Giorgio Buchner, scopritore di Pithekoussai (Ischia)

 

 

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Giorgio Buchner

 

                  ANNIVERSARIO

 

Il 4 febbraio 2005  veniva a mancare Giorgio Buchner, archeologo di fama internazionale, scopritore di Pithekoussai, ischitano d’adozione e socio benemerito del nostro Sodalizio. In questo momento così particolare e difficile per la comunità isolana, il Centro Studi Isola d’Ischia e il blog “Glosse alla vita” avvertono il dovere di ricordarne  la passione per la storia antica della nostra isola e la completa dedizione all’indagine archeologica; da questi sentimenti/atteggiamenti, che Giorgio Buchner trasformò in profondo impegno e indefessa operatività, sono emersi alla luce un mondo e una civiltà sepolti per secoli: un vasto patrimonio di conoscenze storiche e archeologiche sul quale gli abitanti dell’isola d’Ischia sono chiamati a costruire con consapevolezza il proprio futuro.

Il Presidente del CSII e curatore del blog “Glosse alla vita”

prof. Pasquale Balestriere

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8 risposte

  1. E’ bello che tu abbia ricordato Giorgio Buchner perché ha svolto un lavoro da certosino che richiede capacità, preparazione, entusiasmo e sacrificio, ed ha raggiunto risultati importanti portando alla luce le testimonianze di una civiltà antica e degna di ogni rispetto. Ma soprattutto mi piace l’idea che tu lo abbia ricordato non solo in quanto membro di un centro di studi che si interessa alla storia dell’isola, ma come isolano riconoscente verso chi ha fatto tanto per la terra che ami. Rammentandone la morte qui, in questo blog nato da poco che tu hai condotto per mano fin dai primi passi e che insieme noi tutti vediamo crescere svelto, forte e sano, hai indicato anche a me che non conoscevo questo studioso, la via per saperne qualcosa e sono andata a cercarlo . L’ho trovato proprio lì, sul Monte di Vico, in un frammento di tempo, un ragazzino occhialuto , che a guardarlo non sembrerebbe diverso da un qualsiasi ragazzetto che gioca a pallone nel campino. Ma lui sta lì, sotto il sole, col naso piantato a terra, e un gran tesoro di cocci , proprio come aveva sperato dopo aver letto il libro di De Siano, ricompensa alla lunga attesa della partenza per Pithecusa, l’isola delle scimmie, il più antico stanziamento greco in Italia. Negli occhi l’entusiamo, nel cuore la speranza di poter scavare nel grembo della valle di San Montano …e insomma è tutto nero su bianco il cammino di questo pioniere che ha dato un contributo essenziale alla storia archeologica ischitana sia come scoperte dirette sia come precisazione sulla scala cronologica di certi manufatti classificati in un’epoca diversa da come era stato supposto prima. Grazie Pasquale per avermelo fatto conoscere.

    1. Cara Lidia, grazie per esserti interessata di questo gigante dell’archeologia. Giorgio Buchner, tedesco di Monaco di Baviera, scelse Ischia come sua seconda patria già dalla giovinezza. Figlio di Paul, illustre naturalista e cattedratico tedesco, e dell’italiana Massimiliana Coppa, Giorgio, mentre in Germania prendeva piede il nazismo, scelse di venire a vivere in Italia, frequentando le università di Napoli e di Roma. Poi, nei suoi interessi, sempre (ma non solo) Ischia/Pithecoussai, luogo dove ha trascorso gran parte della sua vita. Tra i suoi ritrovamenti la cosiddetta coppa di Nestore, una kotyle di ceramica, trovata nella tomba di un bambino, recante una scritta che allude, appunto, alla coppa di Nestore descritta nell’Iliade. Ridotta in frammenti (forse dal piccone di qualche scavatore) fu ricomposta con somma pazienza e perizia dallo stesso Giorgio Buchner. Ecco la scritta, in cui l’ammicco alla vera coppa di Nestore ( Il. XI, 632-37) scala i gradini dell’ironia per giungere quasi allo sberleffo.

      “Νέστορος [εἰμὶ] εὔποτον ποτήριον
      ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον
      ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης”

      “Di Nestore (sono) la coppa buona a bersi.
      Ma chi beva da questa coppa, subito quello
      sarà preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona”.

