ALBERICO SALA
Alberico Sala nacque a Vailate, in provincia di Cremona, nel 1923. Fu poeta, narratore, giornalista, critico d’arte, cinematografico e letterario. Fondò il premio di poesia S. Pellegrino. Dopo un’intensa attività di scrittura, morì nel suo paese natio nel 1991. Opere poetiche: Epigrafi e canti (1957), Sempre più difficile (1960), Un amore finito male (1963), Senza malizie (1968), Il giusto verso (1970), Chi va col lupo (1975), Fino all’ultimo (1979), Il pantano di Waterloo (1982), La prova del nove (1988), La sera prima (1991).
Alberico Sala è poeta di chiara scuola lombarda per il dettato essenziale e talvolta scabro, per quel suo stare vicino al reale, captarlo, anzi quasi carpirlo, e affidarlo al verso e alla poesia con toni assorti o dolenti e quasi in forma diaristica. Nella sua scrittura reclamano spazio affetti familiari e paesaggi naturali, spesso in relazione osmotica; ma è la vita nel suo complesso a impegnare Sala in una tensione decrittante, nel tentativo di coglierne i nessi cogenti e rivelatori. (P. B.)
*
da Sempre più difficile
Ero in riserva
a Dino Buzzati
Ride al distributore la ragazza:
profuma la benzina rossa corallo.
Con il daino lucida i vetri,
e i suoi occhi subito cadono
nella conchiglia dello specchio.
Il padre annusa i cedri sul sedile:
«Dentro son bianchi e grassi come pesci».
Affonda un’unghia la ragazza
nella scorza, e sempre ride riversa.
Così verso la sera d’origano
la Giulietta sprint la porta via.
*
da Chi va col lupo
Sui rami della folgore
Nella corte le foglie ancora verdi,
pieni i limoni centenari. Nella casa bresciana
la mia stessa carne si corrompe.
Altre stanze, per noi, nella pianura, alberi
e cavalli, conigli e galletti (nella gabbia
le tortore si dolgono della luce che sgronda
con la pioggia). Da tempo la siepe t’annoiava;
partivi, ti rifugiavi tra gli oggetti consunti
(la passione antiquaria), tentavi di sfuggire,
all’indietro, ai tiri dalle gramaglie fitte
del roccolo. Potessi mondarti; cerco parole
fra i tuoi libri scoperti sotto gli spari,
il tarlo dell’aereo rapace fra le colline,
sul lume distratto, l’operaio in bicicletta,
lungo il ciglio del sentiero. Le stesse mura
che guardi assente, mi nascosero ( il pane
sulla brace, il formaggio stillato dalle garze).
Tu no, la talpa nera ti ha scovato, percorre
le tue ossa, non c’è trappola. La vergogna
è dell’uomo pioniere sulla luna, sconfitto
in terra.
Il temporale si lacera: due ragazzi
in piedi sulla tua dimora di mattoni vecchi
alzano voci bianche, il prete contadino
parla d’altri raccolti. Chi c’era lo sa:
una rondine guizzò dalle bocche dei loculi,
sparì lungo i rami della folgore.
*
Improvviso il vento
Le donne di casa si chiedono perché
mi ostini con le finestre chiuse al sole
che spinge le gemme fra le spine, i bambini
fra le primule degli argini. Non sanno,
temo il crollo improvviso del vento
dai colli, che disperda il tuo odore,
ti scompigli dimenticata nelle stanze.
*
da Il giusto verso
Domenica dopo
Domenica dopo la strage, la nebbia mi frena
sulle strade campestri, mi rifiuta la città
spenta per i poveri morti dai nomi lombardi
nel cratere di polvere e cristalli. Contadini
come quelli che i fari frugano nel nulla:
vanno con il mantello nero dalle cascine
al paese per la partita, fanno meno rumore
i passi sull’erba di brina che sui detriti
dello scoppio.
Sul ponte di Lodi uno era passato,
come me, con i conti in ordine, l’odore del fieno
nelle tasche. Trenta chilometri, un’ora
a passo d’uomo tra i fossi di latte,
con la spina in fronte delle ingiustizie,
di quel che non si fa o si fa male,
chiamando poi i morti a sdebitarci.
15 novembre 1969, tornando a Milano in automobile dopo la strage di Piazza Fontana
6 risposte
Nelle composizioni a verso libero di Alberico Sala, apparentemente prosastiche, c’è comunque un ritmo, una musica.
Lo si ritrova non tanto negli “a capo”, quasi deliberatamente casuali, quanto nel periodare incidentale o in locuzioni attributive, icastiche e intense, metaforiche o descrittive, che costellano il suo dettato.
La sua poesia possiede una straordinaria efficacia narrativa, specie nelle descrizioni d’ambiente, nitide e sinestesiche.
Ne risulta un linguaggio poetico originale,carico di un’enfasi oratoria penetrante, del tutto singolare.
Poesia di scuola lombarda – dice Pasquale – dove i testi descrivono scene di vita in cui spesso gli autori non sono coinvolti emotivamente. Sono brevissimi racconti senza alcuna prosodia e difatti in questi di Sala non ho trovato quella musicalità ravvisata da Luciano. Ho trovato invece un cero lirismo di immagini che rendono queste poesie molto gradevoli. Per esempio “la sera d’origano” a me suggerisce tutto un mondo di odori ed anche di colori.
Del resto se si applaude a scrittori stranieri le cui versioni in italiano dei loro lavori – sia per incapacità di traduttori o perché già privi in origine di quei requisiti che rendono eterna questa forma di scrittura – hanno le caratteristiche della poesia “di scuola lombarda” perché invece non approfondire la conoscenza degli autori di casa nostra meno celebrati e meno osannati? In quanto anche l’arte di Euterpe segue le leggi di mercato e ci sarebbe da fare un lunghissimo discorso su questo argomento.
“… perché invece non approfondire la conoscenza degli autori di casa nostra meno celebrati e meno osannati?”
E infatti, mia cara Carla, questo blog -come certamente non ti è sfuggito- sta facendo del suo meglio per ridare spazio e voce anche a quegli autori che in vita non erano ignoti -anzi molti di essi certamente ben noti- ma che con lo scorrere del tempo sono stati relegati in un oblio parziale o quasi totale. E, insieme, cerca di dare spazio a voci poco conosciute ma meritevoli.
Caro Pasquale, tu fai un’opera meritoria però non si può dire con quattro poesie di conoscere a fondo un poeta. Il mio era unicamente un invito per tutti coloro che frequentano il blog a leggere qualcosa di più degli scrittori di cui tu ci offri un assaggio piuttosto che rivolgere la loro attenzione ad autori stranieri molto celebrati solo a fini commerciali. Umberto Saba e Corrado Govoni li ho amati, e molto, soltanto quando non mi sono accontentata di quanto trovavo nelle antologie.
Ciò che dici è pienamente condivisibile: infatti le poche poesie postate per ogni autore costituiscono solo uno stimolo, un invito alla lettura e all’approfondimento.
Direi di una prosa poeticamente espressa, sincera ed immediata, immersa completamente in una natura partecipe dello spirito. L’anima e l’ambiente, in un connubio di corrispondenze e sensazioni apparentemente estranee, eppure in una appartenenza totalmente e intimamente vissuta. Certamente coinvolgente.