Clemente Rebora, Viatico

      Clemente  Rebora
(1885 – 1957)

 

Religioso, docente, soldato, poeta. Nei versi che seguono  il giovane Clemente è in trincea, spettatore e attore nella prima guerra mondiale.
Poesia forte e dura per un dramma che si compie.

 

        Viatico

O ferito laggiù nel valloncello
tanto invocasti
se tre compagni interi
cadder per te che quasi più non eri,
tra melma e sangue
tronco senza gambe
e il tuo lamento ancora,
pietà di noi rimasti
a rantolarci e non ha fine l’ora,
affretta l’agonia,
tu puoi finire,
e conforto ti sia
nella demenza che non sa impazzire,
mentre sosta il momento,
il sonno sul cervello,
lasciaci in silenzio-
Grazie, fratello.

(da Canti Anonimi)

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7 risposte

  1. Se la poesia deve colpire, questa colpisce duro davvero! Va da sé che viene in mente “Veglia” di Ungaretti, certe situazioni , purtroppo, le ritrovi in qualsiasi guerra, ma l’effetto che ” Viatico” ha su di me è diverso. Quando a scuola leggevo” Veglia” mi pareva di avere davanti un documento dei tempi “ antichi”, una di quelle pagine dolenti , che ti toccano ma marginalmente, che sembrano parte di un mondo che apparteneva ad altri, diverso dal nostro, scomparso. Ora, con la guerra all’uscio e la minaccia del nucleare, io leggo e né studio né spiego la poesia, ma la vivo…essa è non è storia , ma cronaca. Terribile la vita in trincea…chiamarla “ vita” è troppo…diciamo…la sopravvivenza in trincea: fango ,paura, dissenteria, freddo o caldo, morte, sangue…e chi la guerra l’ha voluta dov’è? Di sicuro non è lì. Non è lì a guardare la gente che agonizza, a sentire i lamenti, né a maledirsi perché la sua “demenza …non sa impazzire”. E nemmeno è lì a vedere quanto può essere grande l’uomo : la disapprovazione, il rancore sordo che proviamo verso certi potenti che ci trascinano nelle guerre e che distruggono il pianeta, ci porta a generalizzare , a parlare de “ l’uomo” come di un essere corrotto, violento, ingiusto e così via… Ma l’uomo non è questo …CERTI uomini lo sono, non l’uomo. Perché l’uomo , con gli innegabili difetti comuni a tutti, è anche grandezza, sacrificio, amore, generosità, pietà, comprensione, solidarietà… chi manda i soldati in guerra non vede l’orrore, ma nemmeno questa fratellanza che porta tre compagni “ interi”…tre giovani che, poveri figlioli avevano avuto la fortuna di essere rimasti interi, a dare la vita per salvare un compagno già più morto che vivo. L’eroe che porta la bandiera è un’immagine da libri di scuola e ci sarebbe da dire troppo al riguardo. Insomma…leggi una poesia come questa e ti si ferma qualcosa in gola , e viene anche a te il fiato spezzato come questi versi brevi, singhiozzi, respiro affannoso, vita che si spenge, discorso confuso, che si aggroviglia su se stesso…perché in trincea , con la morte a un passo e a volte già dentro, non è che pensi a fare i discorsini con la grammatica a posto, a chiederti se è detto bene “ a rantolarci” o se dovevi dire in altra maniera. Fra l’altro la forza di questi versi, a parte il contenuto, sta proprio in questa confusione mentale che si tocca con mano, tipica di chi ne ha viste e sopportate troppe. L’ha resa benissimo questa sensazione il poeta., ti trascina, coinvolge, avvince, soggioga, senza tregua..fino alla chiusa, a quell’ultimo sguardo : da una parte un sospiro :“ grazie fratello”, da quell’altra il silenzio e il desiderio che la sofferenza del compagno finisca presto. Il viatico dato da un laico, magari né praticante né credente, ma un’unzione di vero amore e di vera pietà. Eppure se mi chiedessero se questa poesia mi piace direi che no, non mi piace per nulla”-sempre ammesso che il verbo “ piacere” possa essere in sintonia con un’atmosfera del genere..ma insomma..si fa per capirsi..-.Non mi piace non perché non sia scritta bene, ma perché non voglio che mi piaccia . E non voglio che mi piaccia perché mi fa male, e perché sento che porta a galla la parte peggiore di me, quella vendicativa e violenta, rabbiosa e senza freni che strapperebbe volentieri il cuore a quelli che vogliono la guerra. Dico cose brutte? Tanti saluti…: vorrà dire che anch’io sono violenta e cattiva…non mi mancherà certo la compagnia !

