Sandro Penna, Tre poesie

Sandro Penna

Tre poesie

 

Scuola

Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli  alberi alle finestre.

***

La vita… è ricordarsi di un risveglio
triste in un treno all’alba: aver veduto
fuori la luce incerta: aver sentito
nel corpo rotto la malinconia
vergine e aspra dell’aria pungente.

Ma ricordarsi la liberazione
improvvisa è più dolce: a me vicino
un marinaio giovane: l’azzurro
e il bianco della sua divisa, e fuori
un mare tutto fresco di colore.

***

Il mare è tutto azzurro.
Il mare è tutto calmo.
Nel cuore è quasi un urlo
di gioia. E tutto è calmo.

Sandro Penna

 

 

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3 risposte

  1. La sottile malinconia dei versi di Penna si esprime in questi piccoli componimenti dal sapore epigrammatico, quasi richiamanti la voce di antichi frammenti dei lirici greci. Brevi liriche che comunicano, insieme alla gioia delle piccole cose, al fresco respiro dell’aria o ai colori di un mare tranquillo, la consapevolezza di un fragile equilibrio interiore, che può in qualsiasi momento essere condizionato da una sensibilità che lo eleva alle vette più alte o può momentaneamente deprimerlo su percorsi meno luminosi. È, un po’, la contraddizione della nostra esistenza: la ricerca e il desiderio di una felice e serena normalità e la realtà della nostra natura e del mondo, che può procurarci frustrazione e dolore, nei cangianti riflessi di uno specchio che non è mai lo stesso…

  2. Quasi sempre monostrofica e quasi esclusivamente monotematica, la poesia di Sandro Penna si manifesta per “epigrammi lirici” contrassegnati da una scrittura nitida e diretta, eufemizzante, sospesa, incantata, colma di grazia.
    La solitudine, il dolore, l’oltraggio,l’esclusione, non vi compaiono, o meglio, sono dati per scontati o, come osserva Lido, ridimensionati in una lieve, sottile malinconia.
    Al poeta interessa cantare l’amore per la vita, la felicità e lo stato di grazia che ne derivano.
    Penna gestisce con gusto il metro e le rime ed ha una predilezione per lo stile nominale.

    “Ecco il fanciullo acquatico e felice.
    Ecco il fanciullo gravido di luce
    più limpido del verso che lo dice.
    Dolce stagione di silenzio e sole
    e questa festa di parole in me.”

  3. Già dall’inizio spicca il colore azzurro, colore che resterà collegato alla sensazione di spazi aperti e sereni : il mattino così chiaro è immagine di libertà cui fanno da immediato contrasto le fila dei collegiali , nere- come le fila delle formichine che cominciano il loro lavoro , e svelte : la promessa di libertà è subito messa faccia a faccia col dovere che ha regole e orari. E’ l’immagine di quello che sarà sempre, perché la giovinezza si crede libera e padrona di sé, ma la vita le dimostrerà e cercherà di convincerla che non è così , che non non siamo padroni di niente e che spesso le “scelte “ sono obbligatorie. Azzurro il mattino…promessa di giochi, neri gli abitini, come gabbie che già frenano e chiudono. Non si parla di bambini, o di ragazzini, l’età è indefinita…il poeta li chiama “ collegiali”, e questo già li inquadra in un ruolo che è stato loro assegnato. Noterei l’enjambement “ chini-sui libri”…il discorso si piega a sottolineare la giovinezza già curva sotto questo primo giogo. L’aspirazione alla libertà resta però dentro di noi che siamo costretti ad accettare quelle che sono le regole di tutti, e può essere che ce ne dimentichiamo tant’è l’abitudine di sentirci “ legati”… resta e viene a galla con sorpresa e con gioia in certi momenti “ azzurri” che ci vengono regalati a volte quando meno ce l’aspettiamo . E allora è l’esperienza di una ricchezza che si credeva svanita, di una gioia inaspettatamente ritrovata., è l’accorgersi che il bambino dentro di noi è e sarà sempre libero…e l’azzurro ritorna, e il sereno esplode in tutta la sua gloria , e il respiro dell’anima libera da ogni giogo si fa calmo e profondo. Momenti transitori, ma preziosi che ci ridanno la certezza che dentro di noi c’è ancora l’innocenza di quello che credeva alla gioia e alla libertà, e finché c’è lui, per noi non tutto è per sempre perduto.

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