UMBERTO SABA
La metafora del viaggio.
ULISSE
Nella mia giovanezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
Umberto Saba
(da Il Canzoniere (1900-1954), Einaudi, Torino, 2004)
3 risposte
Ulisse ha ispirato molti poeti perché è fra gli eroi il più umano e il più vicino a quella parte di noi che ci spinge a conoscere, esplorare, andare sempre avanti nonostante i pericoli non manchino : qui gli isolotti a fior d’onda che diventano insidiosi quando la marea li ricopre, là, per Ulisse, i ben più alti scogli di Scilla e Cariddi, l’isola delle sirene…. Tutti noi ci troviamo ad affrontare scogli grandi o piccoli perché la vita non è che una navigazione e la nostra barca è in preda a venti improvvisi, a zefiri favorevoli, a tempeste, a bonaccia, a turbini, ad approdi . Finché viviamo e finché siamo uomini, noi siamo Ulisse con la sua voglia di andare un po’ più là, di sapere un po’ di più. E dovrebbe insegnarci qualcosa la fine di questo eroe così amato , fine secondo Dante perché anche su questo molto si è immaginato…voler andare TROPPO in là è sfidare il Cielo. Oggi l’uomo sta correndo in direzione sbagliata: per i suoi esperimenti soffre il clima, soffre il pianeta, soffrono i popoli ; la ricerca genetica , con tutti i suoi lati positivi e di speranza, se non tenuta a freno potrà fare più male che bene perché l’uomo non può sfidare Dio senza suo danno. Se Ulisse non si fermerà in tempo, se si ostinerà a navigare acque troppo profonde e burrascose, arriverà a un punto di non ritorno. Sono le due facce della curiosità che spinge avanti. Sarà l’umanità abbastanza saggia da fermarsi sulla via di mezzo? Premesse ne vedrei poche, ma non si sa mai…Nel mio piccolo ho scritto anch’io due versi su questo personaggio che affascina anche me. Li metto, così…tanto per fare…confido nell’indulgenza del Poeta : il suo spirito perdonerà l’ardire
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S’è alzato il vento e ha schiarito le stelle;
libere stende le turchine plaghe
immenso il firmamento. Ecco il richiamo:
l’eco che dagli abissi degli archetipi
sale a scuotere il barbaro dormiente
e le gòmene scioglie.
Cos’altro c’è sotto codesto sonno
che ti si incrostò addosso
se non l’antico nàutes che la rotta
ex àlos sigillò laddove il Cielo
schiude pietoso la sua prima porta? (1)
Tutto ricolma questo vento che
sbianca la luna e grande la rivela:
Scogli, isole, correnti, l’onda stridula
dei gabbiani nel sole.
E la tempesta.
A che nuovo naufragio vado incontro?
Non lo saprò restando; e in ogni caso
non sarà il primo. Quante volte già
s’è infranto l’universo, e mi ha sommerso
muto il fluire della solitudine!
Resterò a galla, né mi abbatterà
il sapore di sale sulla lingua.
Me ne andrò via con la prima marea.
In questa lirica ritrovo echi antichi. Già Kavafis, in Itaca, aveva affrontato il valore e l’esperienza del “viaggio” dell’eroe omerico, non tanto e non solo come “ritorno”, riappropriazione della propria terra e della casa, degli affetti e delle consuetudini, ma come esperienza in sé, come positiva prova del superamento di innumerevoli difficoltà e incertezze, come affermazione della capacità di indagare l’ignoto e di comprenderlo. In questa dichiarazione di Saba, di cercare se stesso tra le insidie della costa e sfuggirle, nel largo del mare, riconosco l’amore e la fatica per la ricerca di sé e dell’altro, del mistero e del significato ultimo dell’esistere, tra le insidie e gli scogli della vita.
L’Odissea è una grandiosa, favolosa metafora della vita intesa come avventura nel segno dell’imprevisto, dell’estemporaneità.
L’Odissea è anche il poema dell’identità, percepita e realizzata negli affetti.
Il vero protagonista dell’opera però non è Ulisse, che Omero ci tratteggia come un personaggio iperbolico, favoloso, sovente non verosimile, comunque destinato ad essere sempre in viaggio, prima e dopo la sua vendetta.
Il vero protagonista è Telemaco, Amleto ante litteram, giovane senza padre e con la patria in rovina, costretto a vivere in una patria usurpata e alla perenne ricerca di un padre assente. Non per niente Omero gli dedica i primi quattro libri.
L’Odissea è la mitizzazione di un padre nella mente del figlio orfano.
Sia come sia, il personaggio di Ulisse ha sempre avuto un grande fascino presso i letterati e non è un caso che quello che è, se non il più importante, sicuramente il più geniale romanzo del ‘900 porti il suo nome.