Lido Pacciardi, I lirici greci

LIDO PACCIARDI

        I lirici greci

 

Pochi giorni fa è giunta alla redazione di “Glosse alla vita” questa ricchissima e ben curata pubblicazione del collaboratore Lido Pacciardi.  Si tratta di un’opera corposa (433 pagine), in cui il Nostro, soprattutto sulla scorta della traduzione dei lirici greci effettuata da Filippo Maria Pontani, dà corpo a una trasposizione in rima di circa 400 frammenti e lacerti, frustuli e relitti di ben 17 poeti lirici della Grecia antica. Operazione molto ben riuscita, come si può evincere dallo stralcio della prefazione riportato qui di seguito:

“I lirici greci secondo Lido Pacciardi”,  mi son detto cominciando a leggere questa poderosa trasposizione in rima dei versi di quegli antichi poeti. E, avanzando nella lettura, spesso con i testi originali  a portata di mano per eventuali confronti, si  è fatto strada in me un senso di meraviglia nel constatare quanto la voce dei lirici conservasse di  proprio,  pur se collocata  in una lingua diversa e in  disposizioni metriche differenti che  obbediscono a una sola esigenza e a un’unica sensibilità, quelle di Lido Pacciardi, le quali   innescano un processo ri-creativo tale  da  conservare vividamente  echi ed atmosfere e di far rivivere lo spirito che anima quella poesia.
Ciò che veramente è notevole sta nel fatto  che il mondo lirico della Grecia antica ci si offra immediato, pulsante, umano; che ne sia reso il sentore e se ne percepisca il senso profondo,  perenne e fascinoso; che se ne intenda l’humus vitale e si avverta, nitido,  il sentimento della vita. Il sentimento della vita! Che altro c’è, se non questo, alla base di ogni vera forma d’arte? È, infatti, questo moto dell’animo che stringe gli uomini di ieri a quelli di oggi, li affratella nel comune destino di fango e li luce, di gioia e dolore, di chiarori e di tenebre; e, anzi, pur nella molteplicità dei punti di vista, rende identico a se stesso l’essere umano di ogni tempo, di ogni luogo.
E dunque Lido Pacciardi dà vita a un’opera di ampio respiro e di indiscutibile valore: sia perché ha messo in rima tutti i testi dei lirici greci in cui si è imbattuto ( e già questo è gran titolo di merito) sia perché il risultato  di tale perspicuo impegno  si porta in dote tutti i crismi dell’arte; giacché mettere in rima non è operazione anodina o scontata, ma richiede a chi la pone in atto doti non comuni di intelligenza e finezza esegetiche; e soprattutto capacità poetiche tali da  provocare costantemente il lettore sotto il profilo emozionale. Del resto, e per inciso,  va ricordato che Pacciardi non è nuovo a imprese di ampio respiro e di pulsante umanità come quella di cui ora si sta trattando: ne è testimonianza “Esopo in Toscana”(Bandecchi e Vivaldi Editori, Pontedera 2010) opera monumentale di circa mille pagine, che racchiude la trasposizione in rima delle “favole di Esopo, Fedro, Babrius e altri”,  oltre a “facezie, aforismi, pensieri di Leonardo da Vinci”. Ciò per dire, anche, che certi conati quasi enciclopedici non intimoriscono Lido, ma lo esaltano, in barba  al gravoso lavorio mentale e notevolissimo lasso di tempo necessario per la loro realizzazione.” (dalla  prefazione di Pasquale Balestriere)

Complimenti a Lido da parte della redazione di GLOSSE ALLA VITA!

Ed ecco, a seguire,  alcuni lacerti nella trasposizione in rima di Lido Pacciardi.

Solone

La tempesta
Neve e grandine giù,
da nembi ingombri e pieni
s’avventano quaggiù
tra tuoni e tra baleni.
Dai potenti, rovina
sulla città procede
e il popol per meschina
stoltezza si concede,
già schiavo, ad un tiranno.
Se troppo s’è concesso
poi, rimediare al danno
non sarà più permesso.

*

Mimnermo

Come le foglie
Come tenere foglie a primavera,
che al dolce sole s’aprono e ai tepori
del radioso mattin fino alla sera,
tutto godiamo nell’età dei fiori.
Ma nere le due dee ci stanno accanto:
della vecchiezza l’una porta il dono,
l’altra la morte ed il dolore e il pianto
e l’eterno silenzio senza suono.
Come un fulmine passa giovinezza,
quasi raggio di sol che nasce e muore;
poi che ogni affetto mutasi in gravezza
meglio sarà che a noi si fermi il cuore.
Perché qual vita sarà mai, poi, quella
di chi, preda a miseria, torturato,
senz’alcun figlio, per cattiva stella,
trapasserà nell’Ade, disperato?
O di colui che morbo atroce coglie,
quando il dolor non l’abbandona mai?
Per Zeus, è vero, siamo solo foglie,
foglie soltanto, e abbiam soltanto guai!

