Ricordo di Giorgio Barberi Squarotti

GIORGIO BARBERI SQUAROTTI

 

Il 9 aprile 2017, poco più di sei anni fa, si spegneva a 87 anni Giorgio Bárberi Squarotti, critico letterario, poeta, professore emerito dell’Università di Torino,  nella quale aveva insegnato per oltre un trentennio. Dopo la morte di Salvatore Battaglia, fu chiamato a dirigere il Grande Dizionario della Lingua Italiana dell’UTET, opera in 21 volumi più appendici, autentico gioiello per i cultori delle patrie lettere. Come saggista e critico si interessò di  numerosi autori della letteratura italiana,   da Dante a Tasso, da Petrarca a Carducci, da Machiavelli a Goldoni, da Alfieri a Gadda, da Boccaccio  a Svevo, solo per ricordarne alcuni. Infaticabile nello studio e nella scrittura, Bárberi Squarotti fu anche grande poeta, oltre che persona di grande gentilezza, disponibilità, signorilità.

***

Tre poesie di G. Barberi Squarotti

 

Via Duchessa Jolanda

Nell’astratto mattino, fuori d’ogni
stagione e un’aria ferma, di cristallo,
sotto il sole deserto, la ragazza
ah forse non più giovane, ma intatta,
la maglia azzurra, corta, i fianchi lucidi,
nudi e abbronzati ancora, contemplava
incantata le guglie, gli archi, i vasi
di cera con i fiori rossi, le ombre
che si affacciavano a finestre tremule,
i volti lussuriosi o forse solo
già morti. Ferma, resta senza attesa
o ammirazione, eppure nell’assenza
così perfetta e viva che non più è
la pura forma davanti alla porta
vanamente aperta perché entri il tempo.

*

Serse, il ciclista

Serse, che fece oltraggio all’Ellesponto
col ponte lungo centomila piedi
e centomila cavalieri e fanti
lo percorsero, facendosi beffe
dei flutti furibondi e del tridente
di Poseidon, scaraventato invano
contro il robusto legno e ferro della
strada eterna, inventata da geometri
ed architetti in sfida a dèi e al buon senso
di matematici e di timonieri
di navi con le vele come ali
e ragazze festose per polene?
Chiede Elena, piegandosi a guardare
il nome sulla lapide, le lettere
consunte, quasi mute, forse pensa
al suo, legato a quello stesso mare
e a uguali guerre. Osservo anch’io, a fatica
riconosco il fratello dell’eroe,
quello minore, sgraziato, un po’ storto,
triste, col capo chino sempre, quello
che pedalava sempre in gruppo, mai
uno scatto, e neppure mai il sogno
di una fuga. Dico alla dottoranda:

– Un altro nome Serse, esagerato,
anzi grottesco, chi sa come giunto
a essere pronunciato in un paese
banale nella piana che dechina
da Marcabò al mare. Ma una volta
fu primo, era già in vista del traguardo,
ebbro di applausi della folla e grida
del suo nome, e Zeus proprio a quel momento
fece precipitare fino al fondo
la sua bilancia, di lui, che aveva già
trentatré anni; e una rotaia, allora
la ruota che si storse e il sasso –
Non ascolta più, distratta dal vento
fatto oscuro e dal tuono che veloce
si approssima. – Che sciocchezza i nomi
di lontanissime vicende, strane,
impossibili. Andiamo via, lasciamo
che i morti seppelliscano i morti,
i loro e gli altri: Mi farò la doccia,
cospargerò la pelle di profumi
d’Arabia, per la cena metterò
un abito leggero, molto breve,
berrò con allegria il vino rosso,
nel calice inzuppando la focaccia
dorata;. a notte, un po’ ebbra ma prudente,
racconterò i miei viaggi sulla Luna
e tutta la mia vita del futuro
che ho scritto nella tesi, finta e vera, l’enorme
rumore, grida, canti,
confusioni di danze, infine il folle
che, balbettando, inviterà ad andare

*

Settembre, luna

Quando piena è la luna di settembre
e più limpido è il cielo, senza afose
foschie e le lunghe pigrizie del sole
che indugia su ogni collina e paese
per oziosa curiosità, decise
di salire alla cima di Monforte
e ammirare l’eternità del mondo
per una volta almeno: oh la luce
ferma, sicura, nel silenzio, e ogni
casa e montagna e albero e fiume e tremito
di stelle e vento intatto ed immutabile,
e come in una fotografia sbiancati
i pochi corpi che giù in piazza indugiano
o abbracciati rimangono alla porta
delle stanze del tempo! A lungo guarda,
poi, stanco, scende, inciampa nelle pietre
irte e rozze, ahi! è subito l’ombra
fonda perché rapidamente l’astro
di luce è sceso al di là di cirri irti,
e sente il soffio dell’abisso, oltre
il piede incerto, cerca con la mano
un appoggio, e non c’è che sulla terra
molle una mela marcia, un filamento
bavoso, più vicino ancora un corpo
sdraiato, fresco e un gemito perduto.

Giorgio Barberi Squarotti

 

 

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3 risposte

  1. La poesia di Giorgio Barberi Squarotti appare come una sintesi alquanto convincente e riuscita fra prosa e lirica. Colpiscono la chiarezza dei concetti, la limpidezza delle immagini, la ricchezza e la pertinenza delle scelte verbali, la capacità di fondere realismo ed ebbrezza lirica in un unico omogeneo dettato, in una sorta di “summa” letteraria onnicomprensiva.

    1. Dici cose giuste, Luciano. Condivisibili. Solo un punto mi trova un po’ discorde, quando scrivi di “sintesi alquanto convincente e riuscita fra prosa e lirica”. Dopo aver letto molto di Barberi Squarotti poeta (posseggo “Dialogo infinito”, non opera omnia perché manca qualche silloge, ma comunque opus magnum pubblicato dalla Genesi di Torino in due tomi di 2240 pagine complessive), posso dire, in tutta coscienza che siamo di fronte a un poeta innovatore, grande almeno quanto il saggista e il critico. Per questo, pur ammirando la tua bravura critica, ai miei occhi sembra piuttosto riduttivo in particolare quell'”alquanto”. Per il resto posso dire che Bàrberi non circoscrive il linguaggio a una forma di Poesia pura, ma lo libera nelle praterie delle potenzialità espressive, sconfinando, certo, anche in soluzioni prosastiche, ma deliberatamente, per dare al suo pensiero poetico più opzioni risolutive e al lettore una possibilità di lettura e di visione sempre nuova e diversa. Questa poesia è caratterizzata da forti spinte verso il surreale e l’onirico, variamente combinati con la realtà, della quale contribuiscono a dare una lettura deragliata, inedita, a volte assolutamente inaspettata. Barberi Squarotti è autore di non sempre agevole lettura per via della vastissima cultura diffusa nei suoi versi che spesso agisce per allusioni, suggestioni e ammicchi.
      Grazie sempre, caro Luciano, per l’acribia che metti nelle tue note.

  2. Grazie a te Pasquale per la tua bella nota critica che chiarisce e approfondisce quello che io avevo solo abbozzato. Barberi Squarotti mi sembra un poeta eclettico, nelle forme, nei modi, nei contenuti. Io lo vedo come un erudito di talento che estende il campo formale della sua scrittura poetica ma senza mai eccedere sconfinando nello sperimentalismo.

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