ASSUNTA SPEDICATO
Nata a Bisceglie, Assunta Spedicato consegue il diploma di maturità tecnica finanziandosi col suo stesso lavoro, in quanto orfana di padre dall’età di 14 anni. Nonostante l’ambiente familiare ostile, coltiva segretamente la passione per la poesia, fino a trovare consensi grazie alla partecipazione a premi letterari nazionali. Diversi i riconoscimenti conseguiti finora.
Dopo l’opera prima Dedalo in luce (MonteGrappa Edizioni, Roma 2014), nel 2017 la poetessa pubblica la sua seconda silloge Ubriaco di vita i miei giorni in qualità di vincitrice del 1° Premio alla terza edizione del Premio letterario nazionale Casinò di Sanremo “Antonio Semeria”. Nel 2023 “Rivista Letteraria”, diretta da Giuseppe Amalfitano, le conferisce il 1° premio per la poesia al 28° Premio letterario “Maria Francesca Iacono” e le pubblica la silloge Come la luna. Dal 2018 è coordinatrice del Premio letterario internazionale Napoli Cultural Classic, giunto alla XVIII edizione. Negli ultimi anni, inoltre, ha fatto parte del Comitato Editoriale Libri nel Borgo Antico, festival letterario organizzato dall’Associazione Borgo Antico di Bisceglie e collabora in qualità di giurata in diversi premi, tra questi il Concorso “Trieste… Invito alla Poesia” indetto dall’Associazione Poesia e Solidarietà di Trieste.
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Di questa poesia più di ogni cosa convince la felicità delle immagini che spesso si coniuga con un’acuta capacità di osservazione e di registrazione, non priva di un’assorta propensione alla riflessione. E tutto ciò trova fondamento e piena realizzazione in un tessuto linguistico denso, pacato, fecondo. (P. B.)
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SOLITUDINE
La unisco a dolce e salato
la volto e la rigiro nel piatto
vi affondo posate d’argento
mestoli di fantasie nel brodo del silenzio
eppure in sostanza non cambia
la solitudine è sempre la stessa
lo stesso predominante sapore
per colazione, a pranzo e per cena.
A capo o a piedi
seduta al divano o distesa sul letto
con lenzuola per ogni stagione
con pioggia e sole a dar loro colore
coi venti a mitigare le stanze
a spifferare parole dal taglio nel legno
ma il freddo nell’aria non sale mai alto
e col tempo la solitudine ghiaccia
passano gli anni, e non si lascia condire
se non ti lascia dormire ne perdi il tepore
e arrivi a voltarti e a girarti nel piatto
ad affondare come un tozzo raffermo
nei giorni sconfitti da vuoto e paure.
A volte, la solitudine è un letto da lasciare intatto.
Ogni tanto la si dovrebbe tradire
per tornare ad amarla soltanto.
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FUTURA
Se straniera tu venissi domani
a chiedermi la storia, il conto
della flora e della fauna, dei passi
certi e suburbani, dei campi
di battaglia e degli argini di pace
se pure all’istante mi chiedessi
ben poco saprei restituire.
Sono nato per fare e consumare
per flettere e solcare. Son qui
nell’imprevisto che mi cade
a umanizzare la scommessa
come prima han fatto altri
e come altri non so quantificare
lo sconfino. Non ha misura il danno
sui naturali cicli della vita.
E temo il triste giorno in cui stanca
ti capovolgerai. Per quel giorno
ci vorrà pensata una preghiera
che sbrogli il tempo e in altro senso
lo riavvolga. Serve ora un altro tema
la formula enunciata del teorema
che al prossimo risolva l’equazione
e non ti faccia scivolare infante
dal braccio che ti concepisce ancora.
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COME LA LUNA
(al figlio)
Per me potresti essere un pianeta
visibile nel palco regale delle sere d’estate
come un diamante incastonato
nell’argento dell’attesa
prima che s’apra il sipario
e della notte inizi la commedia
saresti punto di ritorno, per me
la luce
ancoraggio d’un disegno
sul foglio word del mio racconto,
copertina d’un sogno che all’alba
si richiude, dolcemente spiegazzata
per te, l’idea
di me che sono incognita, polvere
di gesso nel perimetro di un’equazione,
parentesi sul passato da risolvere
e che ancora espande una distanza
per me, un tempo incalcolabile.
Chiudo gli occhi per posare
gli orizzonti sul cuscino, dormire
sul progetto accantonato. Per me
che m’accontento di saperti in orbita felice
è lecito sognare ad ogni tua comparsa
e brillare di riflesso, come la luna.
Lirica vincitrice del Premio Maria Francesca Iacono 2023. Di seguito la motivazione della Giuria:
Un canto d’amore puro, sincero, totale, in cui la figura diletta, che abita vaghe e indeterminate dimensioni , assume la funzione di “punto di ritorno”, di “luce” verso cui tende lo spirito poetante fino annullarvisi e a “brillare di riflesso, come la luna”. Di questa intensa e fascinosa composizione convince in modo particolare l’assetto complessivo, cioè l’abito verbale, sintattico, metrico e ritmico in cui s’incarna, fondendosi in unità inscindibile, l’essenza più profonda del momento poetico.
