi rattrista.
I giovani di oggi – molti di oggi – chiusi e fermi dinanzi a un cellulare o ad un pc, restano impigliati in una virtualità che, all’apparenza, è comoda e facile, anche suggestiva a volte, ma che li priva e li isola da una natura che ancora vive e procede, accettando a scatola chiusa, in una omologazione spersonalizzante, i prodotti del marketing offerti con sottile ed invadente interesse.
Nei miei versi il rapporto con la terra, con lo scorrere delle stagioni e del tempo, con una esistenza fatta di fatiche, di gioie, di dolore e di sogni è il principale motivo del loro esistere. Nel miracolo sempre misterioso, affascinante e nuovo di un seme gettato nel solco.
Grazie Lidia, grazie Pasquale. Grazie ancora a tutti voi.
Caro Pasquale, grazie e ancora grazie per i tuoi graditissimi auguri e per la tua squisita gentilezza. Il lavoro dei campi e delle vigne è il più nobile: faticoso e gratificante. Buon raccolto.
La bella poesia è una carezza sul cuore che docilmente ti porta dove vuole, senza insistere. Il ritmo costante fa da guida al sentimento puro, mostrando itinerari a volte esplorati, altre volte temuti. Il senso è limpido, a dispetto delle nuvole, e il rimpianto espresso dal poeta ha sì tale leggerezza che, come egli stesso scrive, non duole. Un aspetto, questo, che ho tanto apprezzato.
Grazie, Assunta, del positivo commrnto che coglie con acutezza il modo e il senso dei miei versi. Vivere è anche soffrire, irrimediabilmente. Ma anche – e soprattutto – il dolore può essere un incitamento ed una spinta a tentare di metabolizzarlo con la poesia. Grazie ancora.