Sul comò nero della nonna a tre
cassetti: il posto fisso del presepe.
Bambino, raccoglievo
ai primi di dicembre
muschio, tagliando a fette
la terra sottostante a farne prato;
e il mandarino dava
rametti come alberi.
Ad aiutarmi c’erano
felici le sorelle. Il mio presepe
di dopoguerra con pochi pastori
(un San Giuseppe incollato con cera
e la Madonna a cui mancava un braccio,
irrimediabilmente
perso, indenni lavandaia, pecoraio
e quattro pecore bianche e mansuete)
era fraterno alla severa fede
della devota madre.
Oggi al presepe s’applica Francesco
con discreta presenza di pastori
e suo padre gli taglia a fette il muschio.
2 risposte
Che bello questo presepe bambino, di un bambino felice che anche con pochi pezzi e pochi mezzi, ma con l’aiuto delle sorelle felici anche loro, per la madre e con la madre sistemava il suo presepe sul settimino per goderne tutto il giorno e la notte.
La tradizione napoletana del Presepio è molto antica ma nel 1800 e primo 900 conobbe un periodo di grande entusiasmo e non c’era casa a Napoli dove non si allestisse. Mio padre ne faceva uno grande, partendo dal cartone e dalla colla, con pastori che andavano e venivano dalla collinetta dove sotto c’era la Grotta del Bambino. Le case, ora grandi , ora piccole erano fatte con le scatolette delle medicine che mi dava durante l’anno e che io, piccina, prendevo in attesa di vederle diventare parte della casa di Gesù. Il mio gatto, infreddolito, si andava a raggomitolare proprio nella grotta, opportunamente riscaldata da lucette colorate e non c’era verso di farlo uscire da lì se non alla Vigilia.
Ps scusate l’intromissione ma i versi del poeta mi hanno acceso questo ricordo e non sono riuscita a non condividerlo.
Adele Libero
Il tuo, cara Adele, è un intervento emozionante e coinvolgente. Grazie