Georgica

Da sempre i tralci delle viti
annerano la cucina del contadino;
da sempre il maleficio della civetta
gl’irrompe pauroso nella memoria.
Povero cristo, nato a sognare
raccolti migliori nel disperato amore
di un pugno di terra alla collina
dove si spengono i rossi clamori del giorno
dove insanguinate iridescenze
gli dicono l’eterna parabola
di un’oblazione senza contraccambio. Ma basta
un piatto di ceci ruminato al torrente
che si trascina il vecchio saggio e un po’ ebete
chiamato tempo a nutrire
risorgenti speranze. E lo sguardo
cavalca l’orizzonte, la voce dell’acqua
è preghiera, il ferro affonda nella terra
al sordo sussulto del cuore.

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