Luciano Domenighini
( Per le notizie bio-bibliografiche si veda il post 24/11/2022)
DALLA SPIAGGIA
Perché un sì chiaro, libero mattino
terso s’inarca il giorno dell’addio?
Lascio gli amori, i giochi, i fiori, il vino,
ed un bel tempo figlio dell’oblio.
Sfuma laggiù nel cielo la marina
riverberante al sole che risplende:
portale d’una chiesa alabastrina
nell’orizzonte azzurro si sospende.
O giovinezza tutta ti rinvengo
balenandomi in cuor la nostalgia
di ciò che solo per amore tengo
della smarrita dolce terra mia.
Ma torni ancora un libero mattino
ad inarcarsi in un giorno d’addio:
possa lasciare ancora fiori e vino
in un bel tempo figlio dell’oblio.
***
REVERIE D’AMOUR
Sogno l’immagine d’una fanciulla,
icona fragile, fiore del nulla,
cute tangibile, prona al bisogno,
nervo sensibile dentro al suo sogno…
***
POETA PER CASO
Io sono poeta per caso
che in rime la mente trastulla
sui clivi d’un brullo Parnaso
sognando l’ebbrezza del nulla.
Eppure da questo romito
sfiorito ricovero scorgo
sul fondo del piano infinito
turrito profilo di un borgo
che canta le pie meraviglie
di tre torricelle vermiglie
e spande nell’aria di quelle
fragrante sapor di vaniglie.
***
L’ETERNA GIOVINEZZA
Non credo appassite le rose
né a quel che mi dice lo specchio:
per tutto un complesso di cose
non son diventato mai vecchio.
Per troppo ebbi fede e speranza
e ho troppi arretrati di danza:
per tutto un complesso di cose
non vedo appassite le rose.
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4 risposte
Leggerezza, fantasia, estro compositivo. Il “poeta per caso” Luciano Domenghini
porta ancora in sé un’eco del fanciullino. Il tempo passa ma non offusca, non sbiadisce, non diminuisce i desideri e le speranze. Ancora vede, crede e sente. Così la voce resta incontaminata e i suoi versi riflettono un mondo interiore illuminato dalla luce dei ricordi che ancora vivono e condizionano, al meglio, il nostro esistere.
Quello che mi incanta nella poesia di Luciano Domenighini è soprattutto la sua maniera di dire con leggerezza le verità più grandi e la capacità di sintesi incredibile che contraddistingue i suoi versi. Mi è successo , e non una volta sola, di ritrovarmi a buttar giù per una sua poesia di pochi versi ( spesso ne usa solo quattro), commenti ben più ” succosi” di quelli che mi veniva di scrivere per poesie lunghe mezzo metro. Perché Luciano , uomo di sensibilità, cultura, intelligenza, cortesia e garbo, ha questo dono straordinario : in quattro versi riesce a metterti davanti materia per riflettere su un’infinità di cose e del mondo, e dell’anima, e dei rapporti umani e del nostro esistere. Il suo linguaggio è terso, la forma cristallina. Traspaiono dalle sue poesie saggezza, forza, equilibrio, serenità. Gli ho detto a volte, e lo confermo, che non cambierei una sua poesia di quattro versi in cui ogni parola è stata scelta, soppesata, lucidata e lavorata come un diamante in modo da rimandare molteplici sfumature di luce e di colore, con certe composizioni che tentano di aureolarsi di mistero con la chiacchiera dell’ermetismo e che non solo non mi invitano a leggerle, ma che tante volte, strizza strizza, non è che abbiano un gran succo.
Domenighini stringe l’impulso poetico in pochi versi: sgrossa, rastrema, riduce. Cerca la sintesi, sceglie la parola, configura il verso nell’ampia portata semantica, evoca le rime e i metri che gli sembrano rispondenti alla situazione da dire. Nascono così autentici gioiellini, godibilissimi lacerti poetici.
Ringrazio Lidia, Lido e Pasquale per i bei commenti.
Loro sono poeti e se l’approvazione viene da un poeta vale il doppio.