Rodolfo Vettorello
Nato a Castelbaldo (Padova), vive a Milano.
Laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1962 con Gio Ponti ed Ernesto N. Rogers.
È stato Assistente Volontario alla Cattedra di Architettura degli Interni del Prof. Carlo De Carli dal 1964 al 1970.
Ha operato come Architetto Progettista e Direttore di Lavori presso la Provincia di Milano e successivamente e fino al 2005 nella Libera Professione in maniera singola e associata.
Ha vinto il primo Concorso di Poesia, il Milano Duomo Lions Club nel 2007 affermandosi in seguito e fino ad oggi al Primo Posto in 242 Concorsi Letterari di prestigio e ottenendo nove Premi alla Carriera.
Ha ottenuto come premio di Concorsi la pubblicazione di circa 35 Sillogi Poetiche nelle diverse collane, una Raccolta di Racconti e un Romanzo vincitore del Premio Autori per l’Europa 2012, dell’Editrice Ibiskos-Ulivieri di Empoli.
La visibilità ottenuta gli è valsa la nomina a Presidente di diverse Giurie di Premi Letterari e la partecipazione a eventi culturali di rilievo e l’incarico di docente di Letteratura Poetica per l’UTE, Università della Terza Età del Lions Club Milano Duomo, anni 2012 – 2015.
Ha avuto incarichi per Prefazioni a Raccolte Poetiche da diversi Editori ed é responsabile della Collana Poetica “Airone” per la Edizioni HELICON di Arezzo.
È Vicepresidente dell’Associazione Culturale ASSOSINDERESI per una Cultura Etica, nata a Milano nel 2018.
Laurea Honoris Causa in Letteratura Poetica (Apollinaris Poetica) dell’UPS Università Pontificia Salesiana di Roma nel marzo 2019. Questa Laurea viene conferita ogni anno a un solo poeta distintosi in ambito nazionale.
Laurea Honoris Causa della World Humanistic University di Miami (USA), in Scienze Umane nel dicembre 2019.
Nel 2017 è stato chiamato a far parte dell’Italian Poetry, l’associazione dei più rappresentativi poeti nazionali.
Nel giugno 2020 ha ricevuto dall’Organizzazione Lerici-Pea il Premio” Montale” Fuori di Casa, per la Poesia. Dal gennaio 2021 è stato chiamato a far parte della Giuria del Premio “Montale” fdc.
Nel gennaio 2020 è stata presentata da Università accreditata la sua Candidatura al Premio NOBEL per la Letteratura.
S H A M I R A
(Silloge di sei poesie dedicate alla violenza sulle donne.)
LE CARAMELLE DI SHAMIRA
Scavalcano muri e cancelli, di notte.
Rumore di scarpe su e giù per le scale:
col calcio dei mitra spalancano porte.
Uccidono gli uomini inermi, mio padre
e prendono donne e mia madre
violentano a turno. Il più grande
mi strappa i capelli e mi spinge sul camion.
Li picchiano a morte i fratelli che piangono.
Io non mi ribello, non so come fare.
Mi toccano in tanti,
mi toccano dove non voglio.
Se prego, se piango,
mi fanno del male più a lungo.
Ho un nome di donna-bambina, Shamira
ed ho tredici anni soltanto.
Ho piccoli seni che paiono
boccioli socchiusi di rosa.
Mi dicono bella e promettono cose,
di quelle che sogno da sempre:
le Barbie vestite di seta e le caramelle.
Mi chiamano amore alle volte,
i miei innamorati, oltre cento.
I cento soldati in fila per uno al bordello.
Mi chiamano amore
e chiamano amore la cosa che fanno.
Non posso resistere a lungo al tormento
e voglio morire ogni giorno.
La veste che odora dei corpi sudati,
la pelle che brucia del fango dei baci,
le voglio lavare.
Non voglio morire portandomi dentro,
nel buio del ventre,
lo sperma rovente di cento soldati.
LA BAMBOLA DI SHAMIRA
Shamira quest’oggi è più sola.
Non vede più lune di sangue,
da mesi, Shamira
e avverte che il ventre si gonfia
e pensa sia colpa
del nero di luna
che a notte non splende.
Shamira, la bimba violata da cento soldati,
pretende che il ventre che cresce
sia dono per lei che voleva…
Chiedeva una Barbie vestita di seta
ma avrà per regalo una bambola vera.
Il piccolo grumo di sangue rappreso
che porta nel grembo
avrà le sembianze, tra poco,
di un dolce balocco con pelle di creta.
Saranno più amare del sale,
più dolci del miele
le lacrime sparse da lei che se prega,
invoca il suo Dio che non voglia
che un’altra creatura
sia femmina ancora.
La femmina è un vaso
che senza peccato si colma
di tutta la somma completa
dei mali del mondo.
La femmina sola.
SHAMIRA E JAMILA
La bimba di nome Shamira, stanotte,
ha dato alla luce una figlia:
il nome prescelto è Jamila
per dire ch’è bella,
più bella dei cieli d’estate.
Ha gote rosate
ed occhi più neri e lucenti
di stelle le notti d’agosto.
