Ricordo di EDDA CONTE

       EDDA CONTE

poetessa e narratrice

Edda Pellegrini Conte (1930 San Giuliano Terme (PI) – 2022 Pisa) è stata insegnante di lettere, narratrice e poetessa, vissuta a Pisa, dove per vari anni ha preso parte attiva alla vita culturale della città. Nella sua lunga carriera ha pubblicato molti volumi e ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, sia per la prosa che per la poesia. Nel 2018 le è stato riconosciuto il primo posto al Premio Nazionale di Poesia Aeclanum (Mirabella Eclano – Avellino) con la raccolta di poesie “La Risacca e i giorni delle Negazioni”, pubblicato da Helicon. Dell’ultimo decennio si ricordano: “I fatti della vita”, racconti – Helicon Arezzo 2022; “La terza stanza”, romanzo, Ibiskos Ulivieri, Empoli 2007; “Il valore delle cose”, racconti, Carta e Penna, Torino 2007; “Poesis”, liriche, TEP Pisa 2010; “La danza delle falene”, liriche, L’Autore Libri, Firenze 2012; “Navigare”, liriche, Helicon, Arezzo 2015; “Miraggi dell’isola”, racconti, Helicon, Arezzo 2017; “La Risacca e i giorni delle Negazioni”, liriche, Helicon, Arezzo 2018; “Fantasia della Ragione”, Guido Miano, Milano 2020.

Edda Conte ha scritto in prosa e in versi, rivelando un’interiorità ricca e variegata, dove sensibilità, cultura, umanità, intimamente  fuse, hanno contribuito a creare grazia e bellezza. Così in poesia, pervasa di dolcezza, levità, verità,  così nella narrativa,  particolarmente nella modalità del racconto-favola, come ella amava definire quel suo porgere storie oscillanti tra il fantastico e l’onirico da un lato e il reale dall’altro; e sempre affabulanti.        (P.B.)   

Proponiamo in lettura un suo racconto, ancora inedito.

                ***

 

 

                        SANTINO

Vive qui da pochi mesi, ma già conosce prati e sassi, stradine e viottoli….

Passa in mezzo agli abitati senza neppure essere visto, sempre di corsa, sembrerebbe un ladro, ma non lo è…magari un invasato fuggiasco…ma poi, nemmeno questo.  Anche lui ha le sue ore di ritiro, come qualsiasi mortale. Ha pure i momenti di quiete, che vive accanto al fratello, di tutt’altra tempra.

Ha anche una casa, e cosa faccia e come viva in quella casa, non sappiamo, se lui stesso non ce lo dice.

Bene, eccolo lì che esce, da solo, come uno che lo fa di nascosto, perché non vuole essere visto.

Proviamoci:

– Santino, dove vai così di buon mattino….

Si volta scocciato, appena un attimo, e subito scompare dietro una catasta di legna.

Un rumore leggero, come se qualcosa strusciasse contro un’altra cosa.. Poi  uno  scroscio….alcuni  ciocchi di ulivo, già tagliati per il camino, precipitano dalla catasta.

Si apre una finestra :  – Santino!  cosa fai….

-Niente. Mi diverto un po’….volevo arrampicarmi…

-Ho capito….stai ancora lì, alla legna…. Vieni dentro, che tra poco usciamo.

-Uffaa….

Sulla porta incontra il fratellone, tutto ben lucidato,  maestoso nella sua tranquillità.

– Oh… tu. Sempre attento e ubbidiente…..eh…!

Max lo guarda con il consueto affetto. E tace.

Chi invece non sta zitto è proprio lui, Santino, che borbotta mentre corre in cucina a mangiare qualcosa.

Letizia scende le scale col sorriso già dimentica del suo rimprovero. Gli appoggia  una mano sulla testa  per una carezza, con tutto l’affetto e la comprensione che sente per quel discolo.

Santino la guarda in viso, come fece quella prima volta che  lei lo salvò dalla strada.

