CORRADO GOVONI
(1884- 1965)
Nato nella provincia di Ferrara, fu poeta eclettico, nel senso che visse le fondamentali esperienze creative del suo periodo, cioè crepuscolarismo e futurismo, senza trascurare D’Annunzio, Pascoli e gli echi ancora vitali dell’impressionismo e del simbolismo.
Il sonetto che segue si connota per la frequenza dell’aggettivazione e, all’interno di questa, per la notevole occorrenza di colori; a ciò si unisce l’esplosione di suoni (campane, galli) che concorre alla rappresentazione di un quadro naturale vivido e gaio, intensamente animato.
Una notazione stilistica: delle nove voci verbali usate (tutte al presente indicativo a sottolineare una contemporaneità visivo-comunicativa) ben otto, con valore fortemente semantico, sono poste al principio dei versi iniziali e finali di ogni strofa; e sono tutte sdrucciole, al netto di due forme apocopate (“esplodon”, “aspettan”); la qual cosa ne amplia ed estende il valore e la portata, anche oltre il singolo verso. (P. B.)
Paesi
Esplodon le simpatiche campane
d’un bianco campanile, sopra tetti
grigi: donne, con rossi fazzoletti,
cavano da un rotondo forno il pane.
Ammazzano un maiale nella neve,
tra un gruppo di bambini affascinati
dal sangue, che, con gli occhi spalancati,
aspettan la crudele agonia breve .
Gettano i galli vittoriosi squilli.
I buoi escono dai fienili neri;
si spargono su l’argine tranquilli,
scendono a bere, gravi, acqua d’argento.
Nei campi, rosei, bianchi, i cimiteri
sperano in mezzo al verde del frumento.
da Poesie elettriche (1911)
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6 risposte
Grazie, Pasquale, di avere pubblicato sul blog una poesia giovanile di uno dei miei “grandi Amori”. Gli altri sono Pascoli, D’Annunzio (quello dell’Alcyone però), Luzi e Saba.
Parlare di Govoni mi mette sempre molta tristezza perché, agiato proprietario terreno, rinunciò a tutto per quella Poesia che l’ha sempre tradito sia da vivo che da morto. E poi penso a quei pochi giorni – che gli devono essere sembrati un’eternità – in cui fece di tutto per salvare il figlio Aladino imprigionato dai Tedeschi e poi fucilato alle Fosse Ardeatine.
Come ebbi a dire in un mio precedente commento su questo blog, mi innamorai di Govoni quando Arnoldo Foà ne recitò le poesie al Teatro Comunale di questa mia città. Non so come l’attore le avesse scelte, tuttavia ce ne erano alcune leggermente erotiche, un guizzo, uno sberleffo, uno sguardo oltre il vestito di una donna. E poi quelle dedicate al figlio con immagini così vere e toccanti e in cui il poeta non segue alcuna delle correnti letterarie in cui si era cimentato, ma solo quella del cuore.
Qualcuno di questi ultimi testi veniva poi recitato il 4 novembre in uno spettacolino che il Comune offriva alla cittadinanza: vi si esibivano vecchie glorie del palcoscenico e qualche new entry fra cui una signora veneta così sicura delle sue eccezionali doti di recitazione da assumere come cognome d’arte quello della Duse mentre il nome non lo ricordo.
E anche questo mi fa tristezza in quanto ogni anno qualcuno di questi artisti era venuto a mancare.
Chi conosce poco Corrado Govoni lo legga e non se ne pentirà perché questo autore non ha scritto solo “La Trombettina”, unica sua poesia che è assunta agli onori delle antologie scolastiche, ma vanta anche una vastissima produzione di testi in prosa.
Che bello questo sonetto Pasquale!
E complimenti per l’acuta analisi del testo.
Testo eufemizzante, pervaso da una cordialità e da un’innocenza genuine, sembra un quadro naif, festoso e ridondante di colori.
L’animo rasserenato del poeta si riflette nella descrizione. Animali e cose si personificano: le campane sono “simpatiche”, i galli “vittoriosi”, i buoi “tranquilli”, persino i cimiteri partecipano a questa festa.
Cari amici, ho piacere che questa scelta sia stata di vostro gradimento. Govoni è un autore particolare che -sono d’accordo con Carla- meritava un consenso più marcato.
E caro mio Corrado disgraziato
anche Lidia adesso è latitante
essendo il suo computer disastrato.
Ti avrebbe fatto – sì proprio all’istante –
un commento davvero assai importante
in quanto ha penna buona la signora:
di tutto scrive e quasi niente ignora.
Basta, mi fermo ché se no Luciano
mi bacchetta indignato sulla mano.
Lungi, Carla, da me l’esser severo,
pochi sanno poetare come te!
Corrado è rimator puro e sincero
e Lidia lo dirà meglio di me.
Troppo buono. Quando Lidia sarà ancora operativa prepariamo qualcosa di ameno -parodia, satira o qualcosa di simile – per una pagina di puro divertimento.