Bartolo Cattafi, Alcune poesie

Questo blog propone soprattutto poesia. E, come chi ci segue avrà senz’altro notato,  non è settario, ma anzi aperto alla scrittura in versi di ogni tendenza; ferma restando -naturalmente- la qualità dell’espressione artistica. Riteniamo infatti che arroccarsi su posizioni di parte, difendendole magari oltre il lecito, non solo non procuri vantaggi alla poesia, ma addirittura la danneggi. E poi pluralità vuol dire bellezza. (P. B.)

BARTOLO CATTAFI

 

Nato  nel 1922 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, è  vissuto a Milano, dove si è spento nel 1979. Tra le sue raccolte di versi si ricordano:  Nel centro della mano (1951),  Le mosche del meriggio (1958), L’osso, l’anima(1964), L’aria secca del fuoco (1972),  La discesa al trono (1975), Marzo e le sue idi (1977), Poesie scelte 1946-1973 (a cura di Giovanni Raboni,1978), L’allodola ottobrina (1979).

“Inventore di immagini, mi pare una definizione appropriata: visionario come certi pittori del Quattrocento (i paesaggi di Lorenzo Monaco, per esempio) e arguto come un surrealista alla Magritte, che va oltre il surrealismo alla ricerca di una concettualità  nuova, ironica e critica.”(Antonio Porta, Poesia degli Anni Settanta, Feltrinelli Editore, Milano 1980, p. 59)

 

MORISTI NEL MARZO VENTIDUE

Moristi nel marzo ventidue
non ti conobbi nacqui
quattro mesi dopo
per te lontano inerte sconosciuto
la mia pietà s’inceppa
un amore astratto
mi mette in moto fredde fantasie
parto dalle zone scure della foto
occhi baffi capelli color seppia.

*

PERDERCI LA VITA

Perderci la vita
battendo quel solo chiodo
estendendo il dominio a quel centimetro
là concentrandolo
sprofondare
fare l’abisso con le proprie mani
spezzettare in atomi
molecole
rompere anche gli atomi
la polvere che resta sulle dita
ti segna in eterno
indossa guanti
metti le mani in tasca
tagliati le mani.

*

SCIROCCO IN SICILIA

Alle porte del Sud róse dal mare
agavi e capre bivaccano covando
il sangue fatto polvere nei secoli
vecchio odore immobile del mondo.

Mezzogiorno su razze dolorose
favola sbarcata come un padre
lamento della sete dei cammelli
ogni ulivo è per te una bandiera
ogni cuore l’arancia ritrovata
ogni donna la cavalla cavalcata.

Colmate le chiese d’incenso e di gridi
come battelli di spezie e di limoni
fanciulle atroci sull’antica schiena
affogano cantando il grosso sesso
uccello starnazzante rosso e nero
in un bagno mordace d’acquasanta.

Caldo corpo di favola e fuga
tinnante del frumento dalle pietre
Scirocco spada di Dio in processione
rosa in mano alle grige famiglie
nuvola e sonno maturo sopra i tetti.

Un’ombra di geranio macchia il muro
una salma appassisce nel deserto
come un sacco di miele abbandonato
Scirocco curvo lutto luminoso
alitante l’aroma del Corano
sul folle gesto del sangue crocifisso.

Per noi urlano gli occhi solitari
per noi la carne è uno sperso animale
per noi il pianto è una bianca corona
di farfalle impazzite nelle stoppie.

Germoglia il tuo latte tagliente
dentro gole oscure uteri muti
Sicilia sposa di capri e di califfi
Sicilia offerta all’immenso assalto
del vento che trascina tristi quaglie
oltre il mare cedendole agli ulivi.

*

TABULA RASA

D’accordo, amore. Espungiamo
dal testo perle d’acqua
su petali,
le frange estese,
le bolle della schiuma.
Le cose lietamente necessarie.
Togliamo anche
l’acqua l’aria il pane.
Giunti all’osso buttiamo
fuori la vita
l’osso, l’anima,
per credere alla tua
tabula che mai
avrà l’icona, l’idolo, la cara calamita?

Bartolo Cattafi

***

Altri scritti dello stesso autore:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

4 risposte

  1. Una descrizione spezzata. Lampi di immagini, quasi un parossismo descrittivo. Lontano dal mio personale sentire. Tuttavia affiorano espressioni estremamente suggestive, direi fulminanti, come in scirocco in Sicilia: …il sangue fatto polvere nei secoli / vecchio odore immobile del mondo. O come… il sonno maturo sopra i tetti… (nella stessa).
    Un poetare per me problematico, non banale, anzi… difficile, con una rappresentazione di figure non congruenti, spiazzanti.

  2. E’ un genere di poesia particolare : pennellate rapide, di sicuro effetto visivo prese una per una, ma ci vedo come ” appunti” messi lì e lì rimasti, come se l’autore avesse avuto visioni, idee improvvise e se le fosse scritte per non dimenticarle proponendosi di metterci, dopo, un ordine e di costruire dei collegamenti che poi non sono arrivati. E’ come se la sua fantasia fosse così ricca da travolgere tutto e imporsi su tutto. Non rientra nelle mie corde…a me piace un discorrere quieto, un’acqua chiara dove immergermi tranquilla e questo invece è un mare in tempesta …

  3. È una poesia frammentata e spesso anche frammentaria, piuttosto destrutturata dal punto di vista logico-sintattico anche se ben contestualizzata.
    Il tono è vigoroso, sanguigno, talora imperioso e ha un che di sentenzioso, rivelatore, quasi iniziatico, anche se di fatto è una scrittura che procede per associazione semplice e che non di rado incappa in una nebulosità che ne limita l’eloquenza.
    Quella di Bartolo Cattafi è una poesia che sicuramente manda “aux anges” gli estimatori dei testi criptici e sibillini, ma a me sembra una scrittura poetica ancora in fase evolutiva, con dei chiari limiti di espressività.

  4. E invece io trovo bellissima la poesia “Scirocco in Sicilia”. E’ un procedere per immagini inusuali ma efficaci a descrivere una terra unica sotto tanti aspetti. Dettato surrealista, onirico, ermetico nel senso di difficile comprensione, finché si vuole ma molto suggestivo a risvegliare nel lettore altri percorsi che appartengono al proprio vissuto e lo emozionano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *