PAUL CELAN, UN POETA SFORTUNATO

         Un ritaglio di giornale

C’è un ritaglio di giornale, fra tante altre carte, sulla postazione che ospita il mio pc: minuscolo ( cm. 7 x 5) e senza altre indicazioni, contiene una poesia di Paul Celan (1920 -1970), poeta di origine rumena, vissuto  in diversi paesi, ma infine stabilitosi in Francia; dove, afflitto da disturbi mentali, pose fine alla sua vita con un salto nella Senna.

Sta sul ripiano del pc   – il ritaglio – da almeno vent’anni. Ho provato a liberarmene: non m’è riuscito. Perciò lo propongo all’attenzione di chi segue il blog.

Di Celan vi invito a leggere, da qualche parte, almeno la vita. E, se vi pare, qualche opera. Ne vale la pena. (P. B. )

                     ***

                 FIORE

La pietra.
La pietra nell’aria, cui tenni dietro.
Il tuo occhio, come pietra cieco.

Noi fummo
mani.
tuffate a vuotare le tenebre, e trovammo
la parola che risaliva l’estate.
Fiore.

Fiore, parola di cieco.
Il tuo occhio, il mio:
provvedono
acqua.

Crescimento.
S’aggiunge, attorno al cuore,
foglia a foglia.

Una parola ancora, come questa,
e i martelli si librano sciolti.

*****************************************************************

Altri scritti dello stesso autore:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

3 risposte

  1. CORONA

    L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
    Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
    lui ritorna nel guscio.

    Nello specchio è domenica,
    nel sogno si dorme,
    la bocca fa profezia.

    Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
    noi ci guardiamo,
    noi ci diciamo cose oscure,
    noi ci amiamo come papavero e memoria,
    noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
    come il mare nel raggio sanguigno della luna.

    Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
    è tempo che si sappia!
    E’ tempo che la pietra accetti di fiorire,
    che l’affanno abbia un cuore che batte.
    E’ tempo che sia tempo.

    E’ tempo
    –——————————-

    In questa lirica amorosa, dopo le prime due strofe criptiche e surreali, Celan passa al registro lirico ed escogita due strofe colme d’amore, limpide e commosse. Soprattutto la terza è particolarmente riuscita e descrive la coppia di amanti con tre fascinose similitudini di cui la prima (“noi ci amiamo come papavero e memoria”) è un verso essenziale e grandioso, sintetico e di straordinario riverbero concettuale, come solo i grandi poeti sanno fare.

  2. Bravo, Luciano, che hai pubblicato di Celan una poesia più discorsiva e più vicina al nostro modo di comprendere. Quelle che si trovano su internet, forse più innovative, richiedono spesso un certo sforzo interpretativo.

  3. L’impressione che deriva al lettore scorrendo i versi di Celan è che la sua poesia emerga pari pari dai profondi recessi del subconscio, se non addirittura dallinconscio, e che egli nulla faccia per addomesticarla, per renderla più fruibile ( cosa peraltro inaccettabile per un poeta vero); così quel flusso sentimentale si dispone in versi ora lunghi ora brevi o brevissimi e la carica semantica di cui gli stessi sono dotati spesso si rende indisponibile al fruitore anche scaltrito. Analogie e metafore oscure, capovolgimenti di prospettiva, nessi linguistici inusuali o peregrini certo non consentono facilità di lettura. Resta però l’estrema bellezza e verità di certe sue intuizioni poetiche a dirci la sua dolorosa grandezza .
    Per capire il disagio mentale cui Celan fu soggetto per tutta la vita, si devono considerare innanzitutto i problemi psichici che lo afflissero fin da fanciullo; e va ricordato, poi, che i genitori di Paul, rastrellati dai Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, morirono in campi di concentramento, ai quali lui stesso varie volte riuscì, a stento, a sottrarsi, vivendo però da vicino gli orrori della guerra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *