LUCIO PICCOLO
Lucio Piccolo, appartenente a una famiglia aristocratica siciliana, nacque a Palermo nel 1901.
La sua vita trascorse senza clamori. Oltre che di letteratura e poesia, s’interessò di musica e di esoterismo. La sua vicenda poetica appare davvero strana: molto ammirato in vita, in particolare da Montale, Sciascia e Camilleri, ha conosciuto l’oblio dopo la sua morte, avvenuta nel 1969. Nel suo dettato lirico confluiscono, in modo singolare ed efficace, una serie di elementi -molto eterogenei- che, ben amalgamati, gli conferiscono fascino e novità.
NON FU COME CREDEVI…
Non fu come credevi per lo scatto
del giorno innanzi che aveva turbato
la pianta gracile troppo sensitiva.
Per altro fu il singhiozzo subito:
forse l’eco risorta
d’una storia dolente;
ma certo in me s’apriva
tremenda ed umile
la voce che da sempre dura
e che ci lega, ognuno
di noi, al dolore d’ognuno anche ignorato.
Poi viene calma, e il riposo
al tuo riparo. Su la rena
onda dopo onda la marina lontana
forse suona una notte
in cui riemergono dalle profondità
sull’errante pianura
le luci fuggitive dei tesori
che i navigli salpati alle speranze
dell’Isole Felici
dispersero sull’acque.
*
I GIORNI
I giorni della luce fragile, i giorni
che restarono presi ad uno scrollo
fresco di rami, a un incontro d’acque,
e la corrente li portò lontano,
di là dagli orizzonti, oltre il ricordo,
– la speranza era suono d’ogni voce,
e la cercammo
in dolci cavità di valli, in fonti –
oh non li richiamare, non li muovere,
anche il soffio più timido è violenza
che li fra storna, lascia
che posino nei limbi, è molto
se qualche falda d’oro ne traluce
o scende a un raggio su la trasparente
essenza che li tiene
ma d’improvviso nell’oblio, sul buio
fondo ove le nostre ore discendono
leggero e immenso un subito risveglio
trascorrerà di palpiti di sole
sui muschi, su zampilli
che il vento frange, e sono
oltre le strade, oltre i ritorni ancora
i Inizio modulogiorni della luce fragile, i giorni…
*
VOCE UMILE E PERENNE
Voce umile e perenne
sommesso cantico
del dolore nei tempi,
che ovunque ci giungi
e ovunque ci tocchi,
la nostra musica è vana
troppo grave, la spezzi;
per te solo vorremmo
il balsamo ignoto, le bende…
ma sono inchiodate
dinnanzi al tuo pianto le braccia
non possiamo che darti
la preghiera e l’angoscia.
Lucio Piccolo
2 risposte
Non lo conoscevo, Piccolo.
Una poesia… spiazzante, ma non proprio ermetica.
Su tutto – a me così pare – il motivo della fatica del vivere e della fragilità dei ricordi. Fragili giorni lontani, che vanno lasciati là dove hanno deposto la luce che li ha, un tempo, ravvivati.
Preziosi lampi che tornano, brilli distanti ed effimeri, speranze irrisolte, ma non per questo meno preziose e presenti.
E poi il tema del dolore che nella prima lirica in particolare (ma anche nelle altre due) – “Non fu come credevi” – emerge e si presenta come caratteristica universale della vita di ognuno di noi:
… ma certo in me s’apriva
tremenda ed umile
la voce che da sempre dura
e che ci lega […]
al dolore d’ognuno anche ignorato …
E qui ritrovo un aggancio abbastanza esplicito e diretto con la bella lirica di Umberto Saba “La capra”:
… Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perchè il dolore è eterno,
ha una voce e non varia …
Una poesia strana, certo, ma originale, che invita a scrutare negli angoli più in ombra, dove il poeta ha riposto, quasi a proteggerli dallo smarrimento, i pochi bagliori di giorni più felici e lontani.
La poesia di Lucio Piccolo si inserisce nel periodo intorno agli anni settanta, periodo di transizione fra l’ultimo realismo con la predilezione per le storie vissute e la prima neoavanguardia con i suoi riflessi di barocco e le sue visioni oniriche. C’è , nei versi di questo poeta che passò più o meno come una meteora nei cieli della letteratura, una notevole armonia ritmica e fonica che si amalgama a forme lessicali a volte rare e a termini aulici.
Spiccata, nella sua produzione, è la predilezione per l’ombra che egli dice essere comune ai Siciliani forse come reazione alla grande solarità dell’isola, ma che, almeno nel suo caso, non è un atteggiamento esteriore, ma risponde a un’esigenza interiore. L’oscurità è parte integrante della poesia di Piccolo che in essa vede un rifugio e un luogo di fuga per ritrovare se stesso , per recuperare il ricordo di molte cose, come quei
.
”…giorni della luce fragile,…
che restarono presi ad uno scrollo
fresco di rami, a un incontro d’acque,
e la corrente li portò lontano,
di là dagli orizzonti, …
.
e per esorcizzare il tempo e la morte. Direi che è qualcosa che rientra anche nel quadro dell’interesse che condivise con i fratelli per lo spiritismo, cosa forse favorita dall’ambiente, dalla casa stessa in cui visse. O in cui, è forse più esatto dire…si ritirò dal mondo dedicandosi ai suoi studi. La natura è un elemento importante nella poesia di Piccolo, una natura che si umanizza e si fa protagonista di un mondo a metà fra il sogno e l’incubo.
Forte è l’insistenza sul tempo…( e in linea con questo tema sono frequenti nella nei suoi lavori i termini che indicano il tempo e anche gli strumenti atti a misurarlo).
…come sulla rena va “ onda dopo onda” , tutto è visto come un fluire e defluire, uno scorrere che riguarda ogni creatura…così viene e va il dolore, leit- motiv dell’esistere,
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Voce umile e perenne
sommesso cantico
del dolore nei tempi,
che ovunque ci giungi
e ovunque ci tocchi,
.
Il dolore è ciò che più di ogni altra esperienza fa di tutti noi un’entità sola “ l’umanità dolente” .
”…ci lega, ognuno
di noi, al dolore d’ognuno anche ignorato”
.
Non mi pare fuori luogo che mi venga in mente Hemingway …” e perciò non chiedere mai per chi suona la campana. Essa suona per te”.