Amelia Rosselli, Alcune poesie

AMELIA ROSSELLI

 

Poetessa dalla vita travagliata, Amelia nacque a Parigi nel 1930 da Carlo Rosselli, assassinato nel 1937 in Francia insieme al fratello Nello per il loro antifascismo. Trascorse parte della vita all’estero ( Francia, Svizzera, Stati Uniti, Inghilterra), parte in Italia. Morì suicida a Roma nel 1996. Tra le sue opere si ricordano: Variazioni belliche, 1964; Serie ospedaliera, 1969;Documento (1966-1973), 1976; Impromptu,1981; Appunti sparsi e persi, 1983.

 

“Su Amelia Rosselli il discorso diventa (…) complesso,  giacché nel suo tessuto verbale intervengono non solo influenze tra le più disparate (si va, per ammissione dell’autrice, da riecheggiamenti rimbaudiani e joyciani a riletture del Pascoli e della poesia del primo Novecento, non esclusi Saba e Corazzini) ma anche innovazioni violente nell’ordine della trasgressione logica e grammaticale, soluzioni espressive insolite come lo scarto, la non-prosecuzione della frase, e vari processi fonosimbolici oscuri e saltellanti. Le forzature grammaticali, ribadendo l’impressione di rinunce e rimozioni rispetto alla norma, quasi per un’avvenuta segregazione nel dominio privato, in un proprio esclusivo codice linguistico, risultano poi omologhe all’apparato analogico.” (Giacinto Spagnoletti)

*** 

da “Variazioni 

L’inferno della luce era l’amore. L’inferno dell’amore
era il sesso. L’inferno del mondo era l’oblio delle
semplici regole della vita: carta bollata ed un semplice
protocollo. Quattro lenti bocconi sul letto quattro
amici morti con la pistola in mano quattro stecche
del pianoforte che ridanno da sperare.  

*

L’alba si presentò sbracciata e impudica; io
la cinsi di alloro da poeta: ella si risvegliò
lattante, latitante.

L’amore era un gioco instabile; un gioco di
fonosillabe.

**

da “ Documento

Quale azione scegliere, prevedere, ereditare?
Un pezzo di pane a cane senza museruola
è meglio che questo scrivere in bianchi
versi di getti lacrimogeni, a branchi
di gente tutta senza importanza o museruola  

che scrive vincendo e perdendo tutte
le cause: mentre fuori il tempo gode
e esplode, senza la tua intima perplessità
intimità di cose andate e perdute mentre
tutt’occupata a scrivere versi bianchi
andavi leggendo quel che non si potè  

fare.

* 

Ho venti giorni
per fare una rivoluzione: ho
altri venti giorni dopo la rivoluzione
per conoscermi
mio piccolo diario sentenzioso

Tana per
le fresche menti
le parole,
un pugno
chiuso le garantisce
la mia più imbattibile ragione d’essere. 

Il nemico le strappa le vesti
la felicità è un micro-organismo nell’interno
dell’infelicità 

nel cimitero
non sa smettere di essere felice.    

** 

da “Variazioni Belliche

Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
chè tu cammini ancora! Cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.

**

da “Serie Ospedaliera

Di sollievo in sollievo, le strisce bianche le carte bianche
un sollievo, di passaggio in passaggio una bicicletta nuova
con la candeggina che spruzza il cimitero.

Di sollievo in sollievo on la giacca bianca che sporge marroncino
sull’abisso, credenza tatuaggi e telefoni in fila, mentre
aspettando l’onorevole Rivulini mi sbottonavo. Di casa in casa

telegrafo, una bicicletta in più per favore se potete in qualche
modo spingere. Di sollievo in sollievo spingete la mia bicicletta
gialla, il mio fumare transitivi. Di sollievo in sollievo tutte

le carte sparse per terra o sul tavolo, lisce per credere
che il futuro m’aspetta.

Che m’aspetti il futuro! Che m’aspetti che m’aspetti il futuro
biblico nella sua grandezza, una sorte contorta non l’ho trovata
facendo il giro delle macellerie.

 Amelia Rosselli

***

 

 

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4 risposte

  1. L’espunto di Giacinto Spagnoletti, sintetico e illuminante, è utile per capire una scrittura poetica che riflette il disagio psichico dell’autrice.
    Va detto però che, nei testi proposti da Pasquale, le infrazioni logico-sintattiche sono abbastanza contenute e il dettato risulta tutto sommato agevole da comprendere.
    Vi figurano se mai numerose figure iterative, in “refrain” insistiti, ossessivi e modulanti, rintracciabili anche in un altro poeta dal vissuto travagliato e doloroso, il grande Dino Campana.

  2. Poesia certamente fuori dai comuni canoni questa di Amelia Rosselli. Tuttavia, in certi casi, il ripetitivo salmodiare nel tentativo di scavarsi dentro, più che poesia, sembra una richiesta di aiuto. Nei corsi di aggiornamento ci dicevano che chi soffre di disagio mentale se parla, ossia se riesce a esternare il proprio malessere, non è pericoloso. Forse non lo sarà verso gli altri ma non verso se stesso se la Rosselli si è poi suicidata.

  3. Di sicuro io non sono intuitiva né paziente : per me voler cercare in questi scritti più dell’esternazione di un disagio esistenziale di cui aver pena, è tempo perso. Probabilmente non ho la preparazione adatta nè la sensibilità adatta, ma neanche ci provo a voler per forza trovare poesia dove vedo solo un farfugliamento dolente : diciamo che se avesse avuto la testa a posto forse avrebbe scritto versi anche bellissimi, ma con l’anima in subbuglio e la mente lo stesso…pace all’anima sua.

  4. Non so sinceramente cosa dire.
    Sento avverto una disperazione infinita, un abisso di solitudine, una totale assenza di speranza, espressi attraverso un intreccio confuso di pensieri. Certe frasi mi appaiono aforjsmi lasciati… a metà…

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