  2. ” Il viatico dato da un laico, magari né praticante né credente, ma un’unzione di vero amore e di vera pietà. ” Infatti, cara Lidia, Rebora, quando vedeva questi orrori al fronte, era un laico. Solo parecchi anni dopo, ha avuto la sua “conversione”, abbracciando lo stato di religioso.

  3. Con un realismo impietoso, “Viatico”
    descrive la definitiva conseguenza della guerra: il totale abbandono della persona nel disfacimento e nel dolore. Il trionfo della distruttività umana.
    E torna alla mente il verso di Omero:
    ” Nulla sulla terra più misero dell’uomo”.

  4. Le schiere degli umani sono come le foglie: tante ne germoglia la primavera, tante ne disperde a terra il freddo vento d’autunno…
    Eppure, in noi, nel nostro DNA non è stato trovato fino ad ora il “gene della guerra”. E sappiamo ormai che questa è in massima parte dovuta ad un “apprendimento culturale”, ad una competizione indotta. Si dice che la guerra c’è sempre stata, ed è vero – ma questo non prova e non giustifica che ci debba sempre essere, specialmente oggi in cui molte potenze dispongono di armamenti nucleari, che se usati su un conflitto su larga scala, possono cancellarci dalla faccia della Terra. Credo che la guerra sia una deformazione dello spirito che, oltre all’immenso dolore che produce, specie nei più deboli e sottoposti, ci umilia tutti, nella nostra tanto sbandierata superiorità sulle altre specie del regno animale. La poesia trasmette un senso di smarrimento, coinvolgendoci direttamente nel marasma di una trincea, tra i morti, il sangue, il fango. Cose già sentite direttamente dalla voce di mio padre, ferito a 19 anni, nella Prima Guerra mondiale.

    1. Io temo una brutta cosa : temo che la guerra sia la risposta ad un istinto di autodistruzione che è nella parte ombra dell’umanità . Anche se tutti amiamo la vita e ce la teniamo cara, forse c’è dentro ognuno una parte oscura , la bestia senza pace che non dorme mai del tutto, e che ogni tanto esplode. Siamo animali troppo complessi per capire cosa davvero siamo , cosa c’è dentro di noi.

    1. Non mi ero accorta di questo link…che bella poesia! Anche mio zio Mirko Casagrandi è sul monumento ai caduti… fucilato dai tedeschi perché pare avesse tagliato i fili del telegrafo. Dico ” pare” perché in casa non sono mai stati sicuri se li avesse tagliati o se li avesse trovati già tagliati e li avesse presi per qualcosa che riguardava la pesca…era infatti andato a pescare. La verità vera non la so, ma so che aveva 18 anni, lo lapidarono e poi lo fucilarono, tutto nel giro di mezza giornata poco più. Uno dei fratelli della mia mamma. un fiore come tanti, falciato per nulla. I potenti decidono,, i giovani muoiono , poi arriva la pace, baci e abbracci, strette di mano, non succederà più, bisogna imparare dagli sbagli del passato… e intanto chi è sotto terra sta là, non si è imparato niente e dopo un po’ ..riborda! un’altra guerra…e la giostra ricomincia..,morti, bombe e buoni propositi compresi…

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