Un poeta per volta: Vittorio Verducci

VITTORIO VERDUCCI

 

Presentazione di Lidia Guerrieri

Vittorio  Verducci , Professore di Lettere con una lunga carriera alle spalle, vincitore di numerosi premi letterari e Giudice in concorsi  nazionali e internazionali di poesia, si presenta  già da questi pochi “ campioni” come un poeta di comprovata e solida esperienza nel campo della  poesia in metrica.

 L’amore è il tema che domina  queste poesie : sia esso tutto terreno -per una donna e per la vita-, sia esso celeste – l’amore per  Dio Padre-. Una fede profonda permea i  versi di “ La strada della speranza “, doppio sonetto rovesciato  speculare (nel quale il poeta ricorre anche alla consonanza dato che nello speculare il suono delle rime tende a perdersi) per narrare l’abbandono dell’anima alla pietà celeste e la riconoscenza per quel perdono che non viene mai negato a chi sinceramente lo chiede. La disinvoltura con cui Verducci si muove sul terreno della metrica si conferma in “Canto all’amore”,  dove il tema della donna, di  sapore stilnovistico, si snoda sul filo della glosa, forma nobile e infrequente, familiare solo agli esperti e adatta a penne raffinate . La ricerca di  nuovi modelli espressivi mette un altro tassello in “ M’inebrio d’infinito”, nel quale la spinta dell’anima verso l’alto si muove su un sonetto del tutto nuovo : rima alternata non su quartine, come di tradizione, ma in stanze di sette  versi  di cui sei endecasillabi  ( che diventano cinque versi e quattro endecasillabi  nella seconda parte) più  un settenario centrale  in tutt’e due i casi che trova il suo riscontro come misura nella stanza successiva. Volendo, si può leggere il tutto anche come  terzine di endecasillabi (che  nella seconda parte diventano coppie speculari) interrotte da un settenario  centrale che  ritorna  sia come misura che come rima al centro di ogni gruppo di versi. Forma impegnativa e piacevolissima. Chiudono questo “ assaggio” della poesia di Verducci  due sonetti classici di  perfetta fattura su uno dei temi  preferiti da questo poeta così sensibile  alla bellezza ed alla bontà: la spinta dell’anima  verso l’infinito, la ricerca della pace, del silenzio, il ritorno nella “ culla primigenia”  che ci riporti alla tranquillità e all’innocenza, là dove ci chiama la profondità del cielo e ci attirano le mille luci di “Colui che move il sole e le altre stelle”.

 

*

 

LA STRADA DELLA SPERANZA

I

Senza speranza a lungo ho combattuto,
Signore, senza te, nell’irrequieto
intristirsi dei giorni, rivestito
dell’angoscia del nulla e abbandonato

solo all’ombre del tempo mio passato,
che fu d’ebbrezze, e cadde poi smarrito
in un pensare funebre, d’Amleto,
per fuggire da un vivere perduto.

Poi ho guardato in cielo, il suo velluto
calmo d’azzurro, il tremolare quieto
del firmamento a notte, e poi il vagito

ho sentito del mare, l’infinito
suo turchino fluttuare, e sul segreto
d’un infranto barcone ho riflettuto.

II

Vagava in mare quel barcone e muto
cercava scampo da un destino inquieto
tra l’increspar dell’onde, e pur ferito,

vagava e chiaro rimirava e ardito,
perché da segno azzurro, a me inconsueto,
era quel suo guardare sostenuto.

Dell’azzurro del mare era imbevuto,
come da terso cielo reso lieto,
e lì il suo Dio vedeva, a Lui rapito
s’affidava, e affidava il suo passato.

Quel Dio sei tu, Signore, ed ho guidato
pur io dal mare al cielo il mio sfinito
barcone della vita: al tuo roseto,
dove ho sperato, e tu m’hai dato aiuto.

*

CANTO ALL’AMORE

Canto alla terra, al cielo, ai monti, al mare,
per la mia donna un cantico d’amore:
celeste grazia che mi fa sognare
le sue carezze nel gioir del cuore.

Son biondi come l’oro i suoi capelli
e qual fiumana vivida, solare,
m’ispira versi che, in ameni orpelli,
canto alla terra, al cielo, ai monti, al mare.

Ride lo sguardo la sua gioia azzurra
che par dipinta di radiose aurore,
e va suadente al cuore e mi sussurra
per la mia donna un cantico d’amore.

Dolci ha le labbra, un morbido sorriso
sì che un fiore di rosa lei m’appare,
e guardo e canto: “È come un fiordaliso:
celeste grazia che mi fa sognare”.