Del padre non sa, si confonde Shamira,
coi cento soldati che l’hanno violata.
Immagina solo di averla sognata,
voluta da sola,
nel modo di un canto venuto con vento.
Non chiede e non vuole Shamira
parole di bene.
E’ debole e forte ad un tempo;
un figlio che dentro ti cresce
ti rende potente ed intacca
la voglia che avevi
di cedere al male e finire.
La stringe sul petto la figlia,
cercando di darle conforto,
sa già che se c’è da soffrire
sarà come sempre.
La femmina è nata a patire;
sul corpo di lei si consuma
il solito dramma.
Lei soffre, la donna, per dare la vita
e tutta la vita di donna
è solo un eterno morire.
SHAMIRA CHE PREGA
E’ triste stasera Shamira,
lei sa che tra poco
la vita che porta nel grembo
avrà la sua parte nel mondo.
Un piccolo spazio. Non conta,
lo sanno da sempre le donne,
non conta che un nulla una donna.
Avrà sofferenze e fatica,
percosse ed insulti
e tutte le colpe del mondo
saranno sua colpa.
Per questo ora vuole, ora prega
sia maschio quel bene che aspetta.
Un maschio che sia la vendetta
per tutte le pene subite.
Non vuole una femmina e prega.
Poi triste si ferma a pensare,
Shamira che crede
si debba accettare il figlio che viene.
Se un uomo è violenza e sopruso,
la donna è quel canto di cielo
là dove la vita fiorisce.
Se un uomo è la guerra
la donna è la pace che viene
se il cuore pian piano si acquieta.
SHAMIRA E L’ AMORE
Le donne abusate hanno tutte una storia
che un po’ si somiglia.
Qualcuna ha ceduto all’inganno
del ladro di turno
che ruba la vita.
Un’altra si è data,
con tutta la furia del sangue,
a chi le ha promesso l’eterna bellezza.
Shamira, la piccola donna-bambina
subisce la sorte di tante sconfitte
e ciò che comporta la Guerra.
Le donne non sono che prede,
dei corpi da usare per dare piacere.
Non conta se avrà tredici anni soltanto,
la donna,
se perderà il senso del bene e del giusto,
se avrà ribellione e ribrezzo
per l’uomo qualunque che voglia abbracciarla.
Se tutta la vita che ancora le resta
nient’altro sarà che l’attesa
di un’ora soltanto d’amore,
di un’ora d’amore ma vero.
SHAMIRA ALLA CASA DEL PADRE
All’ultima nata del nido,
promette, la vita,
un mondo di là da venire
di pene e fatiche.
Non ha dentro il cuore segreti,
non sogna altre vite.
Le bastano i piccoli giorni felici
di chi sente il sole nel cuore.
Se sogna, lei sogna le cose
dei bimbi di tutti i paesi,
la Barbie vestita di seta
e le caramelle.
Non sogna altri sogni. Lei spera
che il mondo rimanga capace
di scelte pulite e gentili.
Non sogna altre vite Shamira.
Si chiamerà donna soltanto
il giorno dei sogni d’amore.
In casa del padre il suo posto
è all’angolo accanto alla scala.
Il letto è segnato da un poster
col viso di un divo del rock.
La guerra che avanza
ha luci lontane di scoppi
e fiamme che bruciano l’aria.
Se un uomo diventa un soldato,
la donna una schiava di guerra soltanto,
la preda di un branco di lupi.
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2 risposte
Una straordinaria perizia compositiva che denota la perfetta comprensione del ritmo ternario pascoliano sta alla base di “Shamira”, silloge di sei composizioni che hanno come argomento la sopraffazione sulle donne da parte dei governi integralisti islamici.
Se il ritmo ha la dolce cadenza del novenario, il contenuto esprime una possente forza rivendicativa: il tono è allarmato, il colore tragico, la narrazione incisiva e incalzante.
Un esempio egregio di poesia civile.
…la situazione è infinitamente triste, anzi tragica; si sa quante poverine vengono violate in certi ambienti e in certe situazioni, è storia di ogni guerra in ogni tempo. Storia in sé degna di pietà e di sdegno; non so se questo ritmo dattilico un po’ monotono, questi versi brevi siano una scelta per far sentire di più il grigiore di una vita di violenza e dare l’idea che speranza di cambiamento non c’è. E’ un ritmo che sa di rassegnazione e forse è per questo che il poeta l’ha scelto. Il novenario non è nelle mie corde- come per tutte le cose il gusto personale influisce anche in questo…per Domenighini è un ritmo dolce, per me è un ritmo noioso- però penso che in una poesia di questo tipo e per rendere questa atmosfera sia adatto proprio perché, come dicevo, una cadenza così regolare mi dà l’idea della rassegnazione, di una vita che non ti permette mai un’alzata di testa. Grande è la sensibilità del poeta verso la condizione della donna-bambina , ne capisce il tormento, l’animo oppresso e martoriato, le speranze che sa essere inutili, i sogni impossibili.. Una poesia che colpisce e una lezione di vita per certe giovani che nel nostro mondo hanno tutto e non sono mai contente.