senzatetto su panchina

Carpe Diem

Al sole di gennaio, Robinù,
stende un guanto con stimmate di cielo
dall’attico di una panchina blu.
Vecchia volpe del furto con destrezza
ruba ridendo il sole, Robinù,
senza dare nell’occhio il guanto che
sferza fustiga slabbra tramontana
(non si accorgono i ricchi dell’esproprio,
passi rapidi a radere il pavè).

Equivocando forse col Poeta
che gli lasciò nell’Urbe quella casa
– Via Orazio – senza numero civico –
del giorno ruba un unico elemento,
il solo che occupando interamente
centotrenta decimetri quadrati
lascia indenni le stanze ed il parquet.

Parla agli alberi, ascolta fole arcane.
Poi srotola un giornale, Robinù,
nell’andito della panchina blu,
ne libera minuzzoli di pane
per un’agape gaia con gli uccelli.
Sbrecca sbriciola scambia insieme a loro
miche minute con parole ignote
(sorpresi noi da tanta meraviglia,
stranieri a quel fraterno rendez-vous).

Si fa notte e appagato, Robinù,
il guanto con il sole nella mano,
si stipa nella teca di cartone,
per caso non gli riesca di scippare,
al Controllore Capo di frontiera
(check-in partenze per altre stazioni)
residuo un permesso di soggiorno
in quella casa blu – ampio giardino –
quattro luci – con vista sul metrò.

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    2 risposte

    1. Vorrei fare prima di tutto una premessa. Commento questa poesia tra tutte le bellissime che il sito ci offre perché è quella che mi appariva più spesso nei vari tentativi di approcciarmi al blog. E’ inutile che Pasquale mi dica “clicca così, clicca cosà”. Mi sono resa conto che i computer si adattano ai propri proprietari e le scritte che appaiono a lui – Pasquale – non appaiono a me e viceversa: e questo l’ho sperimentato con altri miei amici. Quindi facendo vari tentativi troverò finalmente il modo approvato dal mio suscettibile strumento.
      Allora, vengo alla lirica in oggetto ” Carpe diem”. L’argomento non è nuovo: tratta del povero barbone che dorme sulla panchina, ma quanta leggerezza nella descrizione, quanta mancanza di retorica! Il protagonista si trasforma nella Mary Poppins del momento, capace di infondere una grande serenità.
      Di primo acchito questo sentimento non sembrerebbe positivo: dovremmo provare compassione, pietà, rincrescimento per la vita disagiata del mendicante. Ma egli non è un barbone qualunque, è Robinù, ossia Robin Hood, il povero che porta aiuto ai poveri.
      In questo mondo in cui ogni giorno di più si perdono i valori veri della vita, dove ci si suicida per qualche gruppo di ragazzini che ti bullizzano o anche perché ci si è innamorati di una ragazza che non esiste inventata da un altro povero diavolo per colmare la sua solitudine e in cui la massima aspirazione dei nostri giovani è diventare un influencer, Robinù ci invita a godere delle piccole cose dell’esistenza, tutte gratis, che non sappiamo più vedere. E’ un messaggio bellissimo.
      Grazie Umberto.

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