A baciare templi ed erbe, del cielo
si piegano le labbra azzurrorosa.
Già cade il sole e già risveglia i fiati
tenaci della notte, le presenze
numinose, diffuse
nel cantico del tempo che si spiega
per bocche di poeti.
——————–E sono i templi,
arpe d’oro, che forniscono suoni
alle dita del vento:
de te narratur soffiano leziosi,
perché davvero questa storia antica
ci appartiene da sempre,
sale per scarni pani, duro groppo
di radiche e di ruderi,
seme d’umano.
—————Io qui tra i templi,
ostia designata, piego il capo
al dovere della vita
che mi strappa lontano.