I COLLABORATORI: TINO TRAINA

Tino Traina

Tino Traina è nato a Castelvetrano il 4 novembre 1949. Vive a Partanna dove lavora come Medico.

Da sempre appassionato di Poesia, ha vinto numerosissimi premi letterari presieduti da giurie prestigiose.

Scrive su riviste di argomenti letterari e fa parte della giuria e dell’organizzazione di premi letterari.

Molte sue poesie sono ancora inedite, mentre altre sono state raccolte e  pubblicate in volumi stampati gratuitamente per aver conseguito il primo premio in concorsi letterari. In tal modo hanno visto la luce Dove finiscono le case (1996-2001) e   Sopra l’erba (2012). Il primo, in particolare, fu  pubblicato nel 2006 per aver ottenuto il primo posto al Premio Inycon, bandito dalle Edizioni Mazzotta e presieduto dal grande poeta scomparso Mario Luzi.

Altre sue pubblicazioni sono state realizzate da Il Portone/Letteraria e dal Centro Culturale Il Golfo.

Sei suoi componimenti sono stati pubblicati nel 2020 nell’”Antologia di Poesie n. 22”. Tra questi la poesia “L’albero” è risultata vincitrice del concorso abbinato all’Antologia.

Di prossima pubblicazione la raccolta Stazione di campagna.

Grazia, compostezza, profondità, musicalità sono solo alcune doti  che perfondono questa poesia, ne tramano perfino i risvolti, suscitano affetti in chi legge e si esprimono in un dettato metrico dolce, sobrio e sapiente, attento alle ragioni del cuore.

 

 

Dove finiscono le case

Qui le case finiscono, si vede
ora la strada scendere
portarsi alla pianura
perdersi verso il mare tra le vigne.
Pochi qui s’avventurano, la via
stringono spini e mura che si torcono
sopra calanche fradice che franano.
Quando s’oscura e il giorno cade porpora
dietro le canne e l’agavi sul mare
qui del paese al dolce
chiaro di luna spengono le luci
gli alberi di un’altura.
Mio padre mi portava qui per mano
per mano lui suo padre. In questa valle
il giorno sale ancora a poco a poco
a poco a poco scende, qui le tante
vite una sola vivono serena
necessità, la stessa consuetudine
come comprese tutte in un viaggio
l’unico che si può, inevitabile,
compagna l’una all’altra per un tratto
che non si sa, dove morire nascere
è un niente che si muove
quello che se ne va quello che torna
qui, dove finiscono le case.

*

Il mio Natale 

Ho chiuso in un recinto di Parole
il mio Natale. Cinque P che sono:
Pace, Presepe, Povertà, Perdono.
L’ultima, un po’ più grande, ha una virtù
io l’ho chiamata  Prossimo e sei tu.

*

L’albero 

Non è fiorito questa volta l’albero
che ci donammo per il nostro giardino,
scommettevamo chi sarebbe stato
a vivere più a lungo di noi tre.
Ora che di quell’albero ci resta
solo un forte bagliore alla finestra,
che la morte sia questo ci sorprende:
la luce intensa dove c’era un’ombra.
Sono stato altre volte in un paese
abbacinato dove per le strade
tutto quello che manca è ciò che hanno
e la vita s’attacca
inutilmente ma così com’è.

*

Neve 

La luce un grido chiaro per le gole,
le vette si nascondono. Una bianca
voce mi chiama dice una parola
sola e non stanca se la dice ancora.
E scende come fiochi
rintocchi di chissà quale campana
che si desta lontana, che raccoglie
forse una lunga storia dove resta
sempre un gelo da sciogliere. Serena
pare la valle unita alla montagna
al passero che cerca. Un pettirosso
col suo cuore riscalda
una pagina bianca di memoria.

* 

Risurrezione 

Non mettevano foglie
da troppo tempo i rami del nocciòlo.
A salvarlo, leggera
appena arborescente, anno per anno,
qualche zolletta tremula qua e là
e un ciuffetto sfinito proprio in cima.
C’era però in quel poco,
a fronte del paesaggio
tanto fiorito, tanto verdeggiante,
quel senso che affatica,
ogni ora del giorno,
a volerlo trovare uno spiraglio,
c’era la risalita,
c’era un lungo viaggio
di ritorno.

