Edoardo Sanguineti
(1930-2010)
Sanguineti è stato uno spirito acutissimo, un uomo di spiccata intelligenza e ampia cultura. La sua è stata una vita contro. Soprattutto contro la società consumistica e capitalistica. Sanguineti il demolitore, dunque, quello che capovolge tutto, che contesta in pieno il mondo borghese occidentale; che, come nel nostro caso, da buon padre (immagino) lasciato a curare il riposo dell’inquieto figlio piccolo, inventa una ninna nanna o una cantilena che, al netto dell’ironia che la connota, fa a pugni con la pedagogia corrente.
Piangi, piangi
piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero
Bosch in miniatura, un salvadanaio di terracotta, un quaderno
con tredici righe, un’azione della Montecatini:
piangi piangi, che ti compero
una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,
un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica
con bandiere vittoriose:
piangi piangi, che ti compero un grosso capidoglio
di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba
di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella
bomba a mano:
piangi piangi, che ti compero tanti francobolli
dell’Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,
tante teste di moro, tante teste di morto:
oh ridi ridi, che ti compero
un fratellino: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Michele:
6 risposte
Sanguineti lo conosco più per fama che per le opere. Avevo letto qualche sua poesia, ma non essendomi piaciuta, non ne avevo approfondita la lettura. Tuttavia, a Ferrara, fece un bellissimo intervento a favore di Corrado Govoni – a suo dire intimo amico – quando di quest’ultimo si fece un importante convegno, voluto dai fratelli, in occasione di non so quale anniversario. Vado a memoria in quanto non riesco a reperire in internet i riscontri.
In quel convegno Arnoldo Foà recitò, al Teatro Comunale della città estense, diverse poesie di Govoni e fu amore eterno e indissolubile. Anche questo autore non mi era mai piaciuto perché legato a quella “Trombettina” che appariva puntuale in tutte le antologie. Ma poi ne fui conquistata talmente che soffro e deploro che anche da morto non vengano riconosciuti i suoi meriti.
Adesso tra i testi di Sanguineti mi piace molto la “Ballata delle donne” – forse perché più tradizionale – però la mia conoscenza dell’autore è ancora troppo limitata per poter formulare un giudizio definitivo. Tuttavia apprezzo moltissimo il suo rompere gli schemi, il cercare vie nuove, l’uso scanzonato delle parole, il tentativo di svecchiare la poesia e di toglierle di dosso i secoli di polverume che la opprimono.
Gli imitatori pedissequi dei sonetti petrarcheschi – anche se ne riconosco l’indiscutibile bravura – non sono nelle mie corde.
A parte l’andamento anaforico, Carla, fra la “Ballata delle donne” e questa curiosa ninnananna, c’è un abisso.
La Ballata è una struttura metrica chiusa, formata da quattro sestine e distico di endecasillabi a rime baciate, con effetto di filastrocca cantilenante, mentre in “Piangi,piangi”, le strofe sono anaforico-accumulative senza ordine metrico, in pratica serie di elencazioni oltretutto prive di connessioni logiche.
È interessante il confronto fra le due composizioni perché nella prima Sanguineti dimostra di sapere scrivere in una metrica corretta, nella seconda scrive in libertà derogando dalla metrica.
Ma, come già detto, per destrutturare qualcosa bisogna conoscerla.
Certo, Luciano, le poesie sembrano appartenere ad autori diversi; e ciò è da attribuire alla personalità fervida, anzi magmatica, di un intellettuale volto a distruggere realtà consegnate alla consuetudine e quietamente borghesi e consumistiche. A dire il vero, sulla poesia di Sanguineti nutro riserve. Ma invece leggi cosa mi scrisse Giorgio Barberi Squarotti: “Sanguineti è un poeta eccellente, un “ideologo” disastroso, un notevole animatore di passioni letterarie per gioco e sfida …A mio parere, Sanguineti è partito (Laborintus) da Pound e da Dante (sempre ascoltato) e a Gozzano e ai Crepuscolari è arrivato, cioè dall’aspirazione al sublime all’ironia, al gioco, alla narratività che congiunge la parodia del mondo borghese con l’utopia comunista. Le sue sono storie e sogni, realtà della vita e aspirazioni un poco disperate a un futuro del tutto impossibile; e ci sono dentro tanti personaggi bene evocati, luoghi, occasioni alacremente descritte. La poesia di Sanguineti è, sì, intellettualistica e antilirica, ma è pur vero che tale è l’opera poetica di Dante, del Petrarca dei Trionfi, del Leopardi, di Hölderlin, di Eliot, ecc.” (24 – 5 -2016). Anche qui non sono del tutto d’accordo. Però che mente lucida, critica e sintetica quella di Barberi Squarotti, a meno di un anno dalla sua morte!
Caro Luciano, nella poesia citata non mi riferivo alla forma – che certo mi avrà influenzato – ma al linguaggio ossia all’accostamento desueto di termini anch’essi un po’ fuori dalla norma per questo genere letterario. Ed è proprio questo che intendo come processo di svecchiamento della poesia. Per quanto attiene al contenitore ti dirò che, per doveri di amicizia, correggo talvolta qualche testo per ricondurlo entro i binari di quello che io ritengo poesia: sposto una parola, metto un sinonimo, divido un verso e altro. In questi miei interventi, però, opero principalmente su materiale assai rozzo privo di qualsiasi musicalità. Invece in Sanguineti una certa eufonia la trovo come “un quaderno con tredici righe” o “una piccola maschera antigas” della “Ninna nanna” riportata da Pasquale. Questo mi dice il mio orecchio poi probabilmente sbaglio.
Bel commento, Carla. E, sì, anche a me piace molto “La ballata delle donne”, forse perché più vicina alla nostra idea di poesia, forse perché di più forte impatto emozionale e coesa sotto il profilo dei sentimenti che la generano. E certamente meno intellettualizzata rispetto a tant’altra sua poesia.
A me non piace questo scritto. Mi fa l’effetto di uno di quei discorsi strampalati che si fanno quando si è stanchi o annoiati tanto per tenerci svegli e che poi magari vanno a finire su libro per vedere la gente cosa si immagina e cosa ci tira fuori. Sarà che mi ricorda parecchio me quando la notte cullavo la mia bimba che strillava e canticchiavo ” Oh, questo barattolo, è della mamma…com’è bella la bimba che strilla di miele e di panna” e simili…che senso aveva? Solo un ritmo tanto per far qualcosa e direi che, tutto sommato, almeno un ritmo c’era. Qui nemmeno quello! Se poi ci si vuole vedere una rottura del tradizionale schema di ninna- nanna
( in tal caso forse l’avrei preceduto 😀 ) o magari, che ne so, il tentativo di denunciare quel consumismo che ci porta a regalare ai figlioli di tutto e di più…liberissimi …