Carla Baroni su
Racconti poco raccomandabili
di Luciano Nanni
Conoscevo Luciano Nanni come indefesso recensore di testi poetici ed anche come giurato di prestigiosi premi di poesia, tra i quali il Biennale di Campagnola di Brugine, che io ebbi a vincere nel lontano 2015, ma mi era del tutto ignota la sua attività di narratore.
Questi suoi Racconti poco raccomandabili (C.L.E.U.P. “Coop. Libraria Editrice Università di Padova”, 2022) sono stati scritti, per ammissione dello stesso autore, durante la pandemia e di questo poco felice periodo del nostro vissuto conservano traccia nella fretta in cui ciascuno di essi giunge alla conclusione quasi che lo scrittore non volesse farsi sfuggire l’idea in “nuce” del successivo. Oppure semplicemente sono stati composti così per puro divertimento, quando le lunghe ore – costretti in casa – non passavano mai; e quindi, forse, nemmeno con la prospettiva di una futura pubblicazione.
Sono sedici brevi testi del genere noir o dark nel senso più stretto – da non intendersi quindi come poliziesco in quanto il personaggio dell’investigatore è completamente assente – con tutte le caratteristiche che questo genere, nelle sue diverse varianti, comporta. Intanto sono scritti tutti in prima persona, dove l’io narrante è figura scialba e solitaria, spesso poco attraente, afflitta da malanni reali o immaginari, quasi una vittima di un destino poco felice. C’è, inoltre, insita in tali racconti l’illogicità di certe situazioni il cui avverarsi non può appartenere alla realtà ma solo ad un’accesa fantasia che le propone come cosa vera. Quindi, in definitiva, i racconti sembrano essere il frutto di suggestioni particolari od anche di allucinazioni nell’insistito gioco di superare i limiti del raziocinio. Infine alcuni dettagli granguignoleschi con un accentuato gusto per il macabro ne circoscrivono i confini. Tuttavia sono testi piacevoli per i continui colpi di scena del tutto non prevedibili, con un finale a sorpresa che difficilmente può essere intuito in quanto la vicenda sembra appartenere esclusivamente all’onirico dove ogni evento è possibile. La brevità, infine, non è un difetto ma un pregio: ci sono autori che si dilungano in noiosissime descrizioni che nulla hanno a che fare con l’economia del racconto, come se un più esteso numero di pagine aggiungesse valore agli scritti.
Qual è la caratteristica che fa apprezzare maggiormente questi testi? È il gusto dell’invenzione, l’originalità accentuata che li allontana in modo molto deciso dal déjà vu di tante novelle che novelle non sono in quanto si limitano a pedisseque e scontatissime descrizioni del quotidiano.
L’autore prende a modello spesso Edgard Allan Poe, quello dei racconti più inverosimili, e lo cita più volte quasi fosse il suo nume ispiratore o come se volesse in qualche modo giustificarsi dicendo “se il testo vi sembra un po’ fuori dal seminato andate a leggervi i Racconti del terrore e allora capirete.”
Libro senz’altro da leggere per trascorrere qualche ora senza pensieri, per poi eventualmente arrovellarsi sul perché l’autore sia giunto a certe conclusioni a dir poco assolutamente non scontate.
Carla Baroni
2 risposte
Caro Pasquale, grazie per aver pubblicato questa mia piccola recensione.
Il mio testo vuole essere non solo un omaggio a un lato poco conosciuto di un autore – Luciano Nanni – che tanta parte ha e ha avuto nel mondo della poesia, ma anche un invito, a tutti coloro che scrivono, ad addentrarsi senza paura nel mondo della fantasia. Chi, come me, usa la scrittura come antidoto ai propri mali veri o presunti, nel valicare i limiti del reale, arricchirà molto le proprie narrazioni in qualsiasi forma letteraria vengano stilate – prosa, poesia – traendone inaspettate soddisfazioni. Perché è “il nuovo”, quello che non è stato mai detto, che riesce spesso a generare più emozioni.
In aggiunta a quanto detto da Carla, mi piace ricordare che quella di Luciano Nanni è una presenza molto importante nel panorama letterario nazionale contemporaneo. Ha insegnato all’Università di Bologna, ha condotto studi notevoli nel campo dell’epistemologia, dell’estetica e della semiologia; è poeta, critico letterario, narratore ed ha al suo attivo numerose pubblicazioni che investono tutti i settori in cui si è esplicato il suo impegno culturale. È altresì autore di un molto puntuale “Glossario di metrica italiana” ed è anche animatore e punto di riferimento (non so se anche fondatore) del gruppo letterario “Formica nera” di Padova.
Da parte mia non posso che complimentarmi con il prof. Luciano Nanni per la sua lunga e prestigiosa militanza letteraria che, per quanto mi risulta, prosegue con inalterata dedizione.