*

Sopra l’erba 

Forse un dolore tace questa sera
d’aria tranquilla, l’ultimo paese
ha luci che appassiscono nel sonno
sereno sul riverbero del mare.
E lungo il cielo che rimane accesa
è la scia delle stelle, una velata
asprezza che si scioglie dove un’eco
lontana di lamenti lascia il giorno.
Ritornerà quel sogno non arreso
come la luna, troverà la strada
che si ricorda della soglia scesa
sui gridi dei fanciulli, sopra l’erba.

Tino Traina

                       *************************************

Altri scritti dello stesso autore:

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email

12 risposte

  1. Straordinarie queste poesie! Una più bella dell’altra. Già il ritmo mi conquista, la musicalità di una metrica disinvolta che fluisce come un discorrere spontaneo. E’ quel genere di ritmo che amo, nel quale il verso pare essersi scritto da sè, e per nulla si avverte la ricerca della giusta misura. Il discorso si muove, la parola ondeggia naturalmente fra ritmi ascendenti e discendenti; il giambo scivola nel dattilo per poi risalire e discendere ancora tessendo la più pura armonia. E su questo spartito leggiamo i ricordi, gli affetti, i cinque pilastri dell’etica, qui incontriamo il poeta per mano al padre e questo al proprio genitore in una catena di tenere memorie, quelle che costruiscono le basi di un uomo e lo ancorano alla vita, qui vediamo la neve, ricchezza gioiosa di un tempo che abbiamo avuto la fortuna di conoscere, quando il clima era meno pazzo di oggi. E, su tutto, passa il vento leggero e implacabile della fuggevolezza ” che affatica ogni ora del giorno”. Ma non c’è uno sconforto inconsolabile… anche nelle maggiori difficoltà, uno spiraglio si trova sempre e sempre c’è la risalita perché nulla finisce del tutto e tutto ritorna, così come la luna e come i sogni. Questo è lo splendore dell’esistere: quella pace rara e preziosa che a volte ci raggiunge, come quando la terra si addormenta e ” lungo il cielo rimane accesa…la scia delle stelle”. Grazie a Pasquale Balestriere per avermi fatto incontrare questo poeta così vicino al mio modo di intendere la poesia e di sentire la vita.

    1. Questo poeta, Lidia, l’ho “scoperto” alcuni decenni fa quando, Presidente di giuria di un premio di poesia che si svolgeva qui a Ischia, individuai da subito questa voce limpida e sicura, capace di effondere grazia ed emozioni. Allo stesso modo, in un altro premio letterario isolano e sempre da presidente di giuria, “scoprii” Carla Baroni; così come, su un blog di cui allora io ero parte integrante, “scoprii” te, Lidia, attraverso un paio di poesie che ti erano state pubblicate senza un rigo di accompagnamento. Evidentemente al padrone di casa era sfuggito il valore dei tuoi versi. Così glieli segnalai e arrivò il ravvedimento e la condivisione. Altri tempi!

      1. Ti ringrazio della fiducia e della stima, Pasquale! Per me non posso dire nulla, ma con Carla e Tino ci hai visto bene!!!! Ma anch’io ci ho visto bene invitando qui l’amico Luciano Domenighini, poeta della sintesi e della chiarezza, originale , colto, fine osservatore e critico dall’occhio acuto .

  2. È una prosa lirica disposta in versi liberi, dove le numerose sdrucciole giocano un ruolo centrale nel dettare il ritmo. Come nota Lidia, accentazioni ascendenti e discendenti di susseguono in un andamento altalenante che ben si confà al clima poetico di questa poesia, atmosfera esclusiva e sospesa, distesa e rasserenante.
    Non c’è lamento o recriminazione nella poesia di Traina, ma piuttosto un recupero delle memorie in chiave eufemizzante, grazie anche alla straordinaria perizia descrittiva e narrativa.
    Il dettato poetico scorre chiaro e piano, nitido e coinvolgente, senza garbugli sintattici o acrobazie metaforiche.
    Talora, incidentalmente e senza schemi preordinati, vi si osservano dei gradevoli giochi di corrispondenze fonetiche, rime, assonanze e consonanze, che ne accrescono la naturale musicalità.

