Tino Traina legge Glosse alla vita
di Pasquale Balestriere
Basterebbe leggere attentamente la bella e interessante prefazione di Elio Andriuoli per afferrare pienamente il senso di questa raccolta poetica di Pasquale Balestriere, al quale rivolgo il più vivo dei ringraziamenti per avermene fatto dono, consentendomi di cogliere, negli aspetti formali e di contenuto, un’espressione poetica che, oggi più che mai, bene si presta a riconfermare la necessità di una Poesia che tenga conto di un forte aggancio alla tradizione, con la capacità di porsi come rivelazione prodigiosa, come musicalità della parola, come onestà intellettuale, nell’intento di portare al lettore una parola che si fa poetica nel momento in cui si fa sentimento e soprattutto nel momento in cui si fa possibilità di lettura a più livelli di comprensione in modo da tornare a un pubblico della poesia vasto ed eterogeneo, nella sua stratificazione sociale e culturale.
Ed in “Glosse alla vita” tutto questo si coglie sia nell’aspetto ritmico, metrico, sintattico, lessicale e figurale dominati dall’endecasillabo a volte organizzato in forme classiche come il sonetto, sia nella lezione che Balestriere fa propria e personale dei grandi poeti del passato, da Omero ai lirici greci e latini, da Dante alla grande Poesia del Novecento, attraverso Foscolo, Leopardi, Pascoli.
Già la prima poesia – Voce d’autunno della sezione “Occasioni” – chiarisce l’essenza della raccolta e ne definisce dell’Autore l’intento, in quanto si fa dichiarazione di poetica e metafora che “Semplice segna il senso della vita”.
Ed è, da questo momento in poi, un inno alla vita che si snoda attraverso quelle comuni espressioni che l’animo e i sensi sperimentano nell’iter quotidiano dell’esistenza.
Ed ecco allora che si fanno punto di osservazione delle vicende umane gli occhi del Poeta ad avvalorare quel “noto e vo significando” dantesco che consente di trasformare il consueto in straordinario, quando la forza della Poesia che “ditta dentro”, mantiene ancora la capacità di stupirsi, di meravigliarsi.
Allora viene restituito al Poeta l’antico valore sociale di interprete dei supremi destini dell’uomo attraverso l’osservazione della realtà esterna ed interiore dei” tristi e cari moti del cor” tali da chiamare a raccolta per indicare la via dell’ultima verità, la più sincera.
La sua voce si fa monito, denuncia, satira, coglie quel senso che al contempo sa unire e disgiungere la vita e la morte, la gioia e il dolore, la fisicità del proprio corpo con la natura festante o dolente che ci circonda.
“La ruota volge ad ovest senza scampo” (Transiti) e passa intanto quel tempo che chiamiamo vita ma della quale resteremo perennemente in cerca, di quella che sia la migliore possibile, affidandola, se necessario, anche a viaggi di speranza su fragili barche.
Un tempo breve la vita, ma non la durata conta; conta che essa ci appartenga e se ne colga la sacralità in ogni sua forma ed espressione fosse pure il più misero” fiato di vita” e se ne coltivi il ricordo quando non saremo più.
Un viaggio dunque “spalla a spalla” dall’incerto comune destino, una dura avanzata nel solco sacro della memoria di una umanità foggiata in un intenso rapporto con la natura, madre-padrona di vita e di morte, di gioia e dolore e soprattutto di gratitudine filiale nella ripetitività religiosa di gesti che un mondo contadino aveva elevato a patto solenne con la terra, “grande donna d’amore”, come si evince chiaramente e superbamente in tutta la bellissima sezione “ Di terra, di cuore” dove la Poesia tocca le corde del sublime, dove la terra produce amore, memoria, passione, saggezza, conoscenza e vitigni per vini che nulla hanno di diverso dal sangue che scorre nelle vene e dove un calzascarpe ritrovato diventa emblema di una memoria che non è semplice somma di ricordi ma fucina di incessante rielaborazione sentimentale del vissuto.
Nessuna vita è vana e il poco che bastava ad un barbone glorifica, alla sua morte, tutto ciò che gli stava intorno e quando “….ogni viaggio è compiuto//…….è tempo d’acquietarsi nella sera (Memorie di Ulisse), offrirsi abbandonato a quei rapimenti estatici che la Poesia sa dare.
Tino Traina
5 risposte
Ringrazio di cuore Tino Traina per questa lettura così attenta, acuta e suasiva. Egli non è solo poeta eccellente ma anche persona di grande sensibilità critico-estetica.
Ringrazio te, caro Pasquale per l’opportunità che mi hai dato con “Glosse alla vita” di sottolineare quanto sia importante quella poesia, come la tua, che tiene in gran conto l’aggancio alla tradizione, soprattutto in questo periodo in cui bisogna riconquistare il pubblico della poesia.
Ho avuto modo di leggere “Glosse alla vita” e ritrovo in questo dotto commento di Traina gli elementi che hanno colpito anche me : la religione della terra ( ” grande donna d’amore” come acutamente ha sottolineato Traina) che si affianca a quella della famiglia, ai ricordi dell’infanzia e del padre “ occhi ridenti” che della terra fu sacerdote e maestro ( perché l’amore per la terra è un seme che va coltivato (“ Epistola prima”). Già l’uso dell’epiteto ci svela la preparazione classica di Balestriere ricollegandoci alle divinità omeriche. E l’uva è il tramite dell’antico sapere, il grappolo è la famiglia stessa ( molti in uno) con la santità del suo lavoro, e simbolo di ricchezza e di rinascita dal paganesimo al cristianesimo. Il poeta parla di “ abbondanza luminosa”, ed è tipico del suo stile condensare molto in poche parole, in questo caso il dono che il buon raccolto è per la vita materiale con la sua abbondanza e per quella spirituale con l’allegria di filari verdelucenti. Non poteva mancare nella carrellata delle persone care la figura della donna amata con la quale il poeta si vede fauno di campagna, in versi sereni dal pacato ritmo giambico. Immagine che farebbe pensare a D’Annunzio , ma un D’Annunzio , grazie a Dio, “umano” e non costruito. C’è molta attenzione al ritmo in queste poesie (un esempio per tutti : “ che temono il trapasso, il volo estremo/ che a terra in lente volute s’acquieta”: il passaggio dal giambo al dattilo sulle parole “ in lente volute s’acquieta” sottolinea il rallentare del volo”. Non si può dire in un breve commento cosa sia questo libro. Va letto : ogni volta che leggiamo qualcosa noi siamo terra e lo scritto è seme…il raccolto sarà diverso secondo la qualità della terra e la qualità dei semi…ma una cosa è certa: pur arido che sia il campo in cui “Glosse alla vita” spargerà i suoi frutti, non potrà non nascerne nulla.
Commento eccellente quello di Lidia Guerrieri, soprattutto quando richiama di “Glosse alla vita” quella “poesia onesta” di sabiana memoria.
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reallly ipressed to read aall att aone place.