Un poeta per volta: Adele Libero

                                         ADELE LIBERO

 

“Napoletana, scrivo poesie da parecchi anni. Ho pubblicato due sillogi,  collaborato col sito danielaedintorni.com  e sono inserita in parecchie antologie. Scrivo in versi liberi e in metrica, con temi che concernono la vita, in particolare moderna, e dunque attuali, esistenziali, amorosi. Canto la mia cara città e  tutto ciò che mi emoziona e mi rende viva.”

Alla breve autopresentazione dell’autrice aggiungo che il suo dettato poetico è lineare e aderente alla materia trattata, genuino nella resa degli affetti, con qualche eco crepuscolare, almeno sotto il profilo dei contenuti, visto che, leggendo i versi di Adele Libero, ci troviamo immersi in una realtà umana e materiale attinta direttamente dalla quotidianità e dal mondo delle piccole cose. Ma senza l’ironia di un Gozzano, per esempio. Adele, invece,  è tutta immersa in quel mondo e vi aderisce sentimentalmente in modo completo, aprendo la sua produzione, per temi e linguaggio,  anche a un pubblico molto giovane.

 

***

 

DEDICATA A NONNA MARIA

Smontammo la tua casa, le tue cose,
i piccoli oggettini oro e argento,
la camicia di notte con le trine,
e quei fermagli stile un po’ ottocento.
Ecco che resta d’una vita mite,
insieme al gusto della tua cucina,
che preparavi per i tuoi nipoti,
ch’ora ricordano i tuoi bocconcini.

 

    QUELLO CHE CONTA
      (acrostico settembrino)

Se conto queste ore del mattino,
e vedo il cielo che dipinge l’oro,
travalico il colore dell’aurora.
Tutto ha sapore di quel che più conta
e mi sorprendo a non volere niente.
Mi basta respirare nel tuo fiato,
bere la storia di questo destino,
ridere ancora delle nostre estati
e stare in te confusa nel creato.

 

                  AUTUNNO

Lo sai che il tempo or s’è capovolto?
Le strade sono scure alla mattina,
la notte non ci lascia che alle otto
e s’esce con addosso una giacchina.

Questo è l’autunno, pensa l’impiegato,
ci vuole un anno per tornar l’agosto,
meglio però di quando ben sudato
correva per trovarsi al proprio posto.

Però del calmo mare ha nostalgia,
ricorda quelle albe sulla spiaggia
ad accogliere lieto il primo sole
quando adesso ha da star sotto la pioggia.

Il giovane si bea nel proprio letto,
ma deve alzarsi presto nelle ore,
non può passare il tempo giù a ballare
lo attende l’ateneo e il suo rettore.

Però siamo bizzarri noi umani,
del caldo ci lagniamo nell’estate,
e poi in autunno rivogliamo il sole
e questo è proprio un sogno delle fate.

 

        AUTUNNO IN CITTÀ
                 (acrostico)

Allora mamma, che cos’è l’autunno?
Un crogiolo di fatti e cambiamenti:
tutto diverso è il clima e la natura…
unisce il caldo e il freddo della sera.
Nella città, però non puoi vedere
né il riccio di castagna né dell’uva
ogni ricchezza che ci dona Iddio.
Inerte è la città in ogni tempo,
non sente mutazioni più comuni,
conserva un volto uguale e indifferente.
intinto nelle pietre e nei palazzi.
Tu non lo vivi il clima veramente,
t’annoiano le foglie per le strade.
Andare è dentro i giorni e lentamente.

 

                 APRILE
                (acrostico )

Allarga il cuore il sole dell’aprile
perché nei prati spuntano le viole,
ricaccia il buio freddo dell’inverno
intanto che Natura dà promesse
lievi di giorni lunghi e più felici.
Esiste l’Uomo se ne ascolta il canto.

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Una risposta

  1. Adele Libero è “ un poeta de cuore”. Mi si potrebbe dire che chiunque scriva poesia lo è perché senza quello ci può essere tecnica, ma non c’è poesia. Ed è vero; ma Adele, pur curando la forma, pur tenendosi stretta al canone metrico, mette sempre al primo posto la freschezza del sentire; il suo linguaggio è immediato, le immagini nette, i colori puri. Leggere i suoi versi è conoscere un’anima che tutto avvolge nella sua compassione, una donna che guarda con materno amore a tutto ciò che vive e che soffre. Le poesie qui presentate per forza di cose sono poche, e certo non bastano a dire la ricchezza del suo cuore, la comprensione per gli emarginati, per gli sconfitti, la tenerezza per i bambini. Qui possiamo apprezzare soprattutto la sua bravura nel destreggiarsi in quella gabbia stretta che è l’acrostico. Acrostici in giro ce ne sono a bizzeffe, ma quanti sono poesia ? E’ più facile trovare qualcosa che somiglia alla lista della spesa che una vera poesia. Eppure, anche in questa gabbia così stretta, Adele si muove a suo agio ; ecco, dunque, in “ Autunno in città” la lode della vita in campagna dove non esiste il grigiore uniforme del cemento , ma il mondo cambia colori e aspetto , e si rivela vivo nel trascorrere delle stagioni, e generoso coi doni dei campi qui rappresentati da uva e castagne. Ed ecco l’altro acrostico, “Aprile”, dove il tema del contatto fra noi e la Madre torna ed è così necessario che solo colui che sa ascoltare il canto della Natura si eleva dalla condizione di uomo a quella di Uomo. E’ uno dei miracoli della terra: la sua capacità di trasformare se stessa e chi l’ama. Cosa conta davvero nella vita? Gli affetti, qui condensati nella figura di nonna Maria con tutta la carica emotiva di un amore incancellabile e di un dolore ugualmente incancellabile- amare non ci salva dal rischio di soffrire -, conta vivere senza far male a nessuno , e la “ vita mite” di nonna Maria è un programma per tutti (stupenda la scelta dell’aggettivo “ mite” in questo contesto ), e conta sapersi accontentare. E questo può essere un problema…ce lo fa capire la nostra poetessa quando in maniera garbata ci racconta dell’impiegato nella poesia “ Autunno”…chi è l’impiegato? Beh…sono io, sei tu, siamo tutti…, tutti noi che anche quando le cose ci vanno per il verso giusto…beh…ci riesce difficile ammettere che tutto, proprio tutto è come l’avremmo voluto. Adele lo sa, e mentre col sorriso a fior di labbra, ci racconta i musi lunghi di questo personaggio, ci strizza l’occhio e pare dirci :” ecco come siamo fatti…non si trova mai basto che ci entri !”

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