Un poeta per volta: Elio Andriuoli

ELIO ANDRIUOLI

Elio Andriuoli è nato il 13 febbraio 1932 a Genova, città in cui ha lungamente esercitato la sua attività di docente e dove ha lungamente vissuto. Ha condiretto per ventotto anni la rivista di Poesia ed Arte “Nuovo Contrappunto” e collabora a numerose altre riviste, tra le quali “La Nuova Tribuna Letteraria”, “Il Porticciolo”, “Pomezia Notizie”, “Vernice”, “L’Agave” e “Xenia”

Ha pubblicato le seguenti raccolte di versi: Il tuo volto si perde (Ed. Rebellato, Padova, 1961); La tromba d’oro (Ivi, 1971); La spirale dei giorni (Ed. Il Gerione, Abano Terme, 1973);  Quartine (Ivi, 1975); Fughe nel tempo (Ed. Edinord, Bolzano, 1976); Equinozio (Ivi, 1979); Reperti (Ed. Sabatelli, Genova, 1984); Stagioni (Ed. Zappa, Sarzana, 1986); Maree (Edizioni di “Resine”, Savona, 1990); La traccia nel labirinto (Edzioni di “Resine”, Savona, 1991), Epifanie (Genesi Editrice, Torino, 1996); Scirocco (Libroitaliano, Ragusa, 2003); Il caos e le forme (Genesi Editrice, Torino, 2004); Per più vedere (Ivi, 2007); Le vie della saggezza (Ivi, 2009); L’azzardo della voce (Ivi, 2010).

Ha pubblicato inoltre due libri di saggistica: Venticinque poeti – Ricerche sulla poesia del Novecento in Liguria (Ed. Liguria, Sabatelli, Genova, 1987) e Dieci drammaturghi e quattro poeti-drammaturghi – Ricerche sul teatro del Novecento in Liguria (Ed. Liguria, Sabatelli,  Savona, 1995). Inoltre, nel 2003, per i tipi dell’Editrice Le Mani di Recco, ha pubblicato un saggio dal titolo La poesia di Guido Zavanone tra il sentimento dell’effimero e la ricerca dell’eterno.

Recentemente si è occupato della prosa d’arte di Francesco D’Episcopo in un libro a lui dedicato.

Nel 2005, presso l’Editore Marco Sabatelli di Savona, è apparso un libro di Bruno Rombi dal titolo L’epifania poetica in Elio Andriuoli.

Il giorno 11 luglio 2007, presso l’Università di Siena (Facoltà di Lettere Moderne), la signorina Fabiola Caloia si è laureata con 110 e lode, discutendo la tesi: LA PRESENZA DEI CLASSICI NELLA POESIA DI ELIO ANDRIUOLI. Relatore il Prof. Alessandro Fo. Correlatore la Prof.ssa Donatella Puliga.

Ha avuto numerosi riconoscimenti in Premi letterari a carattere nazionale, tra i più recenti dei quali, il “David” di Carrara (2001), il “Salò” (2004), il “Milano Duomo” (2005), l'”Anthia” (2007), “I Murazzi” (2010) e la “Laurea Apollinaris” (2012), conferita presso L’Università “La Bicocca” di Milano.

 

La poesia di Andriuoli parte spesso da un dato reale, dal quale si affranca con saggia dolcezza e con ampia apertura sentimentale per attingere territori di grazia e bellezza, di verità e  sogno, di pensiero e riflessione; dove l’io poetante raccoglie i fili della storia e della vita per comporli in assorte visioni o in quadri policromi intrisi di sapienza creativa. (P. B.)

***

 

SOLSTIZIO

La tempesta è sul lido, ove s’abbatte
con la forza precipite del vento
e la furia selvaggia dei marosi.
Contemplarla è ventura al primo incanto
di un solstizio che deviò la via
consueta del nostro cammino
e ci portò su sconosciute strade
verso i regni del sole e della luce.
In un vario trascorrere di giorni
che nel suo volo ignari ci trascina,
siamo a Locri ove nascono leggende
di ville e templi, di teatri e piazze
da un passato riemersi, donde il suono
ci giunge ancora di sommesse voci
e di passi remoti.
Nella sera
poi vagando su deserte spiagge
(il profumo ci assale mozzafiato
degli oleandri) la memoria avviva
fuochi di ardenti sguardi nel baleno
che rapisce lontano i nostri cuori,
geometrico del cielo e delle stelle.