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GRANELLI D’AMORE
Ho atteso che la notte mi srotolasse
per scortare parole d’oltre cielo
e sentire drenata la mia ombra
al soffice librare di una stella
tra i buchi neri del sonno rarefatto
immaginavo malcapitate traiettorie
svanire risucchiate coi detriti ancora in caldo
poi bruciare, e alimentare la luce d’altri giorni
potessi staccarmi dalle ossa
recuperare il dono della particella
e fluttuare a riscrivere nel sangue
il gene di piastrine in espansione
sapessi levitare con le maree
a premiare il sacrificio della luna
e guadagnare il perdono dei pianeti,
il canto unitario delle costellazioni
e se a desiderare con lo sguardo
ci fossi tu dall’altra parte
darei scrittura nella notte
all’improvvisazione di una scia
e non sarebbe vago il senso
di questo nostro umano frantumare
notti e giorni, rocce intere
in granelli d’amore nell’oblio del deserto.
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IN UN CORPO SOLO
(Dedicato ad Ada Negri)
Voce che mi chiami, forse
in me distingui fiori che non so
se come ape ti posi leggera
e in vena m’impollini poesia
in sogno mi accompagni per inferni e paradisi
di giorno mi prepari al salto di ostacoli e fossi
solo a sera mi accarezzi materna, m’incoraggi
ad ascoltare e a cullare le bimbe che eravamo.
Voce che mi appari, ruvida quando serve
tu sola sai dei miei tormenti, di come viaggiano
e di quant’acqua levano dal pozzo. Tu sai
con quale ombra arrivare a scuotermi nel vivo
mi abiti come parte migliore di me, sei anima
intuitiva, ma non è facile dividersi anche l’aria
a volte sei macigno, e mai vorrei sentirmi dire
che il vivere l’amore non è come io lo intendo
ma mi dici d’aver fede ed io ti credo. In fondo
non ho altro per contrastare le rapide del tempo
i giorni che non sanno prendere respiro, e solitari
s’avviano a morire, ancor prima che sia notte.
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DOVE NESSUNO OFFENDE
Ci sarà da qualche parte un fiore
bianco ed una giostra, una terra
capace di tenersi stretto il seme
pur di non vederlo andare disarmato
a morire incontro a illusa primavera.
Ci sarà da qualche parte sepolto
un paterno consiglio che mi spieghi
le ali in dotazione, il consegnarsi al cielo
e l’aria buona da iniettare
nel gesto di cortesia sgombro di pretese.
Ci sarà da qualche parte un paracadute
per tenersi sospesi mentre tutto cade
per scivolare come olio sull’inferno
senza dover bruciare di riflesso
senza nemmeno chiudersi a difesa, ed imbruttire.
Ci sarà da qualche parte un modo
per imparare rapporti sostenibili,
un bosco di braccia forti che si aiutano
un luogo in movimento, con tutte le radici.
Da qualche parte dev’essersi incagliato
ed io lo cerco, il paese degli amori senza tempo
dove il mare non ingoia e il cielo è senza sdegno
una città percorsa da venti a piedi scalzi
coi pesci fuori dall’acqua intenti a pascolare
nel verde che tracima, e nessuno che li offende.
Assunta Spedicato
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7 risposte
Ringrazio il prof. Pasquale Balestriere per lo spazio dedicato e per la giusta presentazione alla mia poesia. Sarebbe bello leggere le impressioni degli amici che avranno la bontà di soffermarsi qui.
Uno scrivere densissimo di riferimenti interiori. Un solipsismo insistito e costante, in una autoanalisi che ci interroga e si interroga, come per meglio definirsi. Ricche di espressività, dal ritmo spesso incalzante, con scarsissime concessioni all’armonia, queste composizioni si caricano di una tensione che si sostanzia di una razionalità asciutta e pungente, dove si avverte il costante bisogno di frugare nelle pieghe più riposte della propria anima.
Quello che scrive Assunta è bello, non fosse altro che per le immagini che evoca con i suoi versi. Infatti le viene riconosciuto dai premi che vince in ogni dove. Forza Assunta che la poesia ha bisogno del mondo che i poeti costruiscono e coltivano.
Un importante, giusto e bel riconoscimento alla tua poetica.
Una poetessa che sa dar voce anche allo struggimento della pietra, che sfiora le asperità della vita con mano coraggiosa e reduce da qualche graffio canta il pathos senza esimersi
Una lucida, vigile analisi del vissuto. Un’intelligenza vivida e penetrante della propria interiorità.
Il linguaggio poetico è una rigogliosa, dettagliata prosa lirica polimetrica.
Sostanzialmente la poesia di Assunta Spedicato è basata su un intimismo meditativo-speculativo. Tuttavia, non di rado, si abbandona a intense volate liriche , come nell’ultimo titolo presentato da Pasquale, “Dove nessuno offende”, composizione anaforica, carica di commossa tensione ideale.
Nonostante il verso manchi di quella musicalità che viene dalla metrica e che è quella a cui il mio orecchio è abituato ( o da cui è ” condizionato”? 🙂 ), queste poesie mi piacciono per la ricchezza e l’originalità delle immagini , per la sincerità del sentire e per quel bisogno di riflettere, di porsi domande, che fa scendere la poetessa nel profondo della propria anima per portare a galla e condividere con noi i suoi dubbi, le sue speranze, le sue delusioni, il peso e la leggerezza della vita.