GIANGIACOMO AMORETTI
Giangiacomo Amoretti è nato ad Imperia e vive a Genova, dove ha insegnato per molti anni Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università.
Ha scritto saggi sulla storia della critica letteraria, sulla poesia romantica, sulla letteratura ligure ottocentesca e novecentesca e sulla poesia italiana più recente. Con Giorgio Bàrberi Squarotti e Giannino Balbis ha curato una Storia e antologia della letteratura italiana in sei volumi per i licei (editore Atlas).
Ha pubblicato una silloge di poesie nel volume Tre poeti (Zaccagnino, 2004), cui hanno contribuito anche Giorgio Bàrberi Squarotti e Giannino Balbis. Successivamente ha dato alle stampe altre due raccolte di liriche: Come un canzoniere (Aracne, 2011), con la quale ha vinto il Premio Gozzano per la poesia 2015, e Schegge (Edizioni Divinafollia, 2020).
Altre poesie di Giangiacomo Amoretti sono apparse in diverse riviste in cartaceo e online.
Va detto che l’osservazione della vita da parte di questo poeta viene condotta con acutezza, lucidità e spirito critico; l’io poetante è attento ai tempi e ai modi della scrittura, che si snoda con una ricerca verbale dagli esiti spesso inediti, con pause, cesure, incisi a guidare il percorso di lettura e a suggerire l’interpretazione giusta.
Le nubi in cielo e i riccioli di spuma,
le linee oblique e i dilatati cerchi,
i tempi e i sogni, il vivere e il morire –
tutto questo oscillare, questo lento
franare nel silenzio, questi brevi
spasmi nell’aria – tremiti, fosfeni,
transiti d’ali senza un dove – e a tratti
come lo strazio di un sussurro, di una
parola buia, soffocata – e il lampo
di un’immagine – volto, rosa, icona –
per un attimo a splendere, a svelare
l’evidenza di un senso… Poi, più nulla.
*
Questo che è un sogno (appena
con le dita ne sfioro
nuvole e veli), ma
tu così viva, tanto
da parere vicina
a me che sto sognando (questo che
svapora sogno come nebbia quando
si schiara la prim’alba), e tu, pur diafana,
che non scompari ma
sorridi, qui…
Oh nulla,
nulla è perduto, se al risveglio ancora
le mie palpebre schiuse pur trattengono
un qualcosa di te,
minimo, un vago appena
lucore – questo estremo, questo fioco
pulviscolo del tuo
non delebile oro.
*
Il passato – ogni notte –
sfacelo ancora – volti
senza occhi – movenze,
come in danza, di ceneri – più densi
baluginii di braci
nella sterpaglia – e fumo,
fumo che avvolge frùtici
e dumi, gesti e
fughe nel bosco, transiti… Oh, il passato
non regge a tanto disgregarsi, è
fragile più che legno
roso dai tarli. Cede, si sfarina,
si sbriciola – se tu
soltanto lo riguardi.
*
Io senza me da sempre – io nulla – morto.
Colui che guarda e che non sa – colui
che affonda senza un grido e ancora annaspa.
Io de profundis, anima straziata,
da sé divisa e ancora a sé nemica –
irata e vinta, buia dentro il buio
disperata ed a speranza ancora
tutta ravvinta.
*
Le radicole esili che si
diramano sotterra – linee-rughe
annodate in groviglio stretto – e
un volto, solo, che
le slega e le rilega,
le incerchia – come a
salvarle – a rialzarle
da qui e da morte – e
a ritracciarle, linea dopo linea,
punto per punto, fuori dall’orrore.
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9 risposte
Peccato che pochi testi non connotino completamente un autore. Comunque qui si nota padronanza assoluta del mezzo che si estrinseca in una prosodia variata e accattivante con qualche concessione al moderno nella spezzatura non tradizionale della frase, originalità nell’affrontare le tematiche comuni ad ogni poeta, linguaggio forbito ma non arcaico.
Un altro poeta che vale la pena di conoscere.
La scelta di pubblicare un limitato numero di testi di ogni autore non è casuale. Il blog intende offrire assaggi di poesia di autori ritenuti meritevoli di atttenzione e di pubblicazione. Post agili e leggeri, ma saporosi.
Per il resto esistono anche librerie on-line, da cui chi fosse interessato potrebbe acquistare i volumi degli autori che qui presentiamo.