 

       SKYLLETION

A Skylletion il vento
accompagna i tuoi passi
tra l’argenteo verde degli ulivi,
sino a condurti là dove sul fianco
d’una collina splendono le pietre
di un antico teatro (un alto sole
le investe e abbaglia il tuo guardo).
Stupito
tu le contempli e se dalle tue labbra
esce un richiamo, come per incanto
di mille voci ti risponde l’eco.
Son anime che quivi fan ritorno
dalla notte dei secoli. Ciascuna
ha la sua storia e la ridice piano
al tuo orecchio perché ne serbi a lungo,
dentro la grigia cenere dei giorni,
la memoria e ne ripeta il nome.

Se il vento tra gli ulivi soffia lieve
a Skylletion…

 

           MOMENTO

Il riso di una kore sulla piazza
di Soverato, al fervere dell’ora
vespertina; il correre di un bimbo
sulla sua rossa bicicletta; il lento
incedere dei giovani che vanno
tenendosi per mano; la serena
dolcezza dentro gli occhi delle madri
che conducono i figli nella quiete
assorta del tramonto; il venditore
di palloncini colorati; il vortice
delle giostre instancabili; il richiamo
di lontane canzoni…
È questo un giorno
di mezza estate che siam qui venuti
da chissà dove: certo risospinti
dalle trame del caso. Immense crescono
rosate nubi sopra il mare e il sole
le accende dei suoi ultimi bagliori.

Scampate dalle insidie di naufragi
e da canti maliosi di sirene
emerse sulle vie lievi dell’onde,
barche dipinte dormono sul lido.

 

LUNA PARK

Vomita fiamme il drago se richiama
i passanti al recinto ove scintillano
elettriche automobili (e il vascello
dondola su e giù tra oblique sbarre,
evocando tempeste che travolgono
smarrite anime in pena), ma più forte
è l’invito veloce della giostra
di mille luci scintillante e il secco
linguaggio del proiettile che corre
a schiantarsi preciso sul bersaglio
del tiro a segno.
Nella notte il pugno
meccanico, percosso dalla furia
del ragazzo, alla sfida degli amici
(alto sale il suo grido di vittoria),
risuona come un maglio.

 

NEL BOSCO

Fitta la pioggia nel bosco.
Scroscia leggera sul verde,
dalle foglie gocciola piano.
Ci ha colti nel mentre andavamo
lungo l’amico sentiero.
I pini, le querce, gli ornelli
son più lucenti, più vero
l’usato volto del mondo.
A passo svelto scendiamo
verso un rifugio. E una gioia
da tempo smarrita ci coglie
senza perché nel mattino.
Antichi nodi discioglie
irrisolti. L’animo lava
da mai dome tristezze. Un obliquo
volo ci taglia la via.

L’oscura malinconia,
i cupi pensieri, discaccia
un canto che sale dal fondo
(ne inseguiamo la fervida traccia)
dell’essere e tutto rinnova.

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2 risposte

  1. Mi piace questo genere di poesia in cui la memoria si fa parola e la parola si fa musica; una musica scritta sul pentagramma della metrica nel quale i confini non sono sempre definiti. Ma l'”uscire dalle righe” non è mai stonatura perché la parola riesce e mantenere la complessiva armonia- E mi piace questa chiarezza di immagini , lo sguardo acuto con cui vengono messi a fuoco i particolari senza bisogno di attorcigliarsi in chiacchiere ermetiche. La poesia è questa per me : un metro che suoni bene all’orecchio e che il poeta domini senza farsene schiavo. Mi piace, infine, il variare degli scenari; francamente le poesie incentrate sempre sul solito tema, anche se scritte bene mi annoiano. Preferisco ” vedere” scenari diversi, viaggiare col poeta, , muovermi fra i suoi pensieri e i suoi ricordi senza dover camminare sempre sulla medesima corda..

  2. Immagini curate, scolpite e levigate con saggezza poetica, con una tecnica raffinata che evoca e produce visioni. Nell’ultima – Nel bosco – avverto reminiscenze (o meglio: influenze) dannunziane. Una bella poesia…

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