Luciano Erba, Alcune poesie

 

 

LUCIANO ERBA

 

La Grande Jeanne

La Grande Jeanne non faceva distinzioni
tra inglesi e francesi
purché avessero le mani fatte
come diceva lei
abitava il porto, suo fratello
lavorava con me
nel 1943.
Quando mi vide a Losanna
dove passavo in abito estivo
disse che io potevo salvarla
e che il suo mondo era lì, nelle mie mani
e nei miei denti che avevano mangiato
lepre in alta montagna.

In fondo
avrebbe voluto la Grande Jeanne
diventare una signora per bene
aveva già un cappello
blu, largo, e con tre giri di tulle.

*

Un’equazione di primo grado

La tua camicetta nuova, Mercedes
di cotone mercerizzato
ha il respiro dei grandi magazzini
dove ci equipaggiavano di bianchi
larghissimi cappelli per il mare
cara provvista di ombra! per attendervi
in stazioni fiorite di petunie
padri biancovestiti! per amarvi
sulle strade ferrate fiori affranti
dolcemente dai merci decollati!
E domani, Mercedes
sfogliare pagine del tempo perduto
tra meringhe e sorbetti al Biffi Scala.

*

Senza bussola


Secondo Darwin avrei dovuto essere eliminato
secondo Malthus neppure essere nato
secondo Lombroso finirò comunque male
e non sto a dire di Marx, io, petit bourgeois
scappare, dunque, scappare
in avanti in indietro di fianco
(così nel quaranta quando tutti) ma
permangono personali perplessità
sono ad est della mia ferita
o a sud della mia morte?

*

In libreria

capitano in libreria col loden verde
il cappello chinato sopra i libri
sfogliano pagine, talvolta appena un cenno
a un loden di un banco più lontano
intellettuali a Milano

*

Questi ultimi anni


Questi ultimi anni avuti in premio
hanno a volte il gusto un poco sfatto
di certe scatolette di tonno
che si mangiano ai bordi del torrente
sull’erba corta, dopo una camminata:
il vino è fresco
la bottiglia tra sassi e corrente

Luciano Erba

*

Luciano Erba (Milano 1922 – 2010), poeta, critico letterario e docente di Letteratura francese all’Università di Padova ( sede di Verona) e di Letterature Comparate alla Cattolica di Milano, è stato uno dei più famosi rappresentanti di quel filone di poesia che Luciano Anceschi definì come “linea lombarda”. Ha rivolto la sua attenzione di studioso in particolare ai poeti francesi del Seicento e del Novecento. Tra le sue opere  Linea K (1951),  Il Bel Paese (1955),  Il male minore (1960), Il prato più verde (1977), Il nastro di Moebius (1980, Premio Viareggio),  Il tranviere metafisico (1987), Variar del verde (1993), L’ipotesi circense (1995), Nella terra di mezzo (2000).

***

 

 

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Una risposta

  1. Giustamente Erba si definisce un “petit bourgeois” e la sua poesia lucida e distaccata, tutta infarcita del repertorio linguistico sussiegoso e implacabile, incline al simbolo e alla citazione, distintivo della borghesia di formazione liceale, lo conferma.
    Qualcosa di simile, linguisticamente ma con altri obbiettivi, accadde per il cantautore De Andrè.

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