  2. La scritta sulla coppa (uno skyphos – σκύφος), ricostruita pezzo per pezzo dallo stesso Buchner con i frammenti ritrovati nella sepoltura ad incinerazione, pare rappresenti il più antico riferimento scritto all’Iliade e può essere considerata una delle prime testimonianze di riferimento per l’alfabeto greco (così da Wikipedia). Un manufatto tipicamente corinzio, con piede basso, o addirittura assente, e due ansette subito sotto l’orlo, impostate orizzontalmente, detto anche kotyle (κοτύλη).
    Ho letto che le scoperte di Buchner. già negli anni ’30, quando stava compilando la sua tesi di laurea, hanno permesso di individuare insediamenti preistorici e della tarda età del bronzo, con ritrovamenti di frammenti di ceramica micenea risalenti al XV-XIV sec. a. C., fino a riconoscere Ischia come la prima colonia della Magna Grecia in territorio dell’Italia antica.
    Io, che sono appassionato anche di archeologia, in specie archeologia preistorica, poiché nei dintorni di Collesalvetti si possono rinvenire manufatti scheggiati in diaspro rosso (risalenti fino al musteriano medio) e qualche rarissimo in quarzite (neolitico), importata dal vicino Monte Serra, so quale emozione provochi anche una minima scoperta: una selce ritoccata, un nucleo, una testimonianza che ci parli da un tempo lontano, mostrandoci o facendoci intravedere aspetti ed usi fino ad ora poco noti o ignoti del tutto. Mi ricordo il fortissimo stupore che provai al rinvenimento in una grotta dei monti Pisani quando, inserito in una piccola frattura della stessa, trovai un osso di un piccolo roditore (forse uno scoiattolo) la cui piccolissima epifisi era stata scolpita in foggia di testa di ariete, che ne denunciava il periodo: tardo neolitico (forse un ago o uno spillone).
    Il merito di questo grande studioso, appassionato e competente archeologo, è stato anche quello, nel 1947 e insieme al vulcanologo Alfred Rittman, di creare il Museo dell’Isola d’Ischia. Successivamente, nel 1999, alla presenza di studiosi di primo piano – come riportato da Wikipedia – sarebbe divenuto, arricchito dai numerosi reperti scoperti successivamente, il Museo Archeologico di Pithecusae.
    L’archeologia è lo strumento principale che, al di là dei testi scritti, ovviamente di insostituibile valore, ci permette di gettare uno sguardo sulla quotidianità, sugli usi, sugli strumenti, sulle azioni e sulle fatiche della vita di coloro che, magari silenziosamente e nell’ombra, hanno costruito il nostro passato.
    Grazie Pasquale di aver portato alla nostra attenzione questo insigne ed appassionato personaggio.
    E grazie anche di aver reso completo e interattivo il modo dei commenti, che ora possono essere rivisti e corretti, anche dopo l’invio.

    1. Vedo, caro Lido, che hai maturato molte conoscenze su Buchner e sul suo operato. Dora, moglie di Giorgio, era mia collega di insegnamento e di tanto in tanto si parlava delle imprese del marito che, già ormai anziano, diventava un grillo quando si trattava di andare su un sito archeologico o su un semplice e fortuito scavo da dove fosse emerso un qualsiasi reperto. La stessa passione era in un altro archeologo- dilettante, ma molto competente- : il sacerdote don Pietro Monti che, sempre a Lacco Ameno, sotto la basilica di Santa Restituta e dintorni, scoprì, catalogò ed espose altri preziosi reperti, alcuni addirittura di epoca fenicia.

  3. Preistoria

    S’apre una grotta nel pisano monte
    fasciata di macigno e di mistero
    che all’occidente guarda, e reca in fronte
    un ascoso pertugio stretto e nero.

    Cela rinchiusa, nel suo ventre scuro,
    dei trascorsi millenni la memoria:
    qualche scheggiato sasso del più duro
    e poche ossa narrano una storia.

    Una piccola pozza scintillante
    brilla nel fondo, nell’oscurità,
    tra cumuli di gusci*; più distante,
    sepolte braci da un’eternità.

    Ho sostato là dentro per un poco
    e v’ho raccolto macine consunte,
    carboni che già un tempo furon fuoco,
    di poche frecce ben foggiate punte.

    Un piccolo monile, forse un ago,
    fatto di un osso lungo, poi scolpito
    d’una testa d’ariete, esile e vago,
    che ognuno che l’osserva n’è stupito.

    In quei momenti, là, nel buio profondo,
    nel mosso barbaglio della lanterna,
    m’è parso riudir, d’un morto mondo,
    la prima gente, e l’ugual pena eterna.

    *Cumuli di gusci di lumache. Dalle volute dei gusci si evince che appartengono a specie diverse delle attuali.

    1. Lido non finisci mai di stupirmi : ti ho conosciuto poeta di rara bravura, poi ti ho scoperto Fisico , poi cacciatore e contadino, dopo narratore bravissimo, e ora anche archeologo. Sai fare tutto… per queste tue doti ti apprezzo, ma non è per questo che ti voglio bene…è perché tu sei semplice e buono, il mio dono del Cielo.

      1. Carissima Lidia, ti ringrazio e sono onorato della tua amicizia e stima. Ma non sono archeologo… Sono solo appassionato della storia dell’uomo e quando (anni fa) riuscivo ad andare ancora in giro mi interessavo a ciò che vedevo e che trovavo intorno. Ogni cosa porta in sé la sua storia. Spesso non riusciamo a leggerla, altre volte invece ci trasmette le voci del passato, di una umanità con i propri problemi, con le proprie difficoltà, con la propria intelligenza tecnica per superarle. È questo che mi appassiona, insieme ad una natura che non cessa mai di stupirmi nel bene… e nel male. Come l’immane tragedia in Turchia e Siria…

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