Lidia Guerrieri, Tre saffiche

   LIDIA GUERRIERI

          Collaboratrice di Glosse alla vita

       

 

MISTERO

Posa la luna sul grembo sereno
di questa notte estiva e osserva quieta
le tortore che dormono sui rami
dell’uliveta.

Tacciono i monti, il mare si riposa,
in un silenzio scuro il mondo giace,
sogna ogni tetto, senza alcun pensiero,
nella sua pace.

Quale mistero dentro l’universo,
dove in ogni misura vi è giustezza,
questo squilibrio: esserci col male
tanta bellezza.

*

NOTTE DI SAN GIOVANNI

Rombo di bronzi nelle selve; greve
s’intana il buio della notte bruna
fra i rami dove appena filtra un breve
soffio di luna.

Nelle radure compiono, le streghe,
intorno ai fuochi antichi riti occulti
s’ alzano mormorii dalle congreghe
come singulti.

L’acqua al sereno, fino al primo albore
la bella lascia,  sì com’è costume:
Selene ne farà filtro  d’amore
con il suo lume.

Dolce ricordo di un festoso gioco
d’inizio Estate ai teneri miei anni:
ragazzi per la mano intorno al fuoco
di San Giovanni.

*

PRIMO SOLE

Frulla fra le piume ed in mezzo al cuore
fresca al pettirosso la Primavera
sì che in altro nido e per altro amore
palpita e spera.

Marzo scuote i cembali e il cristallino
freddo incrina e dentro l’ intorpidita
crepa il sole giovane del mattino
spinge le dita.

Come un gatto giallo fra mezzo ai rami
sopra zampe d’oro si dà alla caccia
dell’ Inverno in fuga, e dai suoi reami
d’ombra lo scaccia.

Lidia Guerrieri

 

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4 risposte

  1. Lidia… pascoliana! Brava! Mi sento vicino a questi versi, a questa natura che partecipa al mistero della vita, al fluire ininterrotto del tempo, ai nostri dolori, ai nostri sogni. Ovunque v’è un brivido, un granello che sente e risponde, che spesso ci sussurra inascoltato e incompreso, ma presente e attivo. Siamo immersi in un ambiente prezioso, che dovrebbe coinvolgerci e farci riflettere, renderci migliori. E invece…
    Il più grande crimine, il più grande nostro peccato, – oltre il male dell’odio e della guerra, questa continua hybris che appesta il mondo – è lo sfregio che rendiamo all’ambiente, alla nostra unica casa, alla nostra Terra. Qui il sentimento di appartenenza ad un miracolo unico, forse irripetibile, come lo conosciamo e lo viviamo, è totale e struggente. E la fantasia e le invenzioni dipingono scenari e costruiscono sogni, con una scansione metrica musicale, spontanea e sapiente, dove il quinario conclude e sigilla ogni quartina. Tutto palpita e vive, la poesia fluisce rorida e pura.
    Quindi… applausi a Lidia!

    1. Grazie Lido. Anch’io penso che l’uomo nella sua follia stia condannando il pianeta e se stesso alla peggiore delle sorti. C’è da sperare in un ravvedimento? Sperare certo…ma crederci…non so…purtroppo l’ambizione, la voglia di supremazia hanno accecato quelli che tengono le redini del mondo e noi poveri diavoli che potremmo provarci a raddrizzare il carretto…non contiamo un fico secco ….

  2. Messa alla prova in un modulo metrico stringente come la quartina saffica, Lidia scrive tre magnifici idilli,
    ragguardevoli per unità di linea e capacità descrittiva.
    Nel linguaggio poetico, piano e accessibile, non manca tuttavia qualche raffinatezza.
    Il tono, mite e incantato, è pascoliano
    della più bell’acqua.
    Quando leggo le poesie di Lidia trovo sempre qualcosa da imparare.

    1. Grazie Luciano; mi dici cose bellissime, troppo belle per le mie capacità, ma non nego che ne sono stracontenta 🙂 Tu sei uno dei poeti che apprezzo di più; le tue quartine, note a tutti su fb, sono una chiara dimostrazione di come un vero poeta possa seminare in quattro versi così tanti spunti di riflessione da far scrivere molto perfino a me che certo non sono un critico.

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