-Lo sai, io amo gli spazi…non voglio restare chiuso….

Letizia lo sa bene. lo capisce in questo suo grande bisogno di movimento…anche lei…

E poi, come non amarlo…con quello sguardo dolce, umido d’amore.  ” Lo chiamerò Santino, aveva subito pensato, dopo averlo curato con tanti sacrifici.  ” Resterà zoppo, ma non importa, lo terrò con me”. E Santino la guardò come si guarda la Madonna.

Di santità Santino ne ha ben poca.  Vogliamo dire che non sa resistere alle “golosità” che vede sul tavolo? E non le chiede, no, se le prende e se le mangia in tutta tranquillità.  È proprio questa la caratteristica della sua natura: si permette di tutto, e tutto gli sembra dovuto.

Come il posto accanto a Letizia nel grande letto a due piazze.: le si mette vicino vicino, proprio accanto , con la testina che sfiora quella di lei….e così rimane per tutta la notte.

Mai una volta che permetta al fratellone di fare la stessa cosa.

In prima serata è Santino che si sdraia sull’unica poltrona comoda davanti alla TV, e Max, se proprio vuole godere un po’ del lettone, si dovrà accontentare di starci fino a quando lui non arriva, al seguito di Letizia. Da quel momento è ormai nato un tacito accordo: Max dorme giù, in sala, lui nel lettone.

Egoista?  No, solo amante degli agi e generosissimo verso se stesso e i suoi bisogni ( o presunti tali!).  Ma, in definitiva, si tratta di bisogni naturali……come dimostrò chiaramente con l’assenza di un giorno e una notte.

-Santinoo!  Santinooo!  Più e più volte, durante tutto il giorno, fino a sera tarda, risuonò da una parte all’altra del monte il richiamo di Letizia. Ma di Santino nessuna traccia.

Lo cercarono persino i vicini…lui si fa benvolere da tutti!

Max non voleva rientrare senza il fratellino ribelle che, nonostante tutto sentiva il dovere di proteggere. E Santino quella notte fece proprio tutti i suoi comodi. Nessuno seppe mai dove si fosse riparato.

Comparve la mattina seguente davanti al cancello. Aveva l’aria di uno che – poveretto- è stato lasciato fuori casa….

E tu, Letizia, provasti a rimproverarlo? No certamente…anzi quasi quasi ti sentisti in colpa per non essere riuscita a rintracciarlo, la sera prima!

Max, invece, non finiva più di brontolarlo, proprio come fa un fratello maggiore; ben presto però manifestò tutta la sua gioia e….insieme presero a inseguirsi  per tutto il giardino  senza chiedere nemmeno la consueta passeggiata. Alla fine Santino si buttò sul tappeto del salotto, sfinito ma finalmente soddisfatto.

Così vanno ormai le cose nel trio Letizia -Max -Santino: Letizia e Max fanno l’uscita quotidiana senza la compagnia di Santino, il quale riesce sempre a trovare il modo di prendersi la sua libertà, prima di ogni altro, anche a cancello chiuso.

Santino e la libertà!  questo ha compreso Letizia, e a questo non prova più ad opporsi.

Ma vediamo ora cosa può succedere quando si lascia il guinzaglio troppo lungo.

Oggi la tranquillità della passeggiata su per il monte in cerca delle erbette è interrotta da un rumore che si ripete a intervalli, preciso e…sì, non ci sono più dubbi….è la voce di Santino.

Max drizza le orecchie, si guarda intorno chiaramente preoccupato…Letizia non vuol credere ai propri orecchi…”Perché urla così” si chiede, ben conoscendo l’intraprendenza ma anche la sicurezza di lui.

I due si spostano, più su e più giù, più qua e più là…ma la voce di Santino proviene sempre dalla medesima direzione.

Poi ecco la telefonata di una vicina:

– Letizia! Vieni, corri…Santino è sul tetto…!

-Sul tetto???!   Ma come avrà fatto….