Nel suo bel viso ovale, vellutato,
io mi perdo, m’attendo il suo favore:
e lei mi porge il dono suo più grato,
le sue carezze nel gioir del cuore.

*

M’INEBRIO D’INFINITO
(1° Premio Città del Giglio 2020)

Notte serena, e qui, sul mio balcone,
mi riposo, a distendere la mente
nella gran pace, mentre una canzone
d’un’armonia insistente
sale di raganelle e ricompone
le infrante gioie al cuore mio dolente,
e tacita e addormenta la ragione.

.

E guardo il cielo: oh, magica visione,
fra il tremolio stellare sorridente
e il Cane e Sirio ti dispieghi, Orione!
E tu giada d’oriente
appari a me col tuo sognante alone,
o luna che lassù vegli silente
qual chiarore d’un diafano lampione!

.

E in questa pace un flebile vagito
sussurra alla mia mente: “C’è un pianeta,
è il tuo giardino avito,
là, nell’astrale immensità segreta,
agli ancestrali sogni rifiorito”.

.

È forse fantasia, ma l’ho sentito,
quell’Eden è risorto, è la mia meta,
e in cerca di quel mito
vago tra stelle e lune, e in me il poeta
s’inebria d’illusione e d’infinito.

*

SU QUELLA NUVOLETTA

Su quella nuvoletta, bianca, in cielo,
vorrei abbandonare i miei pensieri,
navigare nel palpito del velo
del gran silenzio blu, nei suoi misteri

librarmi e, come da reciso stelo
volano via i petali leggeri,
al soffiare dei venti d’asfodelo
sfibrarmi e vanir su, per i sentieri

dell’infinito esistere del nulla,
nella sacrale irrealtà verace,
dove ogni cosa si rifà fanciulla

nella distesa d’una immota pace,
e torna ricomposta nella culla
del tutto primigenio e dorme e tace.

*

NOTTE DI STELLE

Notte di stelle! Occhieggia il cielo, terso,
d’argentee gemme nel suo manto nero,
e in un guardar stupito, col pensiero,
m’involo e fuggo su, nell’universo,

in cui sereno mi profondo, perso
nel vuoto immenso, in un andar leggero
tra quel brillio silente, e nel mistero
che sa d’assenze senza fine, verso

antichi ammassi vago, dove Orione
grande rifulge con la stella Sirio,
e verso l’Orse e verso… l’illusione..

Perché in quel vuoto avverto il mio delirio
che mi tempesta e mi rapisce cuore:
è il Nulla? È Dio? È il Tutto: il Tutto-Amore.

 

Vittorio Verducci

 

Nota biobibliografica

Vittorio Verducci è nato nel 1947 a Notaresco (TE) dove risiede. È stato insegnante di lettere nella scuola media ed è abilitato in italiano e latino nei licei. Attualmente è in pensione. Autore di racconti e poesie in lingua e in vernacolo, ha partecipato a numerosi concorsi letterari, nazionali ed internazionali, ottenendo molteplici menzioni e primi premi. Tra le sue pubblicazioni citiamo: Paose mi, poemetto in terzine dantesche e sonetti, in vernacolo su Notaresco; Via Crucis, sonetti in vernacolo abruzzese sulla passione di Cristo; Oltre l’esistere, (ed. Menna Avellino, 2010), poemetto di argomento filosofico-religioso, in terzine dantesche e sonetti; Nel segno dello stile, (presso Circolo IPLAC, Mestre, VE), sonetti, acrostici e rondò dedicati ad amici; Sogni d’amore, poemetto in terzine dantesche e sonetti tratto dai racconti di Maria Rizzi, di Roma. Sempre con Maria Rizzi è coautore di un libro di racconti (Storie di donne nella storia); altri libri li ha redatti con gli scrittori Francesco Pirocchi (di Roma); Lucio Cancellieri (di Teramo, sulle tradizioni teramane); Giovanni Di Girolamo (di Bellante, Teramo, commedia dialettale). è autore del testo di alcune canzoni e dell’Inno Paese mio, dedicato alla sua città natale. Fa parte di giurie in concorsi letterari nazionali ed internazionali e collabora con alcune riviste a diffusione nazionale (“Il Convivio” di Catania, “Verso il Futuro di Avellino). È socio di diverse Associazioni letterarie: L’Accademia Alfieri (Firenze); Circolo IPLAC (Mestre); Il Convivio (Catania); Verso il Futuro (Avellino); Teramo Nostra (Teramo); HEART- Compagnia Multiartistica di Ortona (CH); Pelasgo 968 di Grottammare (AP); Centro Lunigianese di studi danteschi (Ameglia-SP).

 

***

 

                      

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13 risposte

  1. Ringrazio il poeta Pasquale Balestriere per l’ospitalità concessami e la poetessa Lidia Guerrieri per la bella presentazione, con la speranza che queste mie poesie siano apprezzate.

  2. Caro Vittorio, tu sei una stella in questo universo di FB, un esempio di quello che può la poesia quando nasce da un cuore sincero, buono e semplice, da una mente limpida, da una penna colta. Io lessi a suo tempo Utopia, ti ricordi? La lessi con passione e arrivai a conoscerla più che bene perché certe parti te le inviai registrate e siccome non sono brava in queste cose, feci tante prove e stai sicuro che se il libro non mi avesse appassionato così tanto, mi sarei scoraggiata e avrei desistito.. So bene di cosa sei capace. Spero di leggerti qui tante volte…perché sei un maestro, un modello e già queste poche poesie invogliano a conoscerti sempre meglio… Se approfitto di questo spazio per mandarti gli auguri di Buona Pasqua mica è fuori luogo, vero ? Beh…anche se lo fosse te li mando lo stesso . Abbraccioniiiii!!!

  3. A questo “Signore”, io e anche tu Pasquale, dobbiamo essere molto grati perché con il suo contributo abbiamo vinto diversi premi e riconoscimenti. Ti ricordi? Lo conoscemmo personalmente, ma solo di sfuggita, nella lunghissima cena del Concorso di Grottammare nel quale entrambi ricevemmo un premio. Poi io, non so tu, l’avrò incrociato in altre occasioni senza accorgermene in quanto non mi pare sia persona che ami mettersi in mostra. E ne avrebbe tutto il diritto per come scrive. Tuttavia, dato il preambolo, non sto a elogiarlo perché mi pare stonato, una specie di captatio benevolentiae anche se non partecipo quasi più ai concorsi per motivi di salute. Lo faranno molto meglio di me Luciano e Lido che con questo tipo di poesia, sia per la forma che per i contenuti, vanno a nozze.
    Io mi limito a ringraziare il professor Verducci per avermi qualche volta apprezzata.

    1. Vinsi il Grottammare , sez. poesia singola, nel 2017, ma non mi ricordo se il prof. Vittorio Verducci fosse tra i giudici, tanto meno di quale sezione. Però so che il suo nome compare spesso in giurie di premi letterari. E ricordo pure che Verducci ebbe parole lusinghiere su alcune mie poesie apparse sul blog “Alla volta di Leucade”.

      1. Dott. Balestriere, ho avuto modo di leggere le sue poesie. Ne ammiro lo stile e la significatività del contenuto. Grazie.

    2. Dottoressa Baroni, la ringrazio. Ho avuto modo di leggere le sue poesie ai Concorsi letterari e sono convinto che lei è una eccellente poetessa

  4. Le strofe di endecasillabi rimati di Vittorio Verducci, per andamento ritmico,larghezza di eloquio e modi verbali, ricordano la poesia dei due grandi poemi di Ariosto e di Tasso.
    Scommetterei che Verducci è un loro estimatore.

    1. Dott. Domenichini, la ringrazio. Si, io amo Tasso e Ariosto, ma in particolare modo Dante. Amo la poesia (in lingua e in vernacolo) e la letteratura in genere

  5. Anche se non sono credente (sono agnostico, come mio zio Anchise), mi riconosco in parte in questo bisogno di sentirsi partecipe di una anima mundi che si rivela in ogni aspetto della natura e del cosmo. I versi poi, sono ben composti e godibilissimi.

    1. Grazie dott. Pacciardi. Dio non è dimostrabile scientificamente (l’umana ragione cade al di fuori del mondo esperibile). Permane però nell’ uomo l’ esigenza del Trascendente. Un concetto mi fa pensare a Dio: quello di Infinito

  6. Emerge immediatamente, nella poesia di Verducci, una forte istanza religiosa che ben si coniuga con un naturale istinto umanitario tale da innescare sentimenti di partecipazione e di condivisione. Lessico e lingua, di una naturalezza disarmante, sostengono immagini delicate, pensieri assorti, percezioni di verità e bellezza.

    1. Grazie dott. Balestriere. L’ esigenza religiosa è un qualcosa che sfugge alla ragione umana. È il profondo bisogno di superare la precarietà dell’ esistenza e di proiettarsi verso l’ assoluto.

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