Leggere queste poesie di Amoretti per me è gioia e sofferenza. Gioia perché Amoretti è un grande, la sua parola leggera, le atmosfere evanescenti, il passo lieve incantano e trascinano, perché il suo stile frammentato interessa e convince…e sofferenza perché nei suoi versi riconosco il mio calvario, un cammino di quattro anni nelle profondità dell’abisso. Vedo la mia anima “ a sé nemica e irata, vinta, buia dentro il buio.” Chiunque legga, inevitabilmente apprezza l’intensità delle espressioni, ma io vedo oltre, sento oltre, perché io so quanto può essere buio il buio. Conosco il pozzo dove le “ radicole esili” si sbriciolano fino a perdere ogni forza, so il groviglio e lo spiraglio di luce di un istante . So cosa vuol dire affondare e riemergere il tempo di una boccata d’aria per poi sprofondare ancora. Ogni parola, ogni immagine di queste poesie parla di fragilità, di oscillazione, di ricerca di sé e del senso delle cose e Amoretti sa rendere questo senso di precarietà come nessuno che non l’abbia provato potrebbe fare. E potrei dire, anzi lo dico, che nessun critico con tutta la sua esperienza nell’intuire e nel commentare potrà mai capirlo come me se anche lui non ha provato con ogni fibra del suo corpo cosa voglia dire guardare in faccia il nulla. Potrà capire a livello intellettivo, dire meglio, questo è più che sicuro, ma non sentire le staffilate e l’orrore e il freddo e lo smarrimento e il bisogno di un filo di speranza come chi in questi versi si rispecchia, si riconosce e si vede descritto meglio di quanto con le sue modeste forze potrebbe fare.
Mi riservavo di intervenire in commento su alcuni aspetti della poesia di Amoretti, ma tu, cara Lidia, mi hai preceduto e … disarmato. Brava! Ben si rispecchiano nel tuo scritto le idee che volevo esternare soprattutto sulle qualità umane, tecniche e verbali di Giangiacomo, che ben coniuga e armonizza l’espressione tumultuosa di un’interiorità scossa e dolente con le ragioni della comunicazione poetica.
Sono contenta che il mio commentino abbia incontrato la tua approvazione, Pasquale! temevo di essere stata puerile con la semplicità del mio dire. Ti aggiungo che queste poesie di Amoretti che ora hai letto e apprezzato, sono solo l’assaggio di quello che questo poeta straordinario è capace di fare. Conoscendolo meglio ti troverai davanti un poeta dal pennello leggerissimo, dai colori tenui, evanescenti eppure avvolgenti, dalle atmosfere sottili, dai gesti misurati e dallo sguardo che va lontano. Io lo conosco da anni e so la sua bravura e so la familiarità che ha con la metrica che nelle sue mani è materia duttile , adatta a costruire un tessuto impalpabile, ma solido. E conoscerai un uomo semplice, amichevole, modesto, gentile, come solo chi vale davvero sa essere.
“Conoscendolo meglio ti troverai davanti un poeta dal pennello leggerissimo, dai colori tenui, evanescenti eppure avvolgenti, dalle atmosfere sottili, dai gesti misurati e dallo sguardo che va lontano.”
Questi aspetti, davvero notevoli, della poesia di Amoretti mi erano balzati agli occhi già alla prima lettura. E ammirevole è la costruzione di strofe e versi, felice fin nei sintagmi.
Intimistica, analitica, con una forte impronta specificante, a tratti onirica e visionaria, la poesia di Giangiacomo Amoretti denota una profonda conoscenza della metrica ma senza ostentazione, in una scrittura del tutto moderna.
Quella di Giangiacomo Amoretti è una poesia maturata dal confronto con se stesso e la sua “anima straziata”. Non ci sono schemi da seguire o ai quali rivolgersi. La sua è una poesia che può affascinare o meno. Io ne sono stato attratto, anche se riconosco, principalmente a me stesso, che siamo di fronte a una poesia difficile da interpretare o meglio, è più giusto, da meditare attentamente. Molto attentamente. Le pause sono frequenti, il pensiero vaga mobilissimo, da un punto all’altro, ma la scrittura è sempre particolare e ben calibrata. Ogni cosa è al suo posto e quel pensiero si muove con efficacia, adatto a farsi comprendere ma non senza un’accurata analisi dei versi. E poi i sentimenti, la ricerca di ogni parola.
Mi ha molto incuriosito il suo modo di poetare.
Mi auguro, comunque, egregio poeta, di saperla sereno ad attendere, senza sofferti ricordi, a una nuova raccolta.
Buon lavoro e bonne chance.
Caratteristica saliente delle poesie di Giangiacomo Amoretti qui presentate
è l’andamento specificante.
Ogni strofa ha uno sviluppo modulativo-epesegetico tramite accumulazione di aggettivi, sostantivi, sintagmi, in una scrittura complessa seppure sintetica, dalla sintassi articolata e dalla ricca punteggiatura.