    1. Perché “prosa lirica”, Luciano? Io vedo solo poesia. Ma forse si tratta di un refuso e magari volevi scrivere “poesia lirica”.

      1. No Pasquale, non è un refuso, è proprio “prosa lirica”, definizione d’altra parte priva di qualunque connotazione negativa.
        Ciò per il tono discorsivo del dettato, spesso basato su una sintassi articolata, tipica della prosa, che porta il poeta a ricorrere frequentemente all’enjambement.

        1. Premetto che apprezzo i tuoi contributi, di cui ti ringrazio, e ammiro la tua competenza. Poiché credo nel blog come luogo e occasione di confronto, ti dico la mia. Luciano, capisco che, per te, l’espressione “prosa lirica” sia priva di connotazione negativa. E va bene. Ma, se ci si cala nei panni di chi legge, è chiaro e forte l’impatto con il primo termine (definitorio) dell’espressione (“prosa”); l’aggettivo “lirica” qualifica il termine cui si riferisce, ne corregge o sfuma in qualche modo il significato ma non ci dice che, qui, ci troviamo di fronte a vera e piena poesia, scandita da versi perfetti nelle misure volute e percorsa da rime e richiami fonici, ecc. ma soprattutto intrisa di un’onda emozionale che scaturisce da un cuore debordante d’affetti. Né, a mio parere, tale situazione risulta in qualche modo inficiata dal tono discorsivo (usato da tanti valorosi poeti) o dalla sintassi, relativamente, per me, articolata, in quanto l’articolazione è in superficie, non in profondità ( cioè i periodi procedono per coordinazione e, se c’è subordinazione, raramente si giunge al secondo grado), e si limita a brevi spunti meditativi o iconici. Lo stesso enjambement non è, per il fatto che permette di superare la barriera del verso, un “facilitatore” della prosa ma (qui e spesso altrove) un “esaltatore” della poesia, specialmente nelle forme “figliocce” del rejet e del contrerejet. Così penso.

  3. Ringrazio Lidia Guerrieri, Luciano Domenighini e te, caro Pasquale, per avere commentato i miei versi con parole che ritengo molto adatte a cogliere e mostrare, efficacemente, ciò che ne costituisce la poetica sia nel suo significante che nel suo significato. Sono proprio questi i commenti di cui vuole nutrirsi e gratificarsi chi non ha ” altra felicità che di parole” , come ci dice Camillo Sbarbaro; chi vede essere colta la propria indole, per quella ” poesia onesta” di sabiana memoria; per quella “musique avant toute chose” di cui parlava Verlaine, per finire a quella “meraviglia” che deve suscitare, di cui parlava Marino e che altro non è che ” l’urto del prodigioso” di Heidegger, che la vera poesia deve saper dare. Grazie ancora e un cordiale saluto.

  4. Che sia prosa o sia poesia questi testi sono veramente belli e sono grato a Pasquale per avermi fatto conoscere più a fondo un poeta che ricordavo essermi piaciuto molto in quanto vincitore de “la poesia dell’anno della NTL”. Complimenti!

  5. Caro Pasquale, nella poesia moderna la distanza fra un testo in prosa e un testo poetico si è ridotta rispetto al passato.
    Anch’io come te penso che Traina sia un poeta e non un prosatore e ti ringrazio per la tua nota analitica, utile a evitare l’equivoco che la mia definizione di “prosa lirica disposta in versi” poteva generare.
    In ogni caso, come osserva Carla parlando di Traina, l’importante è che un poeta sappia amplificare e trasmettere delle emozioni, sorprendendo e coinvolgendo il lettore.

  6. Caro Pasquale, nella poesia moderna la distanza fra un testo in prosa e un testo poetico si è ridotta rispetto al passato.
    Anch’io come te penso che Traina sia un poeta e non un prosatore e ti ringrazio per la tua nota analitica, utile a evitare l’equivoco che la lmia definizione di “prosa lirica disposta in versi” poteva generare.
    In ogni caso, come osserva Carla parlando di Traina, l’importante è che un poeta sappia amplificare e trasmettere delle emozioni, sorprendendo e coinvolgendo il lettore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *