CARLA BARONI LEGGE
Nicola Crocetti – Jovanotti
Poesie da spiaggia
***
Confesso che ho comprato il libro Poesie da spiaggia (Crocetti Editore, 2022) vinta dalla curiosità dello strano connubio Crocetti – Jovanotti. Infatti allorché un amico me ne ha parlato ho ritenuto di primo acchito che il Nicola in questione fosse un omonimo dell’editore.
Che sia un’operazione commerciale, geniale ma sempre operazione prettamente commerciale, si intuisce ampiamente appena preso in mano il libro. Intanto i due nomi in copertina anziché evidenziare gli autori dei testi – come normalmente è d’uso – stanno ad indicare solamente i curatori della pubblicazione: nessuna poesia dell’antologia appartiene a loro. Perché di un’antologia si tratta con liriche di autori più o meno celebri – che spaziano in un arco di tempo ampissimo – scelte probabilmente nell’ambito di quanto sono care ai redattori o della disponibilità delle stesse da parte dell’editore, ma senza un criterio preciso, un filo conduttore che le leghi una all’altra se non, qualche volta, un riferimento più o meno vicino al mare e all’acqua. E tanto meno sono poesie da spiaggia in quanto la definizione porterebbe a pensare a testi non eccessivamente profondi magari con un pizzico di ironia da leggere senza troppi ripensamenti. Niente di tutto ciò se non in pochissimi casi. Ne faccio qualche esempio concreto con poesie molto conosciute come La madre di Giuseppe Ungaretti o Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo, autori che credo si rivolterebbero nella tomba alla definizione di cui sopra. Forse sono state inserite perché sono liriche riconosciute universalmente come molto belle e valorizzano grandemente un testo assai particolare, in cui abbondano i poeti stranieri spesso penalizzati nelle traduzioni che difficilmente rispettano – se c’è – una componente fondamentale di questo genere di scrittura, ossia la musica. Lo stesso Jovanotti confessa che quello che lo attrae maggiormente in un testo è il ritmo ancor più del significato insito e fa l’esempio della La fontana malata di Aldo Palazzeschi, giocata tutta sull’onomatopea. Ma, in questa antologia, di ritmo ce n’è molto poco ed è carente spesso anche la metafora che serve a contraddistinguere, nella sua essenzialità, un testo poetico da uno in prosa.
Questa vasta panoramica sembrerebbe avere l’intento di offrire al lettore poeti che non conosce; ma una lirica sola, se pur bella, riesce difficilmente a connotarli e, inoltre, per quelli stranieri varrebbe sempre la regola del testo originale a fronte, quale che sia la lingua in cui è scritto. Sappiamo, infatti, quanti poeti sono stati massacrati da traduttori poco esperti che si sono spesso limitati al significato del brano trascurandone la musicalità: sì questa è spesso molto difficile da riportare ma sarebbe meglio che in tal genere di lavoro non si cimentassero coloro che non conoscono le regole formali della poesia che non è solo metrica ma anche assemblaggi di suoni, allitterazioni e così via. E questo perché ritengo che sia di primaria importanza il rendere, in ogni trasposizione, poesia quella che era poesia e non dimensionarla a pensiero filosofico per quanto profondo possa essere. Ne è un esempio lampante i Lirici greci di Salvatore Quasimodo per i quali lo scrittore fu ampiamente criticato ma che rappresentano per me la sua migliore pubblicazione.
Operazione riuscita questa di Poesie da spiaggia ? Dal punto di vista commerciale senz’altro, da quello culturale sì e no, in quanto dubito molto che tutti coloro che hanno acquistato l’antologia se la siano letta sino in fondo. Perché il vero polo di attrazione era solo Jovanotti e lo sarebbero stati ugualmente Blanco o Tananai con i loro testi sconclusionati. Potevano essere, invece che poesie, barzellette -come fu a suo tempo per Francesco Totti- e il successo sarebbe stato ugualmente grande. Deludente? Forse, ma questa è la realtà di oggi.