*

Archiloco

Nemesi
La figliola più grande del buon Licambe è sola.
Non volle d’un poeta restare alla tagliola.
Ora cerca qualcuno.
Non la vuol più nessuno.

*

Pandemia
Un fico sulla roccia
che le cornacchie sfama.
Pasìfile, a bisboccia,
ognuno invita e chiama.
Da brava e bella ostessa
a tutti s’è concessa.

*

Simonide di Ceo

L’amore
La vita senza amore è vuota e spenta.
Neppur l’eterna vita degli dèi,
se questo manca, ancor che sia opulenta,
per un sol bacio mai baratterei.

*

Ipponatte

I due giorni più dolci
Con una donna, due son dolci i giorni:
quando, vergine ancora, tu la sposi
e quando, afflitto, libero ritorni,
ed alla tomba l’accompagni e posi.

*

Saffo

Amore
Un dio a me par quell’uomo a te vicino,
la dolce voce ascolta ed il divino
desiato sorriso. Batte il cuore
nel petto mio più forte e si spaura.
Un attimo ti scorgo ed è già amore;
ed in bocca un’arsura,
e nelle carni un brivido e un tremore.
Cala sugli occhi il buio, l’udito romba.
Madida di sudor quasi ne moro,
più verde son dell’erba. E già la tomba
poco a me lungi vedo, [e trascoloro].

***

 

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6 risposte

  1. Caro Pasquale,
    ti ringrazio sentitamente per aver voluto riportare alcune mie trasposizioni dai Lirici Greci. Un graditissimo dono.
    Grazie ancora e un caro saluto agli amici del Blog.

  2. Malgrado ciò che Lido fa traducendo i Lirici Greci sia arduo e aggravi le difficoltà insite in qualunque traduzione, mi sento di concordare con la nota totalmente approvante e, a tratti, entusiastica di Pasquale.
    In genere operazioni di questo tipo sono velleitarie e sostanzialmente fallimentari. Nel tentativo di applicare
    moduli metrici estranei e postumi, il traduttore sottrae al testo originale molta , se non tutta, della sua forza poetica.
    Lido invece, nei suoi “adattamenti metrici”, riesce egregiamente a tutelare la carica espressiva del testo greco, conservandone, volta per volta, l’empito narrativo,il pathos, l’ironia e, all’occorrenza, anche la comicità.
    Ciò accade per la sua collaudata perizia di rimatore ma anche per la sua personale sensibilità, per la finezza del suo gusto, in una parola per il suo talento poetico.

    1. Ti ringrazio Luciano. Il tuo giudizio è per me importante e di incoraggiamento per cercare di migliorare ancora di più i miei tentativi poetici. Grazie ancora.

  3. Mi piace pensare che Lido riesca a rendere nel modo migliore quegli antichi poeti per i motivi esposti da Luciano e da me. Però ritengo che, a fondamento di tanta bravura, ci sia una vita – quella, appunto, di Lido – intensamente e ampiamente vissuta, come sa chi lo conosce. E chi ha vissuto veramente, cioè chi ha larga esperienza delle cose umane, scende fin dove gli pare nel cuore degli altri, individuandone passioni e moti interiori e rendendoli con acume, perspicacia, bellezza. Per non dire del sentimento della natura. Ma questo è un altro discorso.

  4. Sono a metà della lettura di questo libro che da subito appare straordinario. Il mondo antico ci appare vivo e fresco in questa traduzione che è interpretazione di un sentire che si fa attuale ed eterno in tutte le sue sfumature : dall’amore che non conosce età, alle virtù ed ai molti difetti umani, il tutto in un linguaggio limpido e in una metrica in cui prevale il ritmo pacato dell’endecasillabo o quello veloce del settenario, a volte da soli a volte insieme. Ironia ( es Gusti”…” La maliarda”) , saggezza ( es ” Le sorelle”) , la potenza del fato ( es ” Onnipotenza della sorte”) e molto altro…tutto il mondo di allora giunge a noi e si specchia in quello di oggi perché nulla cambia davvero nell’uomo . Sempre presente la rima nella quale Pacciardi, come ben so da altre sue opere, è decisamente maestro.

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