Nessuna meraviglia. Niente è impossibile a Santino, che ubbidisce ad una sola cosa, al suo bisogno di indipendenza.

Libertà!……. parola magica che certamente Santino, cane libero per natura, non conosce nel suono, ma riconosce nel significato. Infatti si accorge che qualcosa contrasta con la sua vita nella nuova casa, nel nuovo ambiente: porta, cancello,  orario…guinzaglio…e persino il pericolo, qualche volta. È allora che il monte rimbomba di scoppi, di fischi, di corse nel fitto del bosco. Persino Max, così grosso e tranquillo, si spaventa e si mette a lato di Letizia, come se volesse proteggerla, ma in realtà per ripararsi. Il guinzaglio diventa un pericoloso impedimento…non serve a niente tirare e tirare …Letizia resiste. Uno di qua e uno di là, le braccia tese…e loro, Max e Santino, la strattonano per correre sempre di più.

Poi, tutti a casa.

Nei giorni della caccia Santino si sente prigioniero. Niente lo consola: né il profumo della pappa due volte al giorno, né il piacere del lettone dove dorme sonni felici accanto a Letizia.

Ha solo un pensiero, la sua isola, i grandi spazi, la sabbia calda dove si rotolava per asciugarsi dopo il bagno…e quel mare immenso e spumeggiante, rumoroso e fresco. Correre, e correre  libero e sicuro, senza barriere …senza cancello e senza guinzaglio e senza quel pericolo che fa fuggire a chiudersi dentro casa…

Santino non conosce esitazioni, remore, impedimenti…. Un bel mattino, mentre ancora tutti dormono, lui agisce. Né porta né cancello hanno più segreti per lui.

Via, in fuga come un ladro, come tanti altri giorni, questa volta però con un programma diverso.

Quando arriva in pianura Santino non corre più….la quarta zampa- quella con tanto amore curata da Letizia-  torna a risentirsi dell’antica ferita; correre a tre zampe non è proprio comodo, ma lui è cane di strada e non ha dimenticato le risorse che la strada può offrire.

Davanti ad un panificio è parcheggiato un camioncino in attesa di fare il carico.

Con un balzo ancora agile e veloce Santino infila il portellone spalancato e si nasconde dietro una cesta di pane. C’è profumo, c’è  tepore, e lui ha tanta stanchezza….Quando  il carico è completo e si mette in movimento lui si sente dolcemente cullare. E’ felice. Si sente già libero.

Nessun guinzaglio, nessun ordine, nessun pericolo. Ogni tanto l’uomo che guida si ferma e viene ad aprire il portellone…le ceste del pane diminuiscono, tra poco Santino sarà scoperto nel suo nascondiglio. Che fare? Salta giù e senza essere visto riprende il cammino.

Ormai non corre e un poco zoppica, ma pare sicuro di sé. È un segugio, sa sentire il vento, riconosce gli odori…

E finalmente ecco il mare, il profumo, il rumore delle onde.

Il piccolo cuore avventuroso balza nel torace provato dalla corsa, ma è un balzo di gioia…e un balzo di nuovo agile spiccano le zampe per oltrepassare la paratia di protezione.

Ah, come è facile posare la zampa dolorante sulla rena morbida e cedevole!

Santino avanza, avanza lentamente verso la battigia…

Dopo un lungo tramonto infuocato sulla spiaggia scende improvvisamente il buio.

Nel silenzio, nel buio, in luogo sconosciuto Santino, stanchissimo e affamato, perde un po’ della sua bella sicurezza…vaga sull’arenile deserto in cerca di un riparo.

C’è una barca abbandonata, sembra un buon posto per dormire…e domani forse quella barca lo potrà portare all’isola…. Si acciambella intorno alla coda e chiude gli occhi. Non c’è il piumino del lettone, non c’è il cuscino con i lunghi capelli di Letizia…fa freddo…ma  ugualmente  si abbandona al sonno….

Scivola dolcemente la barca sull’acqua…. Non c’è nessuno che la spinga, ma Santino sa che una forza misteriosa lo porterà sulle spiagge della sua isola.  Ecco emergere il muso di un Delfino che si affaccia al bordo della barca…curioso… amico.. -Dove vai? chiede.

-Alla mia isola, dove c’è la libertà, risponde Santino, che ha voglia di parlare perché è contento.

Si mette a raccontare di Letizia e di Max, del lettone e del bosco….

– E tu hai lasciato tutto questo? domanda il Delfino.

Santino resta un po’ in silenzio…non sa cosa rispondere. Non ricorda più perché ha lasciato la casa e Letizia e Max e…

Il Delfino, intelligente e buono, si offre di aiutarlo.

_ Lascia la barca e sali su di me; in un baleno ti porterò all’isola.

Ma Santino esita….

Allora il Delfino si immerge di nuovo e con un forte sciabordio scompare.

SANTINOO…!  SANTINOOO… e Santino si desta di colpo.

Ha riconosciuto la voce di Letizia…e c’è anche Max!…

L’hanno trovato.! Lo abbracciano….

Il sole è già alto nel cielo ma i tre, dimentichi di tutto, continuano a rincorrersi sulla spiaggia del mare.

Non è l’isola, ma Santino ora prova una grande felicità, proprio come quando correva libero sulle spiagge della sua isola.

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6 risposte

  1. Ringrazio dal profondo del cuore il Prof Balestriere per questo omaggio a mia madre, in ricordo immortale del grande contributo che ha dato alla letteratura del secondo novecento e del primo ventennio del secolo in corso. Lo ringrazio ancora di più per aver pubblicato questo racconto, in cui Edda ha voluto ritrarre la spiccata personalità di uno dei miei cani, trasformandolo in una metafora della libertà a qualunque costo.
    L’ispirazione poetica e narrativa ha accompagnato mia madre fino al suo ultimo respiro ed è degna di rimanere con noi attraverso le sue parole
    Mi complimento altresì con il Professor Balestriere per l’eleganza del Suo blog, che sono certa raccoglierà le migliori voci liriche del panorama culturale italiano
    Isabella Conte

  2. Io e Edda eravamo, se sì si può dire, amiche di blog, ci scambiavamo cioè reciprochi brevi apprezzamenti, quasi like di fb, per un segno di condivisione e non per apparire come fanno certi commentatori impegnati ad esibire tutta la loro erudizione. Edda scriveva molto – poesie, racconti – con un linguaggio semplice, fresco, giovane e dal quale traspariva una grande serenità. Quando venne a mancare pubblicai questa breve lirica che ripropongo.

    Ritornerò
    A Edda
    “Ritornerò.” – hai detto – E allora torna
    nel merlo bianco che si posa lieto
    sulla verde clematide a cantare,
    torna nel rosolaccio che spontaneo
    mi crebbe dentro i vasi del balcone,
    torna in una bora calda che a mantello
    conforti le mie membra infreddolite.
    Ti sentirò, amica; saprai dirmi
    se esiste quell’Altrove in cui non spero
    se esiste un luogo dove rifugiarsi
    nel nostro cupo tramontare a sera.

  3. Sono molto grato a Isabella che mi ha fornito il materiale per ricordare la cara Edda; della quale “Glosse alla vita” si occuperà ancora. “Sol chi non lascia eredità d’affetti / poca gioia ha dell’urna…” ci ammoniva Foscolo: Edda non corre questo rischio, avendo deposto in quelli che l’hanno conosciuta il seme della simpatia e dell’amicizia; per non dire di altre e ben conosciute doti artistiche che ce la rendono cara.
    Del racconto “Santino” vorrei far innanzitutto notare la tecnica straniante, basata su una sorta di ambiguità semantica; o, se si vuole, su una narrazione in parte criptica. Alzi la mano chi aveva capito subito che Santino non era un bambino ma un cane! Edda gioca con la diegesi, ne tiene sapientemente i fili, mescola le carte narrative: quel linguaggio apparentemente semplice rischia di mietere vittime. Varrebbe invece la pena di porre attenzione su certi scarti linguistici, fatti di improvvise variazioni di tempi verbali, su passaggi riveltori, su apparizioni inaspettate di nuovi personaggi, su situazioni descritte in modo inedito e singolare. Perché Edda è tutto questo, e anche altro.

