Cesare Pavese
Mito
Verrà il giorno che il giovane dio sarà un uomo,
senza pena, col morto sorriso dell’uomo
che ha compreso. Anche il sole trascorre remoto
arrossando le spiagge. Verrà il giorno che il dio
non saprà piú dov’erano le spiagge d’un tempo.
Ci si sveglia un mattino che è morta l’estate,
e negli occhi tumultuano ancora splendori
come ieri, e all’orecchio i fragori del sole
fatto sangue. È mutato il colore del mondo.
La montagna non tocca più il cielo; le nubi
non s’ammassano più come frutti; nell’acqua
non traspare più un ciottolo. Il corpo di un uomo
pensieroso si piega, dove un dio respirava.
Il gran sole è finito, e l’odore di terra,
e la libera strada, colorata di gente
che ignorava la morte. Non si muore d’estate.
Se qualcuno spariva, c’era il giovane dio
che viveva per tutti e ignorava la morte.
Su di lui la tristezza era un’ombra di nube.
Il suo passo stupiva la terra.
Ora pesa
la stanchezza su tutte le membra dell’uomo,
senza pena: la calma stanchezza dell’alba
che apre un giorno di pioggia. Le spiagge oscurate
non conoscono il giovane, che un tempo bastava
le guardasse. Né il mare dell’aria rivive
al respiro. Si piegano le labbra dell’uomo
rassegnate, a sorridere davanti alla terra.
Cesare Pavese
2 risposte
Una allegoria della vita e della giovinezza? Così Pavese ci presenta ancora un mondo fragile, ingannevole, dove tutto converge all’ultimo punto, là “dove le labbra dell’uomo rassegnate si piegano, a sorridere davanti alla terra”. Un ritorno da un paradiso perduto, la consapevolezza della morte, l’accettazione che “il giovane dio” – quella parte dionisiaca che è in ognuno di noi – che cerca ancora spiagge splendenti, ora oscurate, divenuto mortale e cosciente della propria debole natura, più non riconosce. Il grigiore di una età che porta nuovi fardelli nell’avvicinarsi all’abisso, che non sente più né più desidera come una volta. Ma a cui resta ancora l’ultimo sorriso da regalare alla terra.
Il giovane dio…quello che la morte degli altri sfiorava appena, quello destinato all’immortalità, quello che non sapeva nulla del trascorrere del tempo e che galleggiava in un’aura d’incanto e di leggerezza; il giovane dio che viveva in una terra in cui le montagne toccavano il cielo…!chi di noi non ha conosciuto questo mondo di grazia effimera e meravigliosa? Chi non lo vede, questo giovane dio, laggiù, sull’orizzonte dei suoi anni, fargli un ultimo saluto ? A questo destino ognuno è destinato : l’estate finisce in un soffio e le spiagge non si riconoscono e le montagne non sfiorano più le stelle. La realtà tradisce ogni promessa. E’ una poesia dolente, la fotografia di una sconfitta decisa per noi fin dal primo respiro, un addio ai sogni, alla giovinezza, al tempo bello, alle illusioni, alle infinite possibilità. Che resta di quel giovane dio? Solo un uomo che ora sa…e la sapienza spesso fa male …un uomo che vede la realtà con tutto quello che comporta . E quel mezzo sorriso che ancora regala alla terra cosa significa? Credo che ognuno abbia sfumature diverse-rassegnazione, serena accettazione, amarezza, cinismo… dipende da quanto ci è costato vivere…