Carla Baroni
************************************************************++
6 risposte
Cara Carla, le case editrici puntano al guadagno e non vanno tanto per il sottile. Nel caso di cui ti sei occupata, il titolo, fortemente allusivo, promette distese letture sotto l’ombrellone tra un tuffo e l’altro in un mare magari pure cristallino. La verità è che, per raggiungere le tasche di renitenti lettori, qui ci si serve del grimaldello/passepartout Jovanotti (del quale, per la verità, ignoro il grado di competenza poetica), proprio cone nel recente passato insospettabili (grandi) case editrici si sono date, senza pudore né ritegno, alla pubblicazione di libri di star cinematografiche e televisive, di politici e di altri personaggi più o meno in vista, accomunati -in genere- da sciatteria, ignoranza e presunzione, ma noti o molto noti al grosso pubblico. I lettori, poi, di tanto prodotto artistico sono alla medesima altezza mentale degli “scrittori”. E il cerchio si chiude, salvate e saldate come sono l’ignoranza di partenza e quella di arrivo. L’una e l’altra maggioritarie. Con grande successo di vendite, quindi, e conseguenti godurie editoriali.
Caro Pasquale, quello che dici è sacrosanto. Tuttavia Crocetti era una garanzia di affidabilità, un qualcosa pubblicato da questa Casa editrice, almeno per la mia esperienza, non era mai da buttare. Con questo non dico che “Poesia da spiaggia” sia da buttare però con il passaggio alla Feltrinelli il settore ha perso smalto, si è voluto solo guadagnare giocando molto sull’equivoco. Inoltre si ha l’impressione che i testi non siano stati scelti in base ad una idoneità al filo conduttore dell’antologia ma inseriti in quanto già in possesso dell’Editore ossia liberi da qualsiasi vincolo di riproduzione.
Sappiamo tutti che la poesia è la Cenerentola della letteratura non tanto perché sono pochi gli acquirenti ma soprattutto perché non si spendono le ingenti cifre necessarie per promuovere le opere di certi autori. Ho ancora in mente le somme spropositate spese per Umberto Eco, del cui “Il pendolo di Foucault” credo pochi siano arrivati alla fine. Però era stato acquistato e questo era l’importante.
In questo genere letterario anche di autori molto conosciuti si sono stampate sempre pochissime copie. “Il deserto dell’oasi” della Spaziani superò le duemila copie e fu un successo stratosferico.
Qui invece penso alla delusione di tutte le fan di Jovanotti che si sono trovate davanti non un testo dell’amato ma un sonetto di Shakespeare .
Mi piacerebbe che qualcuno, che ha avuto per le mani l’antologia, dicesse la sua.
Cara Carla,
anch’io ho comprato il libro, per la gioia della coppia Crocetti-Jovanotti.
È una raccolta di poeti disparati per epoca, stile e poetica che definire “antologia” mi sembra persino eccessivo. È piuttosto un catalogo di testi un po’ arruffato, senza un vero filo conduttore se non il gradimento insindacabile del divo Jovanotti.
Se ha una funzione è quella divulgativa.
Almeno si spera.
Caro Luciano, se fosse come dici tu, il libretto avrebbe un suo lato positivo ma dubito che in molti l’abbiano letto sino in fondo. Questo allontana ancor più la “massa” da questo genere letterario perché di truffa si è trattato, non perseguibile a termini di legge.
Ah, dimenticavo! Su internet si trova: ” Poesie da spiaggia non è una boiata…” accompagnato dalla fotografia di Jovanotti definito “Ministro dell’Istruzione”!
Non avendo letto il libro oggetto della discussione, sono andato a documentarmi sul web e, dopo aver sentito a lungo Crocetti e Jovanotti diffondersi in spiegazioni che avevano sapore di giustificazione, sono giunto alla convinzione che l’editore abbia subodorato l’affare promesso dal nome di Jovanotti in copertina e abbia cercato di confezionare un prodotto di sicura vendita. Sul contenuto del libro non posso pronunciarmi.
Quella chiosa che ho messo nel mio ultimo commento sta appunto a significare che qualcuno – o più di uno – ha definito il libro una “boiata”. Ormai Crocetti non è più Crocetti ma Feltrinelli con tutte le conseguenze del caso.