  4. Menomale l’hanno ritrovato!!!! Ma pensa che all’inizio, proprio nel primo pezzetto, questo Santino me l’ero immaginato come un vecchietto solo e taciturno, un po’ scorbutico! poi invece come un bambino, il figlioletto di Letizia, poi chissà perché…m’è frullata l’idea che fossero tutt’e due figlioli, lui e Max, ma adottati…non lo so perché…erano cenni di immagini che si formavano da sole, schizzi fluttuanti…c’era qualcosa che mi sfuggiva … e poi eccolo lì!!!! Era un cagnolino! Uno spirito ribelle, amante della libertà sopra ogni cosa e ad ogni costo! Come mi è piaciuto questo racconto! ma tanto, tanto davvero. La scrittrice l’ ha letteralmente “dipinto” questo personaggio singolare, ce lo presenta passo passo e la scoperta di chi sia è gioiosa. Per me è stato così. Tu, Pasquale, parli di variazioni di tempi verbali e cose del genere …sei un critico nato, amico mio! sei preparato in questo campo, ti appassiona ed hai tutti gli strumenti, e ben affilati, per saper leggere meglio di me . Io vado a lume di naso, seguo la pista delle parole di Edda, mi faccio segugio e su quell’odore che nessuno mi ha insegnato cerco Santino, e lo trovo, lo conosco, e ci capiamo. E non mi chiedo in che modo Edda mi abbia conquistata pur sapendo che chi racconta ha le sue armi …(se non ci fossero non ci sarebbe chi ti incanta, chi ti annoia e chi proprio non ti va giù… tutti scriverebbero alla stessa maniera e buonanotte.) Nè mi chiedo come abbia fatto a mettere A ME il guinzaglio senza che neanche me ne accorgessi ,trascinandomi, preoccupata, alla ricerca di Santino per vedere cosa combinava, o cosa diamine gli era capitato, e a farmi tirare un sospiro di sollievo quando alla fine l’abbiamo ritrovato. “L’abbiamo” perché quando chi scrive ti cattura, tu non sei più ” al di fuori”, ma entri nella storia: Edda si fa anfitrione e ci conduce nei suoi palazzi a condividere le gioie, le preoccupazioni, i trionfi, i fallimenti di quelli che ci abitano e ognuno di noi diventa l’ultimo, invisibile protagonista della vicenda. E’ la magia dello scrittore vero, pittore di miniature e affreschi, costruttore di storie e di mondi .

    1. La verità, cara Lidia, è che il tuo commento desta ammirazione. Cominci in modo dimesso, discorsivo, ma poi affondi nel racconto il tuo desiderio di vivere la storia, la vicenda narrata. E questo fai: la rivivi, la gusti, la esplori, crei in te stessa delle attese; sei vicina ai personaggi, soffri e gioisci con loro. Partecipi intensamente. Situazione ideale per ricreare e interpretare. L’impatto che tu hai con il testo è, innanzitutto, di ordine estetico ed esegetico e, per certi versi, critico. Le tue note sono sempre piacevoli, molto piacevoli da leggersi. Entri nel testo e ci combini di tutto. Sempre in positivo, però. E magari sei pure un segugio, come dici. Ma della miglior razza. Edda ne sarà contenta. Così come sarà contenta della poesia di Carla.

  5. Grazie Pasquale, io commento alla buona, ma quando le poesie o i racconti sono belli c’è sempre qualcosa da dire anche senza conoscere le parole